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Usa

Perché il Gnl americano non basterà all’Ue

Il gas russo fluisce sempre di meno verso l’Europa, la dipendenza storica si sta spezzando ma c’è ancora tanto da fare

Parola d’ordine pluralità. Uno dei concetti emersi chiaramente dalla risposta energetica europea alla guerra russa sul gas è quello legato alla pluralità. E abbiamo imparato a fare i conti con tante espressioni che fanno scopa con essa. Sicurezza energetica, fabbisogno, diversificazione.

Una delle risorse con cui riempire il concetto sopra indicato è il gas naturale liquefatto. La cui produzione mondiale sta crescendo, quindi le sue esportazioni stanno crescendo, al pari della domanda, al pari degli attori coinvolti.

COME SOSTITUIRE IL GAS RUSSO: LA SOLUZIONE AMERICANA DEL GNL

Usa e Qatar su tutti sono quelli principali nella partita del gas naturale liquefatto. Una soluzione a cui sta facendo ricorso l’Europa, una delle tante. L’obiettivo è noto, rimediare all’estrema dipendenza dalle forniture moscovite costruita negli scorsi decenni.

Il Gnl fluisce per forza di cosa via nave e la potenza a stelle e strisce sta concretamente aiutando Bruxelles, i paesi membri. A marzo scorso un accordo bilaterale aveva sostanziato l’idea di diversificare creando una task force.

Ma il protagonismo degli States in questa fornitura risale al 2016, quando furono avviate le spedizioni estere. Nel giro di sei anni, sono diventati il riferimento principale. Primo paese produttore, primo paese esportatore. La media della prima metà del 2022 è di 11,1 miliardi di piedi cubi al giorno (Bcf/d).

UN LAVORO FATTO E DA FARE

In termini di progetti, “il settimo e più recente degli Stati Uniti Il progetto di esportazione del GNL – Calcasieu Pass LNG – ha posto tutti i suoi treni di liquefazione in servizio entro agosto, prima del previsto. Oltre al Golden Pass LNG, che ha iniziato la costruzione nel 2019, altri due progetti negli Stati Uniti. La costa del Golfo ha recentemente iniziato la costruzione”, si legge sul portale Eia.

In costruzione ci sono altri treni di liquefazione, con un massimo di capacità di 0,8 piedi cubi quotidiani. Nel dettaglio: il “Golden Pass LNG è costituito da tre treni di dimensioni standard, ciascuno con una capacità massima di 0,8 Bcf/d, per una capacità totale di 2,4 Bcf/d. Golden Pass LNG si trova sul sito di un impianto di regassificazione esistente e utilizzerà l’infrastruttura condivisa, che aiuta a ridurre i costi del progetto e a abbreviare il tempo di costruzione”.

Poi c’è il Plaquemines LNG. Che “è costituito da 24 treni di fascia media, ciascuno con una capacità di picco di 0,07 Bcf/d. Ogni treno di liquefazione fa parte di un blocco di due unità per un totale di 12 blocchi con una capacità di picco combinata di 1,8 Bcf/d”, si può leggere in dettaglio dall’Eia.

Infine, il Corpus Christi Stage III. Un impianto che “si trova sul sito di un terminal esistente con tre treni di liquefazione in funzione. Ognuno dei 14 nuovi treni di fascia media in costruzione ha una capacità di picco di 0,11 Bcf/d. Ogni treno fa parte di un blocco di due unità per un totale di sette blocchi con una capacità di picco combinata di 1,6 Bcf/d”.

I PROBLEMI

Se il quadro può risultare confortante, dall’altro lato c’è da tener conto di alcune criticità. A livello mondiale, è vero il Gnl crescerà di molto.Secondo un’analisi della rivista online Rystad Energy, rispetto alla spesa attuale gli investimenti globali sul Gnl cresceranno del 50% fino a 42 miliardi di dollari nel 2024. Numeri impressionanti che se comparati soltanto con il 2020 parlando di un plus pari a venti volte. A motivarli, la domanda crescente di gas via nave da Europa e Asia.

Ma è anche vero che bisogna fare i conti con la questione dei prezzi, con quella del fabbisogno continentale. In riferimento al primo punto, c’è da dire che nella fase attuale mancano le navi. Il che farà schizzare i prezzi. In vista dell’inverno, ha detto Jeff Moore, manager di LNG Analytics Asia per S&P Global, sulla scia dei viaggi a lungo raggio necessari per portare più volumi in Asia e l’aumento della domanda stagionale peggioreranno le cose.

Di più. Come sottolinea un’analisi di Axios, i problemi sul Gnl sono legati alla relativa novità della soluzione. “Gli impianti complessi e costosi che trasformano il gas in gas naturale liquefatto sono una cosa relativamente nuova negli Stati Uniti – a carico del recente boom dello scisto – e in questo momento i produttori statali stanno massimizzando la capacità di liquefazione disponibile, dice Emily McClain, analista senior di Rystad”.

GLI SCENARI TRA GAS RUSSO E GNL

Guardando più ad ampio raggio emerge anche la questione internazionale della concorrenza. E “sostituire l’intero gas che l’Europa ha ricevuto dalla Russia l’anno scorso è un ordine di portata superiore che e non verrà soddisfatto da nessun paese”.

La burocrazia, inoltre, rallenta i progetti che potenzialmente permetterebbero a Washington di continuare ad aiutare gli alleati europei.

Infine, sullo sfondo (ma neanche di tanto), c’è da fare i conti con le questioni climatiche. Su cui l’amministrazione Biden si è mossa con decisione provando un piano storico. Che ora non può essere tradito.

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