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Gas

Cosa scrive il Financial Times sulle prospettive del gas

Per il Financial Times, presentare il gas come un combustibile “più pulito del carbone” non è più abbastanza

Il Financial Times scrive che l’industria del gas naturale ha passato l’ultimo decennio a presentare il proprio prodotto come il combustibile fossile più pulito e come il “ponte” necessario tra un passato alimentato a carbone e un futuro dominato invece dalle fonti rinnovabili.

L’accelerazione della transizione energetica nel mondo ha però reso molto più incerte le prospettive per il gas naturale. L’Unione europea, gli Stati Uniti, il Giappone e la Corea del sud, ad esempio, si sono impegnati a raggiungere la neutralità carbonica, ovvero l’azzeramento netto delle emissioni, entro il 2050; l’obiettivo è condiviso dalla Cina, ma al 2060. Tutti questi paesi sono dei mercati fondamentali per il gas naturale, rappresentandone più della metà del consumo mondiale.

Contemporaneamente, la rapida diminuzione dei costi dell’eolico, del solare e delle batterie ha favorito l’installazione di capacità rinnovabile che è andata a rosicchiare la quota di mercato del gas. Anche negli Stati Uniti, dove c’è shale gas in abbondanza e a prezzi economici, l’EIA – un’agenzia governativa che si occupa di energia – dice che la capacità rinnovabile che verrà installata tra il 2020 e il 2024 sarà tre volte maggiore rispetto alla capacità a gas.

IL FUTURO DELL’INDUSTRIA DEL GAS

Vista la situazione, il Financial Times scrive che presentare il gas come un combustibile “più pulito del carbone” non è più abbastanza. Il futuro dell’industria dipende dalla sua capacità di ridurre le emissioni generate dalla produzione, dal trasporto e infine dall’utilizzo del gas. Secondo la società di consulenza Wood Mackenzie, è in corso un dibattito all’interno del settore che riguarda le scelte da prendere per assicurarsi che il gas naturale rimanga “finanziabile”.

Secondo gli analisti, le aziende produttrici di gas naturale devono innanzitutto trovare una soluzione alle emissioni di metano provenienti dai giacimenti, dalle tubature (attraverso perdite, ad esempio) e dagli altri anelli della catena del gas. Rispetto a quella del carbone, la combustione del gas naturale emette circa la metà dell’anidride carbonica; ma le “credenziali verdi” di questa fonte fossile sono intaccate dalle sue emissioni di metano, un gas serra che contribuisce molto di più all’effetto serra rispetto alla CO2 su una prospettiva di lungo periodo.

L’Agenzia internazionale dell’energia stima che nel 2020 sono state emesse nell’atmosfera circa 70 milioni di tonnellate di metano, l’equivalente all’incirca delle emissioni annuali di CO2 legate all’energia dell’Unione europea.

GAS A BASSE EMISSIONI

È in corso una competizione, all’interno dell’industria del gas naturale, per offrire un prodotto dalla bassa intensità emissiva, considerata la maggiore attenzione alla “sostenibilità” anche da parte degli investitori. Idrocarburi dalle basse intensità di emissione non portano soltanto vantaggi ambientali, ma hanno un vantaggio commerciale sugli altri.

Lo scenario appena descritto non vale soltanto per il gas trasportato via tubature, ma anche per quello raffreddato e spedito via nave: il gas naturale liquefatto (GNL).

La società di commercio di materie prime Vitol ha reso disponibile dallo scorso marzo l’opzione “Green LNG” che consente agli acquirenti di ricorrere a degli offset per appunto “compensare” e mitigare le espansioni generate dal gas, dall’estrazione al trasporto.

A marzo l’azienda americana NextDecade ha annunciato un progetto per la cattura e lo stoccaggio del carbonio emesso dall’impianto Rio Grande LNG sulla costa del Golfo: sarà la prima struttura per il GNL negli Stati Uniti ad essere dotata di questa tecnologia.

MODIFICHE ALLA DOMANDA

La transizione energetica non azzererà la domanda di gas nel mondo ma la modificherà – gli acquirenti si concentreranno sul gas low carbon o a zero emissioni nette –, anche da un punto di vista geografico: in Asia soprattutto, il gas naturale combinato alla cattura del carbonio rappresenta ancora un’alternativa valida per sostituire la capacità a carbone.

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