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Case green, via libera dal Parlamento europeo. Edifici a zero emissioni dal 2030

La direttiva Epbd (Energy Performance of Buildings Directive) ha raccolto 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astensioni. Prossimo passo, l’approvazione formale dal Consiglio. Fatti, scenari e commenti dall’Europa e dall’Italia

Il Parlamento europeo ha approvato la direttiva sulle case green, o meglio sull’efficientamento energetico degli immobili.

Tutti i dettagli.

VIA LIBERA ALLA DIRETTIVA EPBD

I deputati del Parlamento europeo hanno votato, stamani, a favore dei piani, già concordati con il Consiglio a dicembre scorso durante il trilogo, per contribuire a ridurre il consumo di energia e le emissioni di gas serra dal settore degli edifici. In sintesi, ok alla direttiva Ue sull’efficienza energetica degli edifici. Un passo atteso e arrivato dopo le consuete turbolenze tra i sostenitori della versione più hard e i favorevoli a quella più soft, tra cui l’Italia. Con 370 voti favorevoli e 199 contrari, con 46 astensioni, la direttiva sarà ora attesa dall’approvazione formale in Consiglio per poi essere ufficializzata.

Alla fine, il via libera è arrivato per la versione soft: se tecnicamente ed economicamente adeguati, gli Stati membri dovrebbero distribuire progressivamente installazioni solari in edifici pubblici e non residenziali, a seconda delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030. Come ricorda ancora la nota ufficiale, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030; i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dal 2028. Per gli edifici residenziali, gli Stati membri dovranno mettere in atto misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno dal 20 al 22% entro il 2035. Secondo la nuova direttiva, spiega la nota, gli Stati membri dovranno rinnovare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e, entro il 2033, il 26% con le peggiori prestazioni attraverso i requisiti minimi di prestazione energetica.

Nel calcolare le emissioni, inoltre, gli Stati membri terranno conto del potenziale di riscaldamento globale del ciclo di vita di un edificio, compresa la produzione e lo smaltimento dei prodotti da costruzione utilizzati per costruirlo. Fino al 2050, quando dovrà essere raggiunta la neutralità climatica. Con questa direttiva, l’Ue mira anche ad avere più edifici con le peggiori prestazioni rinnovati e a migliorare la condivisione delle informazioni sulle prestazioni energetiche.

FLESSIBILITA’ PER GLI STATI MEMBRI

Il carattere soft della direttiva rispetto alle versioni precedenti risiede, dunque, nella flessibilità concessa agli Stati membri per rispettare quanto stabilito a Bruxelles. Saranno i singoli Paesi, infatti, a delineare le rispettive strategie di decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento. Purché lo facciano raggiungendo l’obiettivo entro il 2040. Le sovvenzioni alle caldaie a combustibili fossili autonome saranno vietate a tenti dal 2025, aggiunge il comunicato dell’Europarlamento. Che aggiunge anche che gli incentivi finanziari saranno ancora possibili per i sistemi di riscaldamento ibridi che utilizzano una quota considerevole di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.

Per quanto riguarda, invece, gli edifici agricoli e gli edifici storici questi potranno essere esentati dalle nuove imposizioni, così come anche gli edifici protetti per il loro speciale merito architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.

IL COMMENTO DEL RELATORE UE, CIARAN CUFFE

Il relatore per la direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici Ciarán Cuffe (Verdi/Efa, Ie) ha dichiarato: “La direttiva mostra chiaramente come la politica climatica possa avere benefici reali e immediati per i meno benestanti della nostra società. Questa legge contribuirà ad abbassare le bollette energetiche e affronterà le cause profonde della povertà energetica, offrendo al contempo migliaia di posti di lavoro locali di alta qualità in tutta l’Ue. Affrontando il 36% delle emissioni di CO2 dell’Europa, aggiunge un pilastro assolutamente essenziale al Green Deal europeo. Il risultato odierno mostra che il Parlamento continua a sostenere un Green Deal che offre equità e ambizione, in egual misura”. Cuffe ha quindi sottolineato il merito dell’ampio supporto politico alla direttiva, giudicando come necessario questo intervento normativo europeo dopo la crisi energetica continentale nel 2022.

L’OK ALLA DIRETTIVA EPBD VISTO DALL’ITALIA

Arrivano i primi commenti anche dall’Italia. Intanto, come raccontato nelle ultime settimane su questo giornale, “bisognerà capire come l’Italia recepirà le nuove regole, così come le risorse disponibili e le agevolazioni” ma certamente la nuova versione viene incontro anche alle richieste di Roma proprio per l’ampia flessibilità concessa da Bruxelles, anche se ciò rappresenta tanto un onore quanto un onere.

Dalla Lega, l’eurodeputata Isabella Tovaglieri ha commentato: “Per maggioranza e commissione Ue, una vittoria di Pirro. L’approvazione della direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici voluta da Verdi e sinistra è azzoppata, la loro Casa Green e il sogno di mettere le mani sul portafogli degli italiani sono già caduti a pezzi. Grazie alla lunga e dura battaglia condotta dalla Lega e gruppo Id al fianco del governo italiano, siamo riusciti a contenere l’ennesima eco-follia di Bruxelles, che voleva imporre agli italiani nuove spese e nuovi oneri sulla casa. Anche se dall’ultima versione del provvedimento sono stati eliminati i target più divisivi e sono stati ripresi diversi emendamenti che ho proposto come relatrice ombra, rimane una misura dall’impianto impositivo, con obblighi a carico dei proprietari di immobili, con obiettivi incompatibili con la realtà del patrimonio edilizio italiano e con la totale mancanza di sostegno finanziario a copertura degli interventi di ristrutturazione previsti. Per questo abbiamo espresso voto contrario in aula e ci impegniamo fin d’ora a continuare la nostra battaglia per arrivare a una revisione della direttiva nel 2028: serve un cambio di rotta, una nuova maggioranza di centrodestra in Europa, con più concretezza e meno ideologia”. Così la componente della commissione Industria ed Energia del Parlamento europeo e unica relatrice ombra italiana del provvedimento.

Lato M5S, invece, ecco le parole di Tiziana Beghin, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo: “La direttiva sull’efficientamento energetico rappresenta una storica occasione per il rilancio degli investimenti strozzati in Italia dalle decisioni del governo Meloni di sposare in pieno le politiche di austerity. Come dimostrato da una recente analisi del Financial Times, grazie al Superbonus il nostro Paese ha surclassato dal 2021 al 2023 Francia, Germania e Gran Bretagna nella quota degli investimenti fissi lordi. La direttiva sulle case green è stata al centro di polemiche furibonde della destra che l’ha persino bollata come una eco-patrimoniale, basta leggere il testo per rendersi conto che non è così e che siamo davanti a un imperdibile volano di sviluppo. Tra i punti più efficaci di questa direttiva c’è sicuramente l’obbligo per lo Stato di installare pannelli solari sugli edifici pubblici e la fine degli incentivi alle caldaie che utilizzano fonti fossili a partire dal 2025. La riduzione del 55% dei consumi energetici dovrà essere ottenuta attraverso la riqualificazione degli immobili con le prestazioni energetiche più basse, un percorso che dovrà essere intrapreso dagli Stati membri attraverso l’approvazione di un Piano nazionale di ristrutturazione dei propri edifici. Siamo davvero curiosi di vedere come il governo Meloni lo imposterà dopo aver distrutto il Superbonus. Questa direttiva dimostra che coniugare crescita economica, salvaguardia ambientale e autonomia energetica è possibile. L’Europa traccia la strada che il governo Conte aveva intrapreso, l’Italia adesso non stia a guardare”.

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