Il rapporto annuale Employment Outlook dell’OCSE, pubblicato il mese scorso, stima che oltre il 25% di tutti i lavori nei Paesi membri “sarà fortemente influenzato dalle politiche net zero”, sia positivamente che negativamente
A livello globale i Paesi si stanno allontanando dai combustibili fossili e stanno sviluppando delle “industrie green”, nella spinta verso le zero emissioni nette di carbonio. In termini numerici, l’occupazione nelle nuove industrie verdi è in forte espansione: l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (Irena) nel 2022 ha contato 13,7 milioni di posti di lavoro diretti e indiretti nelle energie rinnovabili a livello globale.
La tendenza è stata guidata dall’energia solare, che ha rappresentato oltre un terzo del totale, soprattutto in Cina, dove si trova circa il 41% dei posti di lavoro verdi.
AIE: ENTRO IL 2030 NASCERANNO 8 MLN POSTI DI LAVORO NELL’ENERGIA PULITA
L’Agenzia Internazionale per l’Energia stima che entro il 2030 a livello globale saranno aggiunti 8 milioni di posti di lavoro nell’energia pulita. Nello stesso periodo, si prevede che i lavori nei combustibili fossili diminuiranno di 2,5 milioni. Se ciò rappresenta un aumento netto di 5,7 milioni, i lavoratori devono affrontare delle sfide. Un rapporto dell’OCSE di quest’anno ha scoperto che, mentre i lavori altamente qualificati “green-driven” – come ingegneri e commercianti di emissioni – tendono ad essere meglio retribuiti rispetto a quelli in altri settori, lo stesso non vale per ruoli meno qualificati, come quelli nel riciclo o nel trasporto merci.
L’IMPATTO DEI LAVORI GREEN SULLE COMUNITÀ
Come spiega il Financial Times, vi sono delle preoccupazioni anche per l’impatto sulle comunità quando l’occupazione si spostava in sedi alternative. Gli esperti avvertono che l’impatto della transizione sul mercato del lavoro deve essere gestito con attenzione. “Dobbiamo assicurarci che la politica del mercato del lavoro per aiutare i lavoratori interessati sia al centro delle strategie di transizione green”, ha affermato Stefano Scarpetta, responsabile della direzione per l’occupazione dell’OCSE.
IL RAPPORTO DELL’OCSE SULL’OCCUPAZIONE
Il rapporto annuale Employment Outlook dell’OCSE, pubblicato il mese scorso, stima che oltre il 25% di tutti i lavori nei Paesi membri “sarà fortemente influenzato dalle politiche net zero”, sia positivamente che negativamente.
Le proiezioni del rapporto suggeriscono anche che i posti di lavoro nelle industrie ad alta intensità di emissioni nell’Unione europea – come la fornitura di energia derivata da combustibili fossili, l’estrazione mineraria e la produzione ad alta intensità energetica – diminuiranno del 14% entro il 2030. Sebbene rappresentino una porzione relativamente piccola dell’occupazione, questi lavori tendono ad essere relativamente ben retribuiti e sindacalizzati.
LA TRANSIZIONE GREEN
La transizione green arriva mentre i lavoratori affrontano una serie di altre sfide, come l’intelligenza artificiale e l’automazione, sconvolgendo le pratiche di lavoro e i posti di lavoro in modi difficili da prevedere. “Nella rivoluzione industriale si potevano facilmente identificare le forze trainanti, qui trovo un processo di trasformazione molto più complesso”, ha affermato Moustapha Gueye, dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro di Ginevra.
Nella provincia orientale di Mpumalanga in Sudafrica, la chiusura della centrale elettrica a carbone di Komati, nel 2022, ha dimostrato come uno dei Paesi più dipendenti dal carbone al mondo potrebbe gestire la transizione verde. Grazie ad una sovvenzione di 2,2 milioni di dollari dal Bezos Earth Fund, 250 dipendenti dell’impianto sono stati riqualificati in saldatura, installazione solare, accumulo di batterie e altre competenze tecnologiche rinnovabili, e altri 400 dovrebbero essere certificati entro novembre.
Il Sudafrica – che ricava ancora l’85% della sua elettricità dal carbone – nel 2021 ha ottenuto 8,5 miliardi di dollari da un gruppo di Paesi sviluppati, tra cui Regno Unito, Stati Uniti e Francia, come parte di un accordo storico per finanziare la transizione climatica del Paese.
I LAVORI GREEN NEGLI STATI UNITI
Negli Stati Uniti, i sostenitori dei lavoratori dicono di essere incoraggiati dagli incentivi dell’Inflation Reduction Act del presidente Joe Biden. Il pacchetto da 369 miliardi di dollari sovvenziona i datori di lavoro per creare posti di lavoro verdi nelle comunità in cui l’estrazione del carbone è in declino e per pagare salari a livelli prevalenti tra i lavoratori di settori simili.
Secondo la National Mining Association, che rappresenta il settore minerario, la paga per i minatori di carbone statunitensi è superiore del 50% rispetto alla retribuzione media.
I PROBLEMI DEI LAVORI GREEN
Tuttavia, alcuni progetti non sono riusciti a decollare, deludendo le comunità che speravano in un aumento dell’occupazione. I leader sindacali hanno dei timori anche sulla rappresentanza dei lavoratori: “siamo preoccupati che questa economia a basse emissioni di carbonio sia un’industria con una bassa base sindacale”, ha affermato Kan Matsuzaki, assistente segretario generale dell’IndustriALL Global Union. “Molte nuove aziende hanno iniziato a dominare questo mercato, e non sempre abbiamo una base sindacale sufficiente per negoziare”.
Con i Paesi che si preparano per il prossimo vertice ONU sul clima di novembre, i sostenitori della transizione verde sperano di inserire nei piani d’azione per il clima degli impegni sui lavori green, come la formazione della forza lavoro. “I governi e le aziende devono agire ora”, ha affermato Binnu Jeyakumar, consulente senior della coalizione di governi e aziende Powering Past Coal Alliance.