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Leviathan

Gas, è il Mediterraneo Orientale la nuova frontiera

Nel Bacino del Levante, insistono due dei giacimenti più importanti scoperti negli ultimi anni dagli israeliani, Leviathan e Tamar. Ma anche Libano e Cipro sono pronte a sfruttare le loro risorse sempre con un occhio all’Europa

 

Il Mediterraneo orientale si candida a diventare una delle zone più importanti per la produzione di gas nel prossimo futuro. Ma anche una delle più “bollenti” per situazioni politiche e dispute di confine. Nel cosiddetto Bacino del Levante, dove insistono due dei giacimenti più importanti scoperti dagli israeliani negli ultimi anni, Leviathan e Tamar, paesi come Libano, Cipro, Egitto e Siria sono pronti a far partire campagne esplorative nelle ricche riserve sottomarine e a creare infrastrutture per esportare il prezioso idrocarburo verso l’Europa. La scorsa settimana, ad esempio, ci sono stati una serie di nuovi colloqui tra Turchia e Israele per realizzare un gasdotto che avrà come terminale ultimo proprio il Vecchio Continente. “I colloqui sono in fase avanzata”, ha confermato Dror Cohen, consigliere del ministro israeliano per le Infrastrutture, l’energia e le risorse idriche durante un colloquio con l’agenzia turca Anadolu. Cohen ha ammesso che le discussioni tra Ankara e Tel Aviv riguardano ormai solo i costi e il percorso da seguire per il tracciato del gasdotto EastMed. La pipeline sarà realizzata in parte offshore e in parte onshore e trasporterà gas dal giacimento Leviathan nel Mediterraneo orientale al largo delle coste israeliane, verso Italia e Grecia attraverso Cipro e Creta. “Siamo nel bel mezzo dei negoziati”, ha confermato Cohen aggiungendo di essere fiducioso sul fatto che la “flessibilità” di Turchia e Israele possa portare alla fine a un accordo.

gas

Una prima stretta di mano sul progetto era arrivata durante il recente Congresso mondiale sul Petrolio di Istanbul, a margine del quale il ministro israeliano delle Infrastrutture, Yuval Steinitz aveva rassicurato sulla stesura di un accordo quadro intergovernativo tra Turchia e Israele entro la fine dell’anno. Cohen ha aggiunto che alcuni funzionari israeliani sono, inoltre, in trattative con governi e manager di vari paesi della regione dopo una riunione che si è tenuta in Grecia alcune settimane fa: “Stanno lavorando a un accordo regionale. Non posso fornire maggiori dettagli al riguardo. Anche in Turchia stiamo conducendo negoziati separati”, ha detto il consigliere ammettendo che Israele mantiene le porte aperte a un’eventuale esportazione di gas verso Grecia ed Egitto: “Ci sono molte opzioni in campo e non mettiamo nessuna in cima alla lista rispetto all’altra”.

L’auspicio di Cohen è che l’imminente visita del ministro turco dell’Energia e delle risorse naturali Berat Albayrak a Tel Aviv possa dare uno scossone al progetto. La Turchia importa grosse quantità di gas da paesi come Qatar e Russia, più o meno 50 miliardi di metri cubi di gas all’anno. E secondo Cohen una simile domanda potrà in parte essere soddisfatta con il nuovo gasdotto la cui capacità sarà decisa dopo il completamento dei calcoli. “Non firmeremo un accordo che non risponderà a tutti i nostri requisiti. Semplicemente, aspetteremo la firma dell’intesa e costruiremo il gasdotto”, ha spiegato il consigliere israeliano secondo il quale i prezzi del gas che verrà pompato da Leviathan sarà concorrenziale rispetto al resto del mondo.

Anche in Libano è partita la corsa al gas

L’area del Mediterraneo orientale dispone di diversi giacimenti di gas naturale che non sono ancora stati commercializzati attraverso gasdotti o impianti Gnl: oltre ai giacimenti israeliani di Leviathan con una capacità di 620 miliardi di metri cubi che dovrebbe cominciare a produrre nel quarto trimestre del 2019 e il giacimento Tamar con 283 miliardi di metri cubi, la scorsa settimana è stata aggiudicata la prima gara libanese per lo sfruttamento delle risorse di cinque blocchi offshore, due dei quali (il 4 e il 9) sono andati al Consorzio formato da Total, Eni e Novatek. L’annuncio lo ha dato lo stesso ministro dell’Energia Cesar Abi Khalil. Uno dei due blocchi assegnati confina, tuttavia, con le acque israeliane. Il Libano considera Israele uno Stato nemico con cui è in corso una disputa irrisolta sul confine marittimo di un’area di mare triangolare di circa 860 kmq che si estende lungo il bordo di tre dei cinque blocchi messi a gara.

gas“Il paese ha rilanciato l’asta per le licenze dei cinque blocchi offshore a gennaio dopo un ritardo di tre anni dovuto a problemi politici. I risultati del primo ciclo di licenze sono stati positivi in quanto il Libano è riuscito ad attrarre società internazionali con un’elevata esperienza nell’esplorazione e sviluppo dei campi gas o nel portare petrolio sui mercati internazionali”, ha dichiarato Abi Khalil. Il Libano ha prorogato il termine per la presentazione delle offerte a settembre perché le società volevano più tempo e soprattutto erano in attesa di una legge fiscale sugli idrocarburi poi approvata. Secondo la Lebanese Petroleum Administration sono state 51 le imprese ammesse a partecipare che hanno presentato offerte in questa tornata. Al momento del lancio dell’iniziativa nel 2013, erano 46 società qualificate, dodici delle quali in qualità di operatori, come Chevron, Total ed Exxon Mobil. La Lebanese Petroleum Administration valuterà ora le offerte e le presenterà al ministro dell’Energia entro il 13 novembre per poi ottenere l’approvazione definitiva del Consiglio dei ministri.

Entro la fine del prossimo anno la mappatura delle riserve di Cipro

gasStesso discorso anche per Cipro dove, entro la fine del 2018, grazie alle esplorazioni di ExxonMobil/Qatar Petroleum nel blocco 10, si avrà un quadro completo delle riserve di gas naturale e si potranno prendere delle decisioni in materia di sfruttamento, come ha riferito il ministro dell’Energia, Yiorgos Lakkotrypis. Il consorzio ha annunciato che effettuerà due perforazioni nel blocco 10 nella seconda metà del 2018. La nuova attività di perforazione arriva dopo le esplorazioni della francese Total nel blocco 11, che, secondo Lakkotrypis, nonostante non abbiano rivelato riserve di gas redditizie, hanno mostrato un modello geologico simile a quello che ha portato alla scoperta del gigantesco campo di Zohr. Il ministro ha detto inoltre che Cipro mantiene aperte tutte le opzioni per l’export, vale a dire la costruzione di un impianto onshore di Gnl, un gasdotto che collega le riserve cipriote con i due impianti egiziani di Idku e Damietta o un impianto galleggiante. Senza sbarrare la strada all’EastMed sul quale la Ue sta finanziano lo studio di fattibilità, una strada che potrebbe percorrere anche Cipro. E senza dimenticare un altro grande progetto, il gasdotto Euro – Africa che collega l’Egitto con l’Europa, che tuttavia è solo in fase di progettazione.

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