Nel suo ultimo libro, il professor Zorzoli spiega, attraverso numerosi aneddoti, come la storia sia piena di errori clamorosi che hanno reso celebri i loro autori, trasformando uno sbaglio in un successo
Dai banali errori di calcolo di Cristoforo Colombo, agli investimenti sbagliati di Rockefeller, fino alla boccaccesca scoperta degli effetti del Viagra, la storia è piena di errori clamorosi che hanno reso celebri i loro autori, trasformandosi in successi. Nel suo ultimo libro intitolato “Gli errori fecondi”, G.B. Zorzoli propone alcuni tra i casi più interessanti: oltre a quelli già menzionati troviamo errori politici che spianarono la strada alla ricerca sulle energie rinnovabili, imbrogli scientifici – è il caso della misura della carica dell’elettrone – che consentirono il boom dell’elettronica, della digitalizzazione e di Internet, fino alla distrazione che consentì a Fleming di isolare la muffa battericida che chiamò penicillina.
GB Zorzoli è docente al Politecnico di Milano, membro dei Comitati Ingegneria e Tecnologico del CNR e dei Consigli di amministrazione di Enea ed Enel. Past president del Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica e dell’Associazione Italiana Economisti dell’Energia, è anche membro del Consiglio degli Stati Generali della Green Economy e degli Stati Generali delle Fonti Rinnovabili.
DAL LIBRO “GLI ERRORI FECONDI” DI G.B. ZORZOLI
L’ultimo lavoro dell’esperto energetico è ricco di aneddoti e spunti di riflessione. Sfogliando le 136 pagine, Zorzoli cita ad esempio il caso dei nativi americani, “che vennero letteralmente sterminati” dagli immigrati decisero di fare fortuna dirigendosi verso i territori degli Stati Uniti più a ovest. “Poiché la disponibilità di acqua e sale era la condizione indispensabile per stabilirsi in una zona ancora non colonizzata, quando si imbattevano in un’area all’apparenza promettente, naturalmente i pionieri incominciavano a perforare il terreno e talvolta raggiungevano uno strato di petrolio, provocando il classico blowout. Spinto dalla pressione esistente nel giacimento, il petrolio risaliva in superficie a una velocità elevata. Spesso i getti facevano fuoriuscire grandi quantità di un liquido nero e oleoso, a volte provocando incendi che mettevano a rischio la vita dei malcapitati; comunque inquinando la zona in modo irreparabile”.
IL PROFESSOR HAECKEL, CHE CONIÒ IL TERMINE “ECOLOGIA”
In un altro capitolo, Zorzoli ricorda la storia del professor Ernst Heinrich Philipp August Haeckel, che coniò il termine “ecologia”. Haeckel si laureò in medicina nel 1857 e nel 1858 sostenne l’esame per l’esercizio della professione medica, che esercitò però per poco tempo, perché nel 1861 divenne libero docente di anatomia comparata alla facoltà di medicina dell’Università di Jena.
Ben presto Haeckel iniziò a scrivere volumi a carattere divulgativo, una scelta che “mirava a diffondere i contenuti della dottrina monistica al grande pubblico, per estendere e rafforzare tra la popolazione tedesca la spinta all’unità social-patriottica, con forti componenti identitarie. Haeckel, infatti, si opponeva a mescolamenti di tipo razziale, considerando il popolo tedesco una razza eletta ed era diventato un entusiastico sostenitore di programmi di eugenetica sia razziale17, sia finalizzati all’eliminazione fisica o alla castrazione di persone con gravi menomazioni fisiche o mentali. Va pertanto annoverato fra quanti prepararono il terreno al nazionalsocialismo. Quello di Haeckel è il caso più eclatante di uno scienziato più idealista degli idealisti, che ha cercato nella scienza la conferma dei propri presupposti ideologici. Mescolando con disinvoltura risultati delle sue ricerche, disegni di feti umani e di ovuli, citazioni di Goethe e di Darwin, ha spiegato l’avvento dell’unificazione nazionale tedesca in termini evoluzionistici, mentre la sua mentalità prussiana ha ispirato una teoria dell’ordine gerarchico che ha applicato alle forme organiche”.
LA CONCLUSIONE DI ZORZOLI: “ABBIAMO BISOGNO DEL DIRITTO ALL’ERRORE”
Nelle conclusioni del libro, il professor Zorzoli afferma che “il rifiuto dell’errore come componente imprescindibile dell’agire umano genera due tipologie di comportamento, entrambe dannose. Il diritto all’errore, connaturato alla nostra congenita imperfezione, deve essere inserito tra quelli posti a garanzia delle libere scelte di tutti gli abitanti del Pianeta, e deve essere centrale nella valutazione delle scelte compiute”.