Il calo del 9% registrato nel primo semestre 2025 si aggiunge alla drastica riduzione di oltre un terzo già avvenuta tra il 2021 e il 2024. Tuttavia, se si considerano insieme gasdotti e GNL, le importazioni totali sono cresciute del 3,4% su base annua, un dato che l’IEEFA interpreta come un “campanello d’allarme”.
Le importazioni di gas via gasdotto dell’Unione Europea hanno subito un’altra contrazione del 9% nella prima metà del 2025, un calo in gran parte dovuto allo stop del transito di gas russo attraverso l’Ucraina a partire dal 1° gennaio. Per compensare, il blocco ha aumentato la sua dipendenza dal Gas Naturale Liquefatto (GNL) e ha continuato a beneficiare delle misure di riduzione della domanda, anche se le importazioni totali di gas (tubo + GNL) sono leggermente aumentate. A fotografare questa nuova fase della mappa energetica europea è l’ultimo aggiornamento dell’EU Gas Flows Tracker, pubblicato oggi dall’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA). Il rapporto evidenzia un calo strutturale della domanda, ma lancia anche un avvertimento sui rischi legati alla crescente dipendenza dal mercato volatile del GNL.
UN CALO STRUTTURALE, MA CON UN’INVERSIONE DI TENDENZA TEMPORANEA
Il calo del 9% registrato nel primo semestre 2025 si aggiunge alla drastica riduzione di oltre un terzo già avvenuta tra il 2021 e il 2024. Tuttavia, se si considerano insieme gasdotti e GNL, le importazioni totali sono cresciute del 3,4% su base annua, un dato che l’IEEFA interpreta come un “campanello d’allarme”.
“La domanda di gas dell’UE è in calo strutturale. Ma il leggero aumento delle importazioni di quest’anno dovrebbe essere un campanello d’allarme per gli Stati membri che non raggiungono i loro obiettivi di efficienza energetica e di energie rinnovabili”, ha dichiarato Ana Maria Jaller-Makarewicz, analista energetico capo per l’Europa presso l’IEEFA. “Una più rapida diffusione di solare, eolico e pompe di calore ridurrà la vulnerabilità dei paesi dell’UE alle interruzioni delle forniture di GNL e proteggerà i consumatori dai prezzi volatili”. L’istituto prevede comunque che le importazioni totali di gas dell’UE torneranno a diminuire a partire dal 2026.
LA NUOVA GEOGRAFIA DELLE FORNITURE E IL NODO TURCHIA
La fine del transito ucraino ha ridisegnato le rotte del gas. I dati IEEFA mostrano che, mentre l’UE punta a eliminare completamente il gas russo entro il 2027, le importazioni di gas russo via gasdotto attraverso la Turchia sono aumentate negli ultimi anni.
Nella prima metà del 2025, le tre principali fonti di approvvigionamento via tubo sono state:
Norvegia: 55%
Algeria: 19%
Russia (via Turchia): 10%
Mentre le forniture da Azerbaigian, Libia e Norvegia sono diminuite, quelle da Algeria, Regno Unito e, appunto, dalla rotta turca sono leggermente aumentate.
IL COSTO DELLA DIPENDENZA: 380 MILIARDI DI EURO DAL 2022
La ricerca dell’IEEFA quantifica anche il costo economico di questa dipendenza. Dall’inizio del 2022, i paesi dell’UE hanno speso circa 380 miliardi di euro per le importazioni di gas via gasdotto, di cui 83 miliardi di euro pagati direttamente alla Russia. Una cifra enorme che, secondo l’istituto, rafforza l’urgenza di accelerare sulla transizione verso le rinnovabili e l’efficienza energetica per garantire una vera sicurezza e indipendenza.