Da un’analisi del WWF è emerso che ii permessi gratuiti non sono stati accompagnati da condizioni climatiche e che alcuni inquinatori hanno realizzato miliardi di extraprofitti vendendo i permessi non utilizzati
Secondo un’analisi del WWF, le grandi industrie inquinanti negli ultimi 9 anni hanno ricevuto dall’Unione Europea quasi 100 miliardi di euro in permessi di carbonio gratuiti. Le quote gratuite sono “in diretta contraddizione con il principio ‘chi inquina paga’”, ha affermato il gruppo.
Dal 2013 al 2021, sono stati concessi permessi di inquinamento gratuiti per un valore di 98,5 miliardi di euro a settori ad alta intensità energetica, tra cui acciaio, cemento, prodotti chimici e aviazione. Un valore superiore agli 88,5 miliardi di euro che il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (ETS) ha addebitato per le loro emissioni di CO2 agli inquinatori, principalmente centrali elettriche a carbone e gas.
Inoltre, ha affermato il WWF, i permessi gratuiti non sono stati accompagnati da condizioni climatiche, come l’aumento dell’efficienza energetica, e alcuni inquinatori sono riusciti anche a realizzare miliardi di extraprofitti vendendo i permessi che non avevano utilizzato.
L’UE ha concesso alle industrie inquinanti più permessi di carbonio gratuiti di quanti ne abbia venduti. La Commissione europea descrive l’ETS come “una pietra angolare della politica UE per combattere il cambiamento climatico e il suo strumento chiave per ridurre le emissioni di gas serra in modo economicamente vantaggioso”. Il numero di permessi per le emissioni di carbonio viene ridotto ogni anno, il che negli ultimi anni ha fatto aumentare il prezzo dei permessi e incentivato le aziende a ridurre le proprie emissioni.
Le emissioni di carbonio coperte dall’ETS sono diminuite del 37% da quando il meccanismo è iniziato, nel 2005, in gran parte grazie alla crescita delle energie rinnovabili. Il WWF però ha affermato che le quote gratuite hanno minato l’ETS e le emissioni dell’industria pesante non sono diminuite. L’analisi ha rilevato anche che almeno un terzo delle entrate raccolte dall’ETS non è stato speso per l’azione per il clima, salendo a quasi la metà se si escludono i progetti per aumentare l’efficienza della combustione dei combustibili fossili.
LA RIFORMA DEL SISTEMA ETS DELL’UNIONE EUROPEA
La riforma dell’ETS è in corso di negoziazione tra il Parlamento, il Consiglio e la Commissione europea. Le date potenziali per la fine delle quote gratuite vanno dal 2032 al 2036. Le quote gratuite originariamente erano giustificate per affrontare il potenziale rischio che le aziende industriali potessero spostare la produzione al di fuori dell’UE per evitare le tasse sul carbonio, ma il WWF ha affermato che non ci sono prove su questo.
“L’analisi mostra che nell’ultimo decennio l’ETS si è basato sul principio ‘chi inquina non paga’, con miliardi di mancati introiti che i Paesi UE avrebbero potuto invece investire nella decarbonizzazione industriale”, ha affermato Romain Laugier, dell’ufficio per le politiche europee del WWF e principale autore del rapporto. “I negoziatori UE devono eliminare gradualmente le quote gratuite il prima possibile e nel frattempo assicurarsi che le aziende che le ricevono soddisfino condizioni rigorose sulla riduzione delle loro emissioni”.
Alex Mason, del WWF, ha dichiarato che “se i contribuenti rinunceranno a decine di miliardi di entrate, l’industria dovrebbe usare quei soldi per investire nelle tecnologie per decarbonizzare, anziché non fare nulla o addirittura approfittare delle quote gratuite”
L’AUMENTO DEI RICAVI DERIVANTI DALL’ETS
Le somme raccolte dall’ETS stanno aumentando notevolmente, poiché la ripresa post Covid ha aumentato l’attività economica e fatto salire il prezzo del carbonio ETS. Nel 2022, l’ETS dovrebbe raccogliere circa 33 miliardi di euro.
Il WWF ha affermato che il 100% dovrà essere investito nell’azione per il clima, sia per l’urgenza della crisi climatica sia per giustificare la carbon tax ai cittadini. Il rapporto ha rilevato che, dal 2013 al 2021, nelle casse del governo sono finiti 25 miliardi di euro di entrate ETS.
Altri 12 miliardi di euro sono “discutibili”, poiché sono stati utilizzati per nuove infrastrutture per i combustibili fossili in Paesi tra cui Germania, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Croazia. “Questo è molto negativo in termini climatici, perché blocca i consumatori sui combustibili fossili costosi e inaffidabili”, ha affermato Laugier. “È davvero importante mostrare ai cittadini che l’ETS sta affrontando il cambiamento climatico”, ha aggiunto, osservando la forte protesta dei gilet gialli in Francia del 2018 contro un aumento delle tasse sul carburante per auto. Per il WWF servono delle definizioni rigorose di azioni per il clima che escludano i combustibili fossili, per dirigere il modo in cui sono state spese i ricavi derivanti dall’ETS.
Il rapporto esclude il Regno Unito, che ha lasciato l’UE nel gennaio 2020. Prima della Brexit, però, le aziende britanniche erano tra quelle che realizzavano grandi profitti dalla vendita di quote di carbonio gratuite in eccesso, insieme alle aziende di Germania, Francia, Italia e Spagna.
GLI EXTRAPROFITTI DELLE AZIENDE E L’IDEA DI UNA TASSA ALLA FRONTIERA
Una valutazione del 2021 di Carbon Market Watch ha riportato che le società siderurgiche, cementizie, petrolchimiche e di raffineria tra il 2008 e il 2019 hanno realizzato profitti straordinari fino a 50 miliardi di euro. Inoltre, alcune società industriali che hanno dovuto acquistare permessi per il carbonio successivamente hanno ricevuto un risarcimento dal governo per i costi.
“Non c’è mai stata alcuna prova che le industrie decidano di spostare la loro produzione altrove a causa dell’aumento del prezzo del carbonio”, ha affermato Laugier, il che significa che il rischio potenziale è stato posto al di sopra della realtà di quasi 100 miliardi di euro persi a causa dei governi. L’UE sta cercando anche di introdurre delle tasse alla frontiera sulle importazioni ad alto contenuto di carbonio dall’esterno dei Paesi membri. “Ci resta pochissimo tempo per mantenere l’aumento della temperatura globale a 1,5°C e fermare il cambiamento climatico fuori controllo, e il modo in cui spendiamo il denaro pubblico è fondamentale. Sembra chiaro che l’emissione di quote gratuite nell’ambito dell’ETS sia stato un grave fallimento politico”, conclude il rapporto.