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petrolio USA

Ecco perché Wall Street vuole ostacolare il piano di Trump per aumentare il petrolio USA

Secondo i dirigenti del settore, la pressione degli investitori sulle aziende e le realtà economiche di un settore sempre legato ai prezzi del petrolio saranno degli ostacoli alla ricerca di Trump di lanciare un’era di “dominio energetico americano”

L’appello del presidente americano Donald Trump per avviare un nuovo boom petrolifero potrebbe incontrare degli ostacoli. Secondo i dirigenti del settore dello scisto, infatti, Wall Street potrebbe essere riluttante ad approvare un’altra serie di trivellazioni.

Secondo le stime delle società di consulenza Rystad Energy e Wood Mackenzie, la produzione totale di petrolio degli Stati Uniti nel secondo mandato Trump aumenterà di meno di 1,3 milioni di barili al giorno, ben al di sotto dell’aumento di 1,9 milioni b/g raggiunto sotto l’ex presidente Joe Biden e molto meno rispetto agli anni di bonanza dello scisto del decennio precedente.

GLI OSTACOLI AI PIANI DI TRUMP SUL PETROLIO USA

Come riporta il Financial Times, i dirigenti hanno affermato che la pressione degli investitori sulle aziende e le realtà economiche di un settore sempre legato ai prezzi del petrolio saranno degli ostacoli alla ricerca di Trump di lanciare un’era di “dominio energetico americano”. “Non credo che le aziende seguiranno l’invito a trivellare”, ha affermato Wil VanLoh, amministratore delegato del gruppo di private equity Quantum Energy Partners, uno dei maggiori investitori del settore dello scisto. “Wall Street detterà le regole, e non hanno un programma politico, hanno un programma finanziario. Non hanno alcun incentivo a dire ai team di gestione che gestiscono queste attività di andare a perforare più pozzi”, ha spiegato VanLoh.

LA POSIZIONE DI TRUMP E L’EFFETTO DEI BASSI PREZZI DEL PETROLIO

La realtà sul campo potrebbe essere una delusione per Trump, che scommette che un grande balzo nella fornitura di petrolio può battere l’inflazione statunitense, rendendo beni e carburante più economici. “Faremo scendere i prezzi. Torneremo ad essere un Paese ricco, ed è quell’oro liquido sotto i nostri piedi che ci aiuterà a farlo”, ha detto il presidente nel suo discorso inaugurale di insediamento alla Casa Bianca.

Ieri Trump, durante il World Economic Forum di Davos, ha chiesto all’OPEC di tagliare i prezzi del petrolio, suggerendo che ciò consentirebbe alle banche centrali di tagliare i tassi di interesse in tutto il mondo “immediatamente”. Secondo i dirigenti, però, i prezzi più bassi di petrolio e gas renderanno le società di scisto meno redditizie e meno propense a seguire l’ordine di Trump “drill, baby, drill”.

“I prezzi saranno un segnale più forte della politica”, ha affermato Ben Dell, socio amministratore di Kimmeridge, una società di investimenti energetici che possiede asset di scisto, tra cui il Bacino Permiano in Texas, il giacimento petrolifero più prolifico al mondo.

LE PREVISIONI SULA PRODUZIONE DI PETROLIO DEGLI STATI UNITI

Dopo che, lo scorso anno, la produzione di petrolio statunitense ha raggiunto un record, l’Energy Information Administration prevede che la produzione nel 2025 crescerà solo del 2,6%, a 13,6 milioni di barili al giorno, prima di aumentare di meno dell’1% nel 2026 a causa delle pressioni sui prezzi. Alcuni produttori di scisto sono preoccupati anche che le posizioni migliori siano state sfruttate dopo oltre un decennio di fortissime esplorazioni in Stati come il Texas e il North Dakota.

Dopo la cerimonia di giuramento di questa settimana, Trump ha firmato degli ordini esecutivi per “liberare” nuove forniture di petrolio e gas e dichiarare “un’emergenza energetica nazionale”. Si è anche mosso per eliminare le normative dell’era Biden, che secondo i trivellatori hanno aumentato i loro costi e limitato l’attività.

LE POSSIBILI CONSEGUENZE DELLE POLITICHE ENERGETICHE DI TRUMP

I dirigenti, però, hanno avvertito che persino il pieno sostegno di Trump ai combustibili fossili e alla deregolamentazione potrebbe avere un impatto limitato. “Per quanto la nuova amministrazione sia molto favorevole all’energia, non vediamo un cambiamento significativo nei livelli di attività per il futuro”, ha affermato David Schorlemer, direttore finanziario di ProPetro, una società di servizi per giacimenti petroliferi nel Bacino Permiano. La riluttanza dei produttori arriva dopo due decenni di crescita vertiginosa e, a volte, di una forte volatilità dei prezzi del petrolio.

L’EVOLUZIONE DEL MERCATO PETROLIFERO USA

La produzione di petrolio e gas degli Stati Uniti è esplosa negli ultimi 15 anni, quando i trivellatori hanno trovato il modo di sbloccare dei vasti depositi bloccati nelle rocce di scisto. Wall Street ha finanziato una grande corsa alle trivellazioni, che ha reso gli USA il ​​più grande produttore di petrolio e gas al mondo. Gli improvvisi crolli dei prezzi nel 2014 e nel 2020 hanno però innescato dei fallimenti diffusi, un approccio più cauto da parte degli investitori e un cambiamento nel comportamento dei produttori, soprattutto di fronte a prezzi del greggio più bassi.

Un recente sondaggio della Federal Reserve di Kansas City ha rilevato che il prezzo medio del petrolio statunitense necessario per un aumento sostanziale delle trivellazioni è di 84 dollari al barile, rispetto ai circa 74 d/b di oggi. JPMorgan prevede che i prezzi del petrolio USA scenderanno a 64 d/b entro la fine di quest’anno, e che nel 2026 l’attività dello scisto “rallenterà fino a strisciare”. “Se i prezzi sono anemici, puoi rimuovere tutta la burocrazia che vuoi, non sposterà l’ago della produzione”, ha affermato Hassan Eltorie, direttore aziende e ricerca sulle transazioni di S&P Global Commodity Insights.

LE STRATEGIE DELLE AZIENDE PETROLIFERE STATUNITENSI

Il secondo produttore di petrolio americano, Chevron, un grande investitore nello scisto, quest’anno prevede di tagliare la spesa per la prima volta dopo il crollo del petrolio dovuto alla pandemia Covid, stanziando un budget di 14,5-15,5 miliardi di dollari per il 2025, in calo rispetto ai 15,5-16,5 miliardi dello scorso anno. Exxon, al contrario, nei prossimi anni aumenterà la sua spesa in conto capitale.

ConocoPhillips prevede di ridurre la spesa di 500 milioni di dollari rispetto al 2024, mentre Occidental Petroleum ed EOG Resources manterranno i livelli di attività pressoché invariati, decisioni pensate per accontentare Wall Street.

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