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Leviathan

Gas: da sola l’Europa non basta, servono gasdotti e Gnl

È quanto emerge dall’analisi dei volumi di combustibile realizzata dalla società internazionale di consulenza Wood Mackenzie. Il Vecchio Continente dispone di circa 5.100 miliardi di metri cubi di risorse ancora disponibili, abbastanza da soddisfare circa la metà della propria domanda di gas per altri 25 anni. Intanto nel Mediterraneo orientale si aprono scenari difficili

Con 5.100 miliardi di metri cubi di risorse ancora disponibili, l’Europa ha abbastanza gas naturale da soddisfare circa la metà della propria domanda per altri 25 anni. È quanto emerge dall’analisi dei volumi di combustibile realizzata dalla società internazionale di consulenza Wood Mackenzie su richiesta dell’International Association of Oil & Gas Producers.

Snam gasLa leadership dell’Europa sul clima può essere garantita solo dal gas

La base di partenza dello studio è la constatazione del fatto che man mano che l’Unione europea porterà avanti il suo programma in materia di energia e clima, avrà bisogno di un’ampia gamma di fonti energetiche pulite, compreso il gas naturale se vorrà mantenere la propria leadership nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica a livello globale. E proprio l’esplorazione e lo sviluppo responsabile delle risorse di gas in Europa possono fornire il potenziale per garantire approvvigionamento energetico, posti di lavoro qualificati e entrate statali nei decenni a venire. Al momento il 50% della domanda di gas stimata in Europa è fornita dalla produzione interna (Ue a 28 più la Norvegia). Un terzo della domanda di gas dell’Ue in uno scenario di contenimento delle temperature globali entro i 2 gradi centigradi potrebbe ancora essere soddisfatta attraverso le risorse europee almeno fino al 2040 (anche se sarebbe necessario effettuare altre esplorazioni per trovare nuovi giacimenti). Secondo Wood Mackenzie l’Europa dispone di circa 5.100 miliardi di metri cubi di risorse commerciali e tecnicamente recuperabili di gas naturale. Questa cifra non include una stima di almeno 989 miliardi di metri cubi di risorse che sono ancora da trovare. Tuttavia, sono aumentate le aspettative di reperire risorse, grazie alla spinta fornita da politiche favorevoli e da prospettive incoraggianti in Croazia, Cipro, Groenlandia, Irlanda, Norvegia e Romania.

Dal 2016 l’esplorazione nel settore gas è in ripresa e vicina ai livelli del 2009-2010

A livello di performance e competitività nel settore delle esplorazioni, il successo recente dei risultati nei round di concessioni in tutta Europa dimostra come le società petrolifere e del gas stiano investendo nei numerosi bacini onshore e offshore europei. Dal 2016 l’attività di esplorazione è in ripresa, tanto da essere vicina ai livelli del periodo 2009-2010 come tassi di successo e costi di scoperta. A contribuire a questo miglioramento dell’upstream, secondo Wood Mackenzie, una semplificazione della catena di approvvigionamento e dei progetti, una standardizzazione delle attrezzature, un incremento dell’efficienza operativa e l’applicazione di nuove tecnologie. Inoltre, bacini ben collaudati, regimi fiscali competitivi e costi di pareggio più bassi, stanno attirando nuovi attori che completano il quadro dei partecipanti già affermati. In questo contesto si prevede che tra il 2016 e il 2025 nelle aree “mature” dell’Ue saranno spesi oltre 50 miliardi di euro nell’esplorazione, vale a dire 5 miliardi di euro all’anno.

Risorse interne vanno integrate con importazioni tramite gasdotti e Gnl gas lng

Le risorse interne dell’Europa, ammette in sostanza lo studio, possono continuare a rappresentare una base sicura per soddisfare la domanda interna, che tuttavia va integrata da future importazioni tramite gasdotti e Gnl. “Il completamento dell’interconnettività del mercato è necessario se l’Europa vuole sfruttare appieno il potenziale domestico di gas ancora esistente. In alcune regioni d’Europa sono necessari altri hub del gas per garantire liquidità e trasparenza. L’Europa deve competere con altre regioni per attrarre investimenti industriali a monte. Un contesto normativo stabile e prevedibile sarà fondamentale per massimizzare il recupero delle risorse di gas dell’Europa a vantaggio dei suoi cittadini”.

Nel 2018 si va alla “guerra del gas” nel Mediterraneo orientale

È in questo quadro che nel Vecchio Continente si stanno moltiplicano le iniziative volte a realizzare nuove infrastrutture per aumentare le forniture del gas. Tra queste il Nord Stream 2 e il Tap che vedranno giungere i rifornimenti da est (Russia e Mar Caspio) e la questione del Mediterraneo Orientale dove si potrebbero aprire scenari complicati in particolare nelle relazioni tra Turchia e il blocco greco-cipriota, la Grecia, Israele ed Egitto. A infiammare la disputa le riserve di idrocarburi scoperte nel Mediterraneo e soprattutto l’accelerazione unilaterale dei greco-ciprioti nelle operazioni di esplorazione e perforazione. Se da un lato questa parte è stata riconosciuta come l’unica entità rappresentativa dell’isola da parte dell’Ue, dando quindi supporto alla rivendicazione del diritto di esplorazione delle risorse naturali dell’area, la Turchia dal canto suo ha protestato per lo sfruttamento nell’intera isola in quanto, a loro dire, si tratta di una decisione che non rappresenta anche la parte turco-cipriota. Ankara ha reagito agli sforzi di perforazione del gas naturale dei greco-ciprioti inviando a luglio una fregata nel Mediterraneo orientale per “monitorare una nave di perforazione che si ritiene abbia iniziato a cercare petrolio e gas fuori Cipro”, come ha riportato la stampa internazionale. Il 20 novembre il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha visitato la parte greco-cipriota per una riunione trilaterale a Nicosia assieme al primo ministro greco Alexis Tsipras per discutere delle risorse di idrocarburi dell’incontro a regione. Il ministero degli Esteri turco, invece, ha dichiarato “nullo” l’esito dell’incontro.

gasTuttavia, nonostante l’opposizione di Ankara, la nave da trivellazione Saipem 12000 ha effettuato operazioni di esplorazione e perforazione per conto della società francese Total e dell’italiana Eni nella regione di Calypso tra il 1 marzo e il 26 dicembre, conformemente all’accordo raggiunto durante il vertice trilaterale. Inoltre, Italia, Grecia, il governo greco-cipriota e Israele hanno già concordato la costruzione di un gasdotto proveniente dai giacimenti recentemente scoperti. Il progetto – soprannominato “EastMed – costerà circa 6 miliardi di dollari e si snoderà per oltre 2.000 km convogliando le riserve offshore del bacino levantino verso Grecia e Italia. Le tensioni però sono proseguite durante tutto l’anno passato visto che greco-ciprioti, Israele e Grecia hanno condotto tre esercitazioni congiunte a marzo, giugno e novembre. E proprio all’inizio di novembre, Grecia ed Egitto hanno tenuto la loro prima esercitazione navale congiunta dopo anni mentre Ankara, in risposta, ha riservato una zona attualmente dedicata alle esplorazioni di idrocarburi, per le esercitazioni militari. Il 2018 si preannuncia quindi particolarmente movimentato per il Mediterraneo orientale con Mosca unico attore in grado di mediare tra Ankara e Nicosia, molto più di Washington.

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