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Big Oil

Ecco perché le tensioni geopolitiche preoccupano Big Oil

Nei giorni scorsi i dirigenti di Big Oil hanno affermato che tutti si aspettano che la domanda di petrolio continuerà a crescere, nonostante l’attuale rallentamento della Cina, anche se il mondo passa a fonti energetiche più pulite

Le crescenti tensioni in Medio Oriente e le relazioni degli Stati Uniti con la Cina rappresentano le maggiori preoccupazioni per Big Oil, secondo alcuni dei massimi dirigenti del settore. “Il conflitto in Medio Oriente probabilmente è il rischio più grande di tutti in questo momento. Operiamo in 5-6 Paesi nella regione e ovviamente siamo preoccupati per la sicurezza della nostra gente e per la sicurezza delle forniture energetiche”, ha spiegato l’amministratore delegato di BP, Murray Auchinclos, parlando ad un panel all’interno dell’ADIPEC summit di Abu Dhabi.

BIG OIL RIUNITA AD ABU DHABI, CON UN OCCHIO AI RAPPORTI TRA USA E CINA

I dirigenti del settore petrolifero si sono riuniti alla più grande conferenza energetica della regione, in un momento estremamente volatile per il mercato. Israele e l’Iran, membro dell’OPEC, sono sempre più in conflitto diretto, e tengono i trader in ansia per le potenziali interruzioni dalla regione. Nel frattempo – come ricorda Bloomberg – la lenta economia della Cina sta pesando sulla crescita della domanda di petrolio.

Le relazioni degli Stati Uniti con Pechino sono incerte. Donald Trump ha promesso di aumentare drasticamente le tariffe sulla Cina. “Nel lungo termine, ciò che accade sull’asse USA-Cina è una preoccupazione per le compagnie petrolifere”, ha affermato all’ADIPEC Wael Sawan, amministratore delegato di Shell, aggiungendo che “l’effetto che potrebbe avere sulla domanda di energia, sulle catene di fornitura e sulla ridefinizione del complesso energetico a livello globale sono fattori che le aziende stanno osservando”. 

LE PREVISIONI SULLA DOMANDA DI PETROLIO

Lunedì scorso i dirigenti hanno affermato che tutti si aspettano che la domanda di petrolio continuerà a crescere, nonostante l’attuale rallentamento della Cina, anche se il mondo passa a fonti energetiche più pulite. Questo, a sua volta, richiederà maggiori investimenti per mantenere il mercato rifornito. “Fondamentalmente, crediamo che il mondo avrà bisogno di più energia, e di diverse forme di energia”, ha spiegato Sawan, aggiungendo che per il 2024 si aspetta una crescita della domanda di petrolio da 800.000 a 1 milione di barili al giorno.

Tuttavia, i commenti dei dirigenti di Big Oil evidenziano un crescente dibattito sulla forza della domanda di petrolio. A settembre l’Agenzia Internazionale per l’Energia ha affermato che “il consumo globale sta rallentando bruscamente”, mentre l’economia cinese si raffredda, e ha previsto che la domanda smetterà di crescere prima della fine del decennio.

BIG OIL TRA CONSUMI RIDOTTI E VOLATILITÀ DEI PREZZI

L’OPEC prevede una domanda molto più forte rispetto all’AIE, anche se di recente ha ridotto le sue previsioni di crescita. Anche Saudi Aramco è ottimista sulla domanda di petrolio della Cina, dopo gli sforzi di stimolo di Pechino. “Un picco nei consumi è improbabile in tempi brevi, e sarà anche più lungo del 2030”, ha affermato Muhammad Taufik, CEO della major malese Petroliam Nasional.

Secondo il CEO di Eni Claudio Descalzi, però, “la volatilità dei prezzi del petrolio sta danneggiando la capacità delle aziende di investire”, il che potrebbe far salire i futures. Mentre il greggio di riferimento Brent è scambiato circa il 3% in meno rispetto all’inizio dell’anno, i prezzi negli ultimi mesi hanno subito delle oscillazioni a causa delle prospettive della domanda e del conflitto in Medio Oriente.

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