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Dragone

Tutti i piani energetici (e non solo) della Cina in Africa

Il Dragone ha appena chiuso la settimana del XX° Congresso del PCC. Xi Jinping comincia il terzo mandato con il focus sulla politica interna

Una consacrazione. Xi Jinping guiderà la Repubblica popolare cinese per almeno altri cinque anni. Rotto il limite dei due mandati, il successore di Hu Jintao – allontanato dal congresso per supposte condizioni salutari critiche – non ha indicato un papabile prossimo leader del Pcc e si è circondato di fedelissimi in cima alla piramide gerarchica del partito-Stato.

LA CINA OGGI

Il Dragone, adesso, può andare avanti. Il contesto è a dir poco complesso. Internamente spicca il dossier Covid-19 e di riflesso quello economico-sociale a pesare maggiormente. La crisi immobiliare non accenna ad arrestarsi, la società civile non esita a mostrare più di qualche malumore sul proprio status e sulle restrizioni imposte dall’alto.

In politica estera, invece, Taiwan è la partita delle partite. Che per Pechino è questione interna ma che diventa internazionale perché conduce direttamente al conflitto del XXI° secolo con gli Stati Uniti. La Belt and Road Initiative, o Nuova Via della Seta, continua a fotografare la traiettoria strategica generale della Cina. Che fuori dai propri confini persegue una linea di soft power e investimenti, estranea da qualunque ingerenza politica e ideologica.

Con la guerra di Putin in Ucraina è poi riemersa la questione del rapporto Pechino-Mosca. Xi Jinping è amico e vagamente alleato di Vladimir Putin, pur mantenendo una certa distanza ufficiale dal pieno supporto alla strategia bellica della Federazione Russa .

IL DRAGONE IN AFRICA HA PRESO IL POSTO DELLA VECCHIA EUROPA?

Rimanendo sulla Cina nel mondo, quanto alla questione energetica, Pechino guarda sempre di più al continente africano. La traiettoria del Dragone segue la going out strategy di Jiang Zemin, risalente alla fine del secolo scorso.

Nel 2009, come ha scritto Filippo Fasulo sul numero del Quadrimestrale di Start Magazine, “le occasioni di avvicinamento tra Africa e Cina hanno continuato ad aumentare, al punto che nel 2009 la RPC ha scalzato gli Stati Uniti come primo partner commerciale”. La sua presenza del cosiddetto continente nero è vasta e tocca l’ambito degli investimenti in materie prime, le infrastrutture ferroviarie e stradali. Così come si traduce anche in punto di riferimento economico, tanto che diversi paesi africani sono importanti debitori verso Pechino. Che, ancora, si impegna anche dal punto di vista diplomatico e militare nel presentarsi come partner affidabile e soprattutto diverso dai protagonisti occidentali.

IL SOFT POWER ENERGETICO E IL CASO DELLA NIGERIA

A livello prettamente energetico, la Repubblica popolare punta alle risorse naturali africane. Le estrazioni solo le principali attività cui dedicarsi in questo senso, dal punto di vista del Dragone.

Come analizza Giulio Albanese sull’ultimo numero di LimesL’ombra della bomba – il modus operandi di Pechino consiste nell’avvalersi di “intermediari per finanziare, senza troppe distinzioni, istituzioni governative e movimenti ribelli nel medesimo territorio. Ne è riprova il caso della Nigeria”. Di cosa si tratta? Scrive ancora Albanese che “qui la Cina ha comprato quote di maggioranza in società petrolifere e finanziato la costruzione del porto in acque profonde di Lekki, ma ha pure sovvenzionato sottobanco le formazioni militanti dei nativi del delta del Niger. Il dettame che i dirigenti di Pechino hanno impartito alle proprie ambasciate in Africa è molto preciso e difficile da fraintendere: Bisogna favorire il commercio”. 

Insomma, priorità agli investimenti. L’Africa si inserisce al meglio nei piani esteri del Partito comunista cinese e questo allontana ancor più le speranze di reinserimento delle potenze europee, degli Usa. “La Repubblica Popolare ha aumentato di venti volte il volume del proprio commercio con il continente negli ultimi vent’anni. Inoltre, nel 2021 ha importato beni africani per 105,9 miliardi di dollari, segnando un aumento del 43,7% rispetto all’anno precedente. Gli scambi hanno riguardato principalmente beni agricoli e materie prime, dal petrolio ai diamanti passando per l’oro e altri minerali preziosi”.

GLI SCENARI

Tuttavia, non è automatico né scontato pensare che questo quadro basti a formulare l’equazione Cina-benefici per il continente africano. Che, nel caso di tante realtà nazionali, soffre una vera e propria dipendenza finanziaria ed economica dalla seconda superpotenza mondiale del secolo in corso.

Al momento il vantaggio rispetto alle vecchie potenze coloniali è evidente, così come pesa in favore della RPC la mentalità e la propensione a ragionare sul lungo periodo. Che però rimane ancora tutto da scrivere. Il tempo per farlo in altre maniere e con nuovi equilibri di potenza non manca.

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