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esportazioni di gas algerino in italia

Tutti i dubbi sull’Algeria come partner per il gas

Fatti, numeri, scenari dall’analisi dall’ultimo numero di Limes sulla sicurezza delle esportazioni di gas algerino in Italia

L’Italia si sta affrancando dal gas russo. Italia ed Europa. La guerra in Ucraina scatenata da Putin ha fatto aprire gli occhi su una dipendenza esagerata e troppo longeva. Alla quale l’uscente governo Draghi ha posto rimedio con più soluzioni. Partner alternativi a Mosca, gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti, rinnovabili. Un elenco al quale manca l’opzione di nuove estrazioni.

Tra i partner più importanti dei nuovi rapporti energetici di Roma c’è Algeri, con cui il legame è storico. Un legame intensificato proprio in questi mesi.

QUANTO GAS ALGERINO IMPORTIAMO

Nell’ultimo numero di Limes in edicola, Il mare italiano e la guerra, Michele Soldavini mette in fila un tracciato storico, presente e futuribile delle relazioni energetiche tra le due capitali.

Con una capacità teorica di 33,5 mld smc, il gasdotto di riferimento è il Transmed-Enrico Mattei. Un tubo lungo 2475km che passa per la Tunisia e arriva a Mazara del Vallo, in Sicilia. Tra il 2017 e il 2020 le consegne medie registrate sono state di 14,7 mld smc, nel 2021 la quota è salita a 21,2 mld. Nell’anno in corso, invece, sono arrivati in media 15,3 miliardi standard metri cubi.

Ma il target fissato già per il 2022 è di 27 mld smc.

“Come si può dedurre già da un primo raffronto numerico, nei primi otto mesi dell’anno – scrive Soldavini – l’Algeria si è mostrata propensa, almeno nei programmi, a inondare il nostro paese di quel tanto di gas che basterebbe a renderla un pieno e ideale sostituto della Russia”.

“Anche se alcuni analisti sottolineano che questa possibilità è in parte limitata dall’imperfetta struttura della rete di trasporto sud-nord gestita da Snam: portare la gran parte dei volumi promessi da Mazara del Vallo alle industrie nella Pianura Padana non sarebbe tecnicamente scontato”, continua.

QUANTO È AFFIDABILE SONATRACH?

La compagnia algerina di riferimento è Sonatrach. Sulla quale però non fanno fatica ad emergere perplessità in merito all’effettivo rispetto delle promesse di consegna. A pesare è, anzitutto, “lo scarso dettaglio con cui vengono pubblicati a distanza di mesi i dati sull’andamento degli impianti produttivi algerini”. Ma non solo. Perché “la capacità di assorbire un ulteriore incremento è tutta da dimostrare. A luglio è stata annunciata una nuova e opportuna scoperta upstream per circa 3,6 miliardi di smc annui, presumibilmente destinabili a Transmed o ai due terminali di liquefazione di Arzew e Skikda”.

All’Italia arriverebbe il 13% di una quota impresa tra i 13 e i 16 mld smc annui. Possiamo stare tranquilli? Non molto.

“Continua a non essere chiaro nemmeno il grado di incentivazione dei consumi interni che il governo algerino intende da tempo intraprendere”, prosegue l’analisi di Limes. Esportare è vitale per Algeri, per la sua economia. Ma il gas serve anche a “fare” petrolio per attenersi agli accordi Opec+.

C’è poi il lato contrattuale. “Non sorprende che Sonatrach prema per passare dall’usuale e vantaggiosissima indicizzazione dei propri contratti di export del gas al prezzo del barile al gas-to-gas più volte chiesto e mai ottenuto dai partner europei”, infatti. E ciò significherebbero pagare le importazioni al punto d’ingresso siciliano molto di più.

IL PERICOLO DI UNA NUOVA RUSSIA

Affidarsi a nuovi attori sul panorama internazionale, a patto che siano tanti e non solo uno, è positivo. Ma restando al caso algerino sorgono dubbi sulla stabilità geopolitica del partner nordafricano. Pesa su tutto la storica rivalità Algeria-Marocco inerente la sovranità delle province di Tindouf, Béchar e Tlemcen prima e soprattutto l’occupazione marocchina del Sahara Occidentale nel 1976.

In mezzo si è inserita la Spagna, ospitando le cure del leader degli indipendentisti del Fronte Polisario (riconosciuto dall’Onu nel 1991). Siamo nel 2021 e questo fa riesplodere le rivalità tra marocchini e FP. “Algeri interrompe in via definitiva i flussi nel gasdotto Maghreb-Europe, che attraverso il territorio marocchino e lo Stretto di Gibilterra giunge in Spagna (e di lì anche in Portogallo)”, ricorda Soldavini. “Rabat perde in tal modo una fonte di introiti significativa, mentre l’Europa meridionale assiste senza saperlo a un sinistro antipasto di quanto comincia a fare la Russia di lì a poco, già nel dicembre 2021, affievolendo al minimo e con metodi meno grossolani le consegne alla Germania via Polonia. Maghreb-Europe aveva 11 miliardi di smc annui di capacità teorica”.

E l’Italia? Ad essere a rischio, proprio per via dello stop del Maghreb-Europe, sono “i volumi aggiuntivi a cui fa riferimento Cingolani nell’aprile 2022 (quei «tre o quattro» miliardi di smc immediatamente fungibili)”. Direttamente Roma non è in disputa con Rabat ma la situazione rimane in bilico.

LO SCENARIO

Perché Algeri continua a giocare con il suo gas tramite le dispute geopolitiche con il Marocco. Per Roma è troppo rischioso affidarsi unicamente o comunque in grande quota ad un paese da questi connotati.

Infatti, due giorni fa è arrivato un nuovo allarme in proposito. Secondo AlgeriePart, il gas disponibile da Algeri a Mazara del Vallo sarebbe in deficit con solo il 20% di quanto promesso disponibile. 200 milioni di metri cubi. Ad essere traditi, quindi, sarebbero i piani concordati per un aumento da 9 miliardi di mc annui. Con un lavoro da iniziare già il prossimo novembre con un miliardo aggiuntivo.

Lo scenario è in evoluzione. Gli elementi per non stare totalmente tranquilli sulla vicenda del gas algerino ci sono già tutti.

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