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Gasolio

Ecco come ottenere i rimborsi per il gasolio sporco: il caso Ip (Api)

Nel caso si verifichi una eventualità di ‘gasolio sporco’ le associazioni dei consumatori chiedono di contattarli per valutare la possibilità di procedere per vie legali. Fatti e consigli a latere del caso Ip (gruppo Api) 

Il ‘Gasolio sporco’ è una delle principali cause che possono arrecare danni considerevoli nostre automobili. Secondo il sito dell’Unione dei consumatori, “il problema del gasolio può derivare da diversi fattori, quali: problemi derivanti da un errato processo di raffinazione; mancata pulizia delle cisterne da residui o acqua; eventuali frodi del gestore, consistenti nell’annacquamento del gasolio. Ovviamente riparare un danno derivante da gasolio sporco comporta delle spese molto elevate”. Casi simili si sono verificati recentemente come a Bologna e a Milano dove a essere condannata al risarcimento dei danni è stata ad esempio Ip del Gruppo Api grazie all’assistenza legale svolta da un’associazione dei consumatori.

COSA PUO’ ESSERE RISARCITO

“Il danno risarcibile è sia quello per pezzi di ricambio e manodopera, sia la spesa per il carro attrezzi e per gli eventuali mezzi sostitutivi (ad esempio un’auto a noleggio) utilizzati mantre l’auto è in riparazione. Se il problema si verifica in viaggio, si può anche chiedere il risarcimento delle maggiori spese sostenute per il rientro a casa (es. biglietto del treno) o per le notti extra in albergo. Molto spesso i benzinai hanno una copertura assicurativa per questo genere di danno, quindi la richiesta verrà girata alla compagnia assicurativa il cui periito provvederà a contattare il danneggiato per visionare l’auto e i pezzi e sottoporli a perizia di parte”, si legge sul sito di Federconsumatori Emilia Romagna.

ADIRE LE VIE LEGALI

Per questo le associazioni dei consumatori come Unc e Confconsumatori o Federconsumatori – ma non solo -, chiedono di contattarli per valutare la possibilità di procedere per vie legali.

COSA FARE?

“Se si è pagato con carta di credito o bancomat è importante conservare le ricevute per dimostrare l’effettivo utilizzo della pompa e per avere prove da presentare in caso di contenzioso. Inoltre è utile raccogliere le dichiarazioni di eventuali testimoni e, nei casi estremi, rivolgersi alle Forze di Polizia per la stesura di un verbale. Prima di completare la riparazione è consigliabile conservare una tanica con il carburante raccolto durante i lavori e, ovviamente, farsi rilasciare dall’officina la fattura con il dettaglio dell’intervento effettuato”, si legge su Ansa.

I PRECEDENTI: IP (GRUPPO API) CONDANNATA A RISARCIRE I DANNI PER IL GASOLIO ‘SPORCO’ IN LOMBARDIA

Come detto, in passato si sono verificati casi di ‘gasolio sporco’ che hanno portato poi al rimborso dell’automobilista. Come ricorda il Corriere della Sera Edizione Milano “i giudice di pace di Cremona, Beatrice Ghillani, ha condannato la Ip Services srl (appartenente al Gruppo Api, ndr) a risarcire i danni all’automobilista rimasta a piedi dopo il rifornimento ad una pompa di Piadena-Drizzona, nel territorio del Casalasco. Dovrà pagarle 1.270,56 euro, a cui si sommano 73,20 euro per il recupero dell’auto e 15,01 euro di gasolio inutilizzabile, più gli interessi legali, la rifusione delle spese della consulenza tecnica di ufficio e le spese legali. I fatti risalgono al 17 gennaio del 2019”.

UN ALTRO CASO A BOLOGNA

Mentre in precedenza un altro caso si era verificato nel bolognese, come ricorda Il Salvagente: “Il diesel era ‘tagliato’ con cloro, che finisce fraudolentemente nei carburanti. Il Giudice di Pace di Bologna ha così accordato 1.100 euro di risarcimento all’automobilista assistito dalla Confconsumatori e condannato il gestore dell’impianto di distribuzione”. La stessa rivista nel numero di luglio 2021 aveva confermato la presenza di gasolio sporco grazie a una serie di analisi svolte sul diesel in 30 impianti tra Torino, Roma, e Napoli-Caserta in cui aveva riscontrato in 5 casi “un prodotto non conforme perché probabilmente erano state aggiunte sostanze più volatili se non addirittura solventi industriali”.

“L’automobilista si era rivolto alla Confconsumatori Bologna, che, scontrandosi con il rifiuto del distributore a riconoscere il danno, aveva avviato una causa assistito dal legale Roberta Li Calzi. Durante la causa sono state effettuate diverse verifiche che hanno confermato la presenza di cloro nel carburante, non contemplata dalla normativa che specifica i requisiti del gasolio per autotrazione commercializzato. La causa si è conclusa recentemente: il Giudice di Pace di Bologna ha condannato il distributore e la società di gestione degli impianti (entrambi contumaci) a risarcire il danno di oltre mille euro oltre le spese legali”, come si evince dalla sentenza pubblicata dalla stessa associazione consumatori.

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