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Fake news e Covid. La rassegna internazionale (5)

“Mentre i fact-checker si sforzano di ripulire il mare dalla disinformazione con il cucchiaino – e mentre, evidentemente, le normative francesi ed europee non riescono a arginare la marea – un’indagine, pubblicata in autunno (…) ha gettato un’ombra di freddezza: una parte dei francesi sarebbe ora diffidente nella lotta contro la disinformazione. (…) Secondo questo sondaggio, “i sostenitori del Rassemblement national (72%) e di La France insoumise (69%)” si sono detti particolarmente “d’accordo con l’affermazione secondo cui ‘i grandi media hanno spesso la tendenza a qualificare punti di vista o informazioni diverse dalle loro come disinformazione’.  «C’è una sorta di inversione accusatoria che consiste nel dire che saremmo censori, denuncia Julien Pain, incarnazione di “Vrai ou faux” sul canale televisivo Franceinfo. Sono gli argomenti di Donald Trump e di Elon Musk! Il rimprovero è notoriamente ricorrente nei media appartenenti alla famiglia Bolloré: “Non si può più dire nulla!”, si assicura tra i tanti discorsi eccessivi – se non suscettibili di richiami all’ordine o alla legge – che tuttavia dimostrano il contrario. (…) Tuttavia, già nel 1961 la politologa Hannah Arendt scrisse in La crisi della cultura: “La libertà di opinione è una farsa se l’informazione sui fatti non è garantita e se non sono i fatti stessi a essere oggetto della discussione”. Una frase che, per essere stata ripetuta così tante volte senza provocare una presa di coscienza tangibile, ormai passa quasi per un luogo comune” continua il giornale francese. (Energia Oltre – ebl)

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