A inizio mese Von ver Leyen ha detto che avrebbe avviato una procedura legislativa per semplificare tre delle principali leggi ambientali Ue dall’ultimo mandato: la direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale, la direttiva sulla due diligence sulla sostenibilità aziendale e la tassonomia Ue
La Commissione europea è pronta semplificare radicalmente le normative green dell’Unione europea, nel tentativo di dare una scossa all’industria europea in difficoltà e competere con le economie in più rapida crescita in Asia e America.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha spiegato che i cambiamenti interesseranno tre leggi che costringono le aziende ad assumersi maggiori responsabilità per i loro impatti ambientali. Le aziende si erano lamentate che queste norme erano complicate e onerose e che soffocavano la competitività europea.
LA NUOVA STRATEGIA UE SI ALLONTANA DAL GREEN DEAL
Si tratta – scrive Politico – di un deciso allontanamento dal programma Green Deal degli ultimi 5 anni, che ha posto il clima e l’ambiente al centro della normativa europea. La speranza era che dove andava l’Europa, il mondo avrebbe seguito. L’ultimo ritiro suggerisce invece che Bruxelles non si fida più di questa narrazione ed è preoccupata che le sue normative green, nella loro forma attuale, avranno un impatto economico negativo.
Un timore condiviso da un numero crescente di Paesi europei, aziende ed esperti economici, e che riflette anche la nuova realtà politica dell’Europa, dove uno spostamento a destra nei governi nazionali e nell’Europarlamento ha portato ad un crescente scetticismo sulle normative ambientali.
VON DER LEYEN VUOLE SEMPLIFICARE LE 3 PRINCIPALI LEGGI AMBIENTALI UE
A inizio novembre Von ver Leyen ha affermato che avrebbe avviato una procedura legislativa per semplificare tre delle principali leggi ambientali Ue dall’ultimo mandato: la direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale, la direttiva sulla due diligence sulla sostenibilità aziendale e la tassonomia Ue.
Le norme sulla rendicontazione sono state introdotte nell’ultimo mandato come parte del Green Deal europeo. Esse richiedono alle aziende di fornire informazioni dettagliate sul loro impatto ambientale, sull’esposizione al rischio climatico e sul contributo alla transizione verde. Per conformarsi, le aziende devono divulgare informazioni ambientali sulle proprie operazioni e sulle loro catene di fornitura. Sono tra le norme sulla rendicontazione verde di più vasta portata al mondo.
L’annuncio – che inizialmente ha ricevuto poca attenzione – è stato fatto pochi giorni dopo la rielezione a presidente degli Stati Uniti di Donald Trump, uno scettico del cambiamento climatico che ha promesso di ritirarsi dall’accordo di Parigi per la seconda volta, di tagliare la regolamentazione e di imporre delle sanzioni commerciali su tutte le importazioni negli USA.
ALL’UE SERVE UNA “RIVOLUZIONE DELLA SEMPLIFICAZIONE”
Parlando in conferenza stampa dopo il Consiglio europeo informale di Budapest di inizio novembre, von der Leyen ha dichiarato che la sua decisione avrebbe ridotto gli oneri di rendicontazione “in un unico passaggio”, ma senza compromettere le intenzioni delle direttive. “Le domande che poniamo, i punti dati che raccogliamo sono troppi, e spesso sono ridondanti e sovrapposti. È quindi nostro compito ridurre questo onere burocratico senza modificare il contenuto corretto della legge che tutti vogliamo”.
L’annuncio è arrivato dopo che i Paesi Ue, durante la riunione del Consiglio, hanno affermato che l’Ue ha bisogno di “una rivoluzione della semplificazione” per alleviare gli oneri normativi sulle aziende provenienti da Bruxelles e aumentare la competitività. Sempre più preoccupati che la regione si stia paralizzando con la cosiddetta “burocrazia”, i leader dei Paesi hanno anche chiesto alla Commissione di presentare “delle proposte concrete per ridurre gli obblighi di rendicontazione di almeno il 25% nella prima metà del 2025”.
La Commissione ha già ascoltato queste richieste: ad ottobre ha ceduto per proporre un rinvio alle norme Ue anti-deforestazione, per dare alle aziende più tempo prima di dover dimostrare che i prodotti che vendono e i materiali che usano non sono collegati a terreni deforestati. Von der Leyen ha anche incaricato tutti i futuri commissari europei di ridurre la burocrazia, in particolare Valdis Dombrovkis, che ha ricevuto la delega all’economia e alla produttività.
LA NORMATIVA UE SULLA DIVULGAZIONE AZIENDALE
Le critiche alla normativa Ue sulla divulgazione aziendale non sono una novità. In un documento politico trapelato redatto dall’ex ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, il ministro ha affermato che Berlino dovrebbe cercare di abolire, tra le altre, la normativa Ue sulle norme di rendicontazione della sostenibilità. Il suggerimento ha riecheggiato quello avanzato ad ottobre dal primo ministro francese Michèle Barnier, sostenendo che alcuni aspetti delle norme europee sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale debbano essere ritardati fino a 3 anni.
C’è però molto tempo tra il momento in cui i Paesi Ue esprimono il loro malcontento nei confronti della legge Ue e quello in cui Bruxelles fa effettivamente qualcosa al riguardo. Non tutti sono convinti dalle rassicurazioni di von der Leyen, secondo cui la semplificazione non porterà ad un indebolimento delle normative.
“Certo che sono preoccupata”, ha affermato Marie Toussaint, eurodeputata francese dei Verdi ed ex relatrice ombra sulla direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale. Dopotutto, il ritardo proposto per la legge sulla deforestazione ha spinto gli eurodeputati del PPE (il gruppo politico di von der Leyen) a tentare di indebolirla.
La linea politica comune nel Parlamento europeo e tra i Paesi Ue, sostiene Toussaint, è quella di dare la colpa alla regolamentazione — in particolare alle norme ambientali — per la mancanza di competitività in Europa. “È l’opposto di ciò che dicevamo cinque anni fa, ovvero che difendere la competitività europea significa garantire che abbiamo i migliori prodotti, realizzati nelle migliori condizioni”.
MEDEF – CONFINDUSTRIA – BDI: “RECUPERARE RITARDO, O AFFRONTEREMO IL DECLINO DELL’EUROPA”
Intanto, in occasione del sesto Forum Trilaterale delle Imprese del 22 novembre scorso a Parigi, i presidenti di MEDEF, BDI e Confindustria hanno firmato una dichiarazione congiunta che rappresenta il grido di allarme comune delle imprese. Il documento vuole sollecitare le istituzioni dell’Unione europea e gli Stati membri ad agire rapidamente per rafforzare la base industriale europea, promuovere l’innovazione e garantire l’autonomia strategica.
Le imprese europee hanno chiesto con urgenza all’Ue e agli Stati membri di intraprendere dei catch-up test: entro un anno, vanno confrontati sistematicamente i risultati delle politiche chiave europee con quelli degli Stati Uniti in settori economici critici e, se necessario, adeguarle.
La dichiarazione congiunta indica ai legislatori europei le quattro priorità chiave per le imprese entro un anno:
– Per aumentare la competitività dell’industria europea, va adottato un approccio neutrale dal punto di vista tecnologico in tutte le iniziative: è ora che l’UE sostenga tutte le tecnologie a basse emissioni di carbonio, tra cui l’energia nucleare, le energie rinnovabili, i gas a basse emissioni di carbonio e l’idrogeno. Un sostegno armonizzato nell’ambito del Clean Industrial Deal, dell’EU-ETS e dei meccanismi di finanziamento consentirà inoltre a diverse soluzioni a basse emissioni di carbonio di contribuire alla transizione verde dell’Europa.
– Al fine di ridurre i costi burocratici e di conformità, vanno rivisti tutti i regolamenti rilevanti: gli Stati membri dell’Unione europea hanno introdotto un numero significativamente maggiore di leggi rispetto agli USA, complicando ulteriormente un mercato già frammentato. Queste differenze rappresentano una delle principali cause della divergenza di competitività tra l’Ue e gli Stati Uniti.
– Per accelerare l’innovazione, bisogna iniziare ad aumentare gli investimenti in R&S al 3% del PIL: per raggiungere questo obiettivo, gli Stati membri e le istituzioni dell’UE devono essere pronti a riassegnare le risorse, compresi i fondi del Quadro finanziario pluriennale (QFP), per sostenere lo sviluppo tecnologico all’avanguardia in tutta l’Ue.
– Per facilitare gli investimenti europei, bisogna iniziare a sbloccare gli 800 miliardi di euro individuati nel rapporto Draghi: l’Ue e gli Stati membri devono rafforzare la competitività dell’ecosistema di finanziamento delle imprese attraverso l’Unione bancaria e dei mercati dei capitali entro un anno. Sono inoltre necessari forti investimenti pubblici a livello nazionale e comunitario. L’Ue dovrebbe sviluppare un Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) orientato alla competitività e strumenti finanziari più efficienti. Inoltre, il finanziamento dei beni pubblici europei dovrebbe essere perseguito in parte anche attraverso strumenti di debito dell’Ue.