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Neptune Energy

Eni starebbe trattando in esclusiva per acquisire Neptune Energy

Secondo alcune fonti industriali, il cane a sei zampe ha aumentato leggermente la sua offerta, che permane in un range tra i 5 e i 6 miliardi di dollari

Eni avrebbe avviato delle trattative esclusive per l’acquisizione del produttore di gas e petrolio Neptune Energy, dopo aver incrementato la sua offerta a poco meno di 6 miliardi di dollari. Lo affermano alcune fonti del settore.

Secondo le fonti, dopo mesi di lente negoziazioni iniziate a fine 2022, le due società nelle ultime settimane sono entrate in una nuova fase di discussioni esclusive. Eni – spiegano le fonti – ha accettato di aumentare leggermente la sua offerta per Neptune, che rimane ancora in un range tra i 5 e i 6 miliardi di dollari.

ACCORDO IN DIRITTURA D’ARRIVO?

Sebbene i colloqui esclusivi indichino che i negoziati sono progrediti in modo significativo, sembra non vi sia alcuna garanzia che verrà raggiunto un accordo. Sia Eni che Neptune hanno rifiutato di commentare.

Neptune nel primo trimestre 2023 ha prodotto circa 142.000 barili di petrolio equivalente al giorno (boed), tre quarti dei quali sono gas. La società britannica ha operazioni in Norvegia – sede dell’unità Var di Eni – Gran Bretagna, Olanda, Algeria e Indonesia, dove condivide le licenze con Eni. Neptune è di proprietà di China Investment Corporation (CIC), Carlyle Group e CVC Capital Partners.

L’OBIETTIVO SULLE EMISSIONI DI CO2

A marzo l’agenzia Reuters aveva riferito che, entro il 2030, Neptune Energy punta ad immagazzinare più anidride carbonica di quanta ne emetta – direttamente e indirettamente – attraverso la combustione dei combustibili che vende.

L’obiettivo va oltre rispetto ad altri produttori di petrolio e gas, che fanno affidamento sulla compensazione delle emissioni di CO2 per raggiungere un bilancio netto di carbonio zero o escludono dai loro obiettivi climatici le emissioni di gas serra dall’uso finale dei loro combustibili.

La strategia di Neptune dipende dalla cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica e dai progetti di idrogeno in Olanda e Gran Bretagna, che devono ancora essere finalizzati ma che – aveva spiegato la compagnia – potrebbero immagazzinare sottoterra 9 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.

(Energia Oltre – ANR)

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