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Frontiere si chiudono in Ue. La rassegna internazionale (2)

“Schengen un tempo simboleggiava l’internazionalismo liberale, un punto di riferimento dell’unità europea costruita dopo la seconda guerra mondiale. Oggi è un simbolo della crisi migratoria europea, una crisi che guida la reazione contro la globalizzazione e l’ascesa dell’illiberalismo. Tali paradossi perseguitano la storia di Schengen. Eppure è stato quasi dimenticato un momento di profondo paradosso: quando la caduta del Muro di Berlino, nel 1989, ha quasi condannato l’apertura dei confini europei. Paradossalmente, la distruzione improvvisa del confine più simbolico del continente ha portato i progressi sul trattato di Schengen a un punto morto, esponendo i rischi della libera circolazione che oggi spingono al ritorno dei posti di blocco in Europa. L’anno 1989 era quello in cui si supponeva che il trattato di Schengen fosse completato. Ma intervennero eventi rivoluzionari. L’agitazione travolse l’Europa orientale, proteste di massa sconvolsero la Repubblica Democratica Tedesca e circa tre milioni di tedeschi dell’Est attraversarono Berlino Ovest quando il muro cadde il 9 novembre”, si legge sul quotidiano. (Energia Oltre – edl)

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