Europa prima per efficienza energetica. I risultati del MED & Italian Energy Report di Intesa San Paolo, intitolato “Geopolitics of energy in the Mediterranean area between international crises and new energy commodities”
Europa più efficiente nell’uso dell’energia rispetto a Cina e Stati Uniti. L’Ue con un consumo complessivo di 58 Exajoules genera un Pil di quasi 17 trilioni di dollari. La Cina con lo stesso Pil ha un consumo di energia quasi tre volte superiore pari a circa 159 Exajoules mentre gli Usa si collocano in posizione intermedia 96 Exajoules di consumi per un Pil di 25 trilioni di dollari. È quanto emerge dal quinto MED & Italian Energy Report, lavoro di ricerca intitolato quest’anno “Geopolitics of energy in the Mediterranean area between international crises and new energy commodities”, realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e frutto della sinergia scientifica tra SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) e l’ESL@Energy Center del Politecnico di Torino, e della collaborazione con la Fondazione Matching Energies.
Presentato oggi al Parlamento Europeo, l’evento, è stato patrocinato dai deputati europei Tiziana Beghin, Patrizia Toia e Marco Zanni, ed è stato organizzato con la collaborazione dell’Ufficio European Regulatory and Public Affairs di Intesa Sanpaolo con sede a Bruxelles.
L’EUROPA L’AREA CON IL MAGGIOR GRADO DI DIPENDENZA ENERGETICA
Dal report emerge che l’Europa è l’area mondiale con il maggior grado di dipendenza energetica (55,5%); il dato scende al 20% per la Cina ed è 0% per gli Usa che sono totalmente autosufficienti. Più nello specifico, nel mix energetico europeo per la produzione di elettricità l’uso del carbone è diminuito dal 31% al 16%, mentre è aumentata in maniera significativa la quota del gas naturale dal 12% al 20%.
“L’Europa ha una grande occasione, dobbiamo puntare su sostenibilità e transizione. Il rapporto 2023 si occupa principalmente di tecnologia e materie prime. L’unico modo credibile di affrontare la transizione energetica è collocarla nella dimensione Euro-Mediterranea, che va recuperata e rilanciata. L’analisi quantitativa e l’approccio multidisciplinare devono rappresentare la vera bussola per orientarsi. Il commitment della Fondazione Compagnia di San Paolo continua ad essere molto forte. Bisogna sostenere il laboratorio di conoscenza ancorandoci ad attori solidi ed affidabili, solo le competenze possono aiutarci a fare le scelte giuste in un’epoca segnata dal cambiamento”, ha affermato Francesco Profumo, Presidente Fondazione Compagnia di San Paolo e ACRI.
DOMINANO LE RINNOVABILI
Dominano naturalmente le energie rinnovabili, passate dal 15% al 38%. Le importazioni di gas dalla Russia erano il 41,1% per l’Europa pre-guerra (2021), sono scese al 10% nel 2022 e ancora al 6% nei primi 9 mesi del 2023. Sempre in Europa cresce il ruolo del Gas Naturale Liquefatto (GNL): si registra una crescita delle forniture da Usa e Algeria che sono passate tra il 2021 ed il 2023 rispettivamente da 26% a 30% e da 11% a 15%.
“L’Europa ha una quota del 19% di rinnovabili, gli Usa dell’11%, la Cina del 16%, l’India del 10%. Il dato impressionante è che lo scorso anno la Cina ha utilizzato il carbone per il 55% del mix energetico. L’Europa ha un consumo energetico pari a un terzo di quello della Cina, con una generazione di PIL analoga. Questo dimostra che l’energia è fondamentale per il vivere di un’economia e il presupposto per la generazione di valore aggiunto. L’Italia ha un rapporto di equivalenza tra consumo energetico e produzione di PIL leggermente migliore rispetto alla media Ue”, ha affermato Massimo Deandreis, Direttore generale SRM.
STRATEGICO IL RUOLO DEI CANALI MARITTIMI
Strategico il ruolo dei canali marittimi, rileva in report: il 20% del commercio mondiale di petrolio passa dallo Stretto di Hormuz e il 10% del traffico mondiale di petrolio e l’8% del Gnl transitano dal Canale di Suez. In totale complessivi 26 milioni di barili di petrolio al giorno.
L’AREA MEDITERRANEA: LA SPONDA NORD DOMINA SULLE RINNOVABILI
Passando all’Area Med la sponda Europea e quella del Mediterraneo orientale dipendono da quella Sud per il 18% e il 27% delle loro importazioni complessive di petrolio greggio e gas, si legge nel MED & Italian Energy Report. Lo sviluppo delle FER nelle tre sponde mostra però forti differenze: fatto 100 la capacità rinnovabile installata nel Mediterraneo, il 76% è localizzato nella sponda Nord, il 18% in Turchia e il 3,6% nella sponda Sud.
“Nel mix europeo di energia elettrica l’uso di carbone è sceso al 15%, mentre il consumo di gas arrivato al 20%, così come le rinnovabili. La produzione di idroelettrico in Italia è calata del 4% a causa della siccità. Il consumo del gas nel nostro Paese è salito, toccando il 54%. La Francia ha il primato nel nucleare, la Spagna è il Paese europeo con il mix energetico più vario”, ha affermato Deandreis.
ITALIA MOLTO EFFICIENTE PER CONSUMO ENERGETICO…
L’Italia nel 2022 con un consumo energetico complessivo pari a poco più di 6 Exajoules ha generato un Pil di 2 trilioni di dollari, risultando (nel coefficiente pil/consumi energetici totali) più efficiente rispetto al valore medio europeo ed in linea rispetto ai principali competitor manifatturieri (Francia 8,4 Exajoules con un PIL di 2,8 trilioni di dollari; Germania 12,3 Exajoules con un PIL di 4,1 trilioni di dollari).
“L’energia è un settore cruciale per l’economia europea. Per Intesa San Paolo è rilevante sotto diversi aspetti, poiché finanziamo società energetiche e infrastrutture strategiche. Siamo presenti sui mercati finanziari e diamo accesso alle aziende energetiche. Siamo membri di due alleanze nella Commissione Europea. Stiamo dando i nostri contributi affinché queste imprese adottino strategie e facciano investimenti verso fonti di energia più sostenibili e presentino progetti bancabili, finanziabili. Si tratta dell’Alleanza per l’idrogeno pulito e quella sulle low carbon fuels. L’ufficio di Intesa San Paolo a Bruxelles ha tra le missioni condividere le ricerche dei nostri centri studi”, ha affermato Francesca Passamonti, Head of European Regulatory and Public Affairs di Intesa Sanpaolo.
… MA QUELLA CON LA MAGGIOR DIPENDENZA ENERGETICA DALL’ESTERO
Il nostro paese, rileva il report, è anche il paese dell’Europa con il maggior grado di dipendenza energetica pari al 73,5%, la Francia – che usa il nucleare- ha un grado di dipendenza pari al 44,2%. Aumentato in modo significativo anche l’uso del gas e delle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica; coprono rispettivamente il 54% ed il 35% del mix elettrico.
Nel caso italiano le importazioni di gas russo dal gasdotto TAG si sono ridotte dal 28,4% del 2020 al 2,4% dei primi 10 mesi del 2023. Le importazioni di gas dall’Algeria attraverso il gasdotto Transmed sono aumentate dal 12% del 2020 al 20,2% dei primi 10 mesi del 2023. Un vero e proprio effetto sostituzione Algeria-Russia. Ciò ha rappresentato anche uno spostamento del baricentro energetico da EST a SUD ridando centralità al Mediterraneo.
“L’Italia è il Paese con il più alto livello di dipendenza, 73,5%, questo è un po’ nel nostro DNA. La stessa Germania dipende per il 63,5 dalle importazioni. La Francia ha un posizionamento inferiore rispetto alla media perché utilizza il nucleare. La Cina dipende dalla importazioni appena per il 20%. Gli Stati Uniti, invece, sono totalmente autosufficienti”, ha affermato Deandreis.
“Il vero game changer è e sarà l’LNG. Nel 2023 l’Italia ha già importato 21 miliardi di metri cubi di gas dall’Algeria, sono drammaticamente ridotte le importazioni dalla Russia. Il peso di Norvegia, Algeria e Azerbaijan è sempre maggiore. Abbiamo assistito alla sostituzione del gas dalla Russia con quello algerino Algeria, ma è un Paese che non assicura grande stabilità geopolitica. La Russia fornisce ancora circa un 10% di gas naturale liquefatto all’Ue. C’è una quota significativa che arriva dal Qatar, ma l’aumento delle importazioni dagli Stati Uniti è notevole”, ha affermato Ettore Bompard, Direttore ESL@EnergyCenter.
RISORSE DA MATERIE PRIME CRITICHE CONCENTRATE IN POCHI PAESI
Fondamentale il ruolo delle materie prime critiche per lo sviluppo delle tecnologie verdi: ad esempio; un’auto elettrica contiene 6 volte la quantità di minerali usati per un’auto tradizionale, ha rilevato il report di Intesa Sanpaolo Queste materie prime sono concentrate in un numero limitato di paesi. Le quote più elevate sono: Congo per il cobalto (66%), Australia per il litio (54%), Cina per la grafite naturale (65%) e le terre rare (65%) e Sud Africa per il platino (72%).
“Il tema dei critical raw materials è essenziale per le tecnologie green. Queste innovazioni provocano una crescente necessità di materie prime critiche, con un potenziale rischio geopolitico dato dalla concentrazione nella produzione di questi minerali nelle mani di tre produttori (¾ del totale dei critical raw materials). Ad esempio il Congo ha più del 70% di cobalto e terre rare. Uno dei messaggi chiave è che non dobbiamo passare da una dipendenza energetica a una dalle materie prime”, ha affermato Deandreis.
PORTI SEMPRE PIU’ FONDAMENTALI COME HUB ENERGETICI
Infine, i porti si stanno rilevando sempre più importanti come veri e propri hub energetici e digitali oltre che logistici. Terminali di energie fossili, luoghi di sbocco di pipelines, comunità energetiche, vicini ad industrie ad alta intensità energetica possono contribuire attivamente agli sforzi globali di decarbonizzazione. I progetti su innovazione, rafforzamento della filiera industriale e riduzione dell’inquinamento si affiancano all’importante caratterizzazione energetica che la portualità italiana già da tempo mostra: il 34% del traffico è costituito da prodotti energetici (oltre 169 milioni di tonnellate).