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Eni

L’Egitto si candida ad hub del gas del Mediterraneo

Secondo gli analisti il modo più economico per i vicini di spedire le loro forniture di gas all’estero è quello di utilizzare gli impianti egiziani anche se a complicare le operazioni intervengono problemi logistici, vincoli finanziari e il quadro politico instabile nella regione

Due anni e mezzo fa, quando gli analisti chiedevano a Eni quale sarebbe stato il tempo necessario per cominciare a produrre gas dal gigantesco campo di Zohr al largo dell’Egitto, si ipotizzava una data compresa tra il 2019 e il 2021. Invece il primo gas proveniente dal campo egiziano è cominciato a fluire all’inizio di dicembre, segno che l’industria degli idrocarburi sta cambiando pelle. In passato serviva molto più tempo per le esplorazioni, le pianificazioni e le attrezzature prima di prendere la decisione finale di investire. Ma ora non è più così: la crisi del 2014 ha cambiato il contesto, costringendo i giganti del settore a diventare più agili e flessibili.

Zohr esempio di un nuovo corso tra le major internazionali

Zohr ne è un esempio: messo all’asta per la prima volta nel 2012, la scoperta dell’enorme giacimento è avvenuta solo nel 2015. Senza dimenticare che nonostante il Mediterraneo non sia considerato il luogo più produttivo del mondo quando si tratta di petrolio e gas, Zohr con riserve stimate in 850 miliardi di metri cubi di gas naturale, ha davvero dato una scossa alla storia. Da quella scoperta in poi, Eni ha approfittato della tecnologia per lavorare in parallelo con le esplorazioni sul campo e il suo sviluppo iniziale. L’impresa passerà alla storia come un’altra missione considerata impossibile e resa invece possibile da una serie di fattori, tra cui la tecnologia, una nuova efficienza che ha consentito il risparmio dei costi, e la consapevolezza che in un mondo sempre più dominato dal gas naturale ogni giorno è prezioso e non dovrebbe essere sprecato se si vuole posizionare l’azienda davanti alla concorrenza.

Realizzato un nuovo molo da 2,5 km sul Mar Rosso per le navi gasiere e petroliere

Proprio da Zohr parte la storia dell’Egitto che si candida a diventare in un futuro sempre più prossimo, un autentico hub del gas del Mediterraneo. Il paese inaugurerà nei prossimi giorni un nuovo molo per le navi gasiere e petroliere sul Golfo di Suez. Il nuovo molo da 2,5 km è stato costruito da SUMED, che per decenni ha gestito due condotte dal Mar Rosso al Mediterraneo. Il molo avrà tre ormeggi per ricevere vettori di gas naturale e di prodotti petroliferi. Dovrebbe essere completato entro la fine del mese, secondo quanto riporta al quotidiano Al-Masry Al-Youm, il presidente di SUMED Mohamed Abdel-Hafez. Il paese sta costruendo, inoltre, depositi di rifornimento per le navi sempre lungo il Canale di Suez e sta ampliando la sua capacità di raffinazione. Dispone di un’ampia rete di gasdotti e di due impianti di liquefazione del gas inutilizzati pronti per l’esportazione di nuovo combustibile man mano che verrà prodotto. SUMED, di proprietà del 50 per cento del governo egiziano e per il resto degli esportatori di petrolio arabo nel Golfo, sta spendendo 415 milioni di dollari per espandere le sue strutture, principalmente sul tratto finale del Mar Rosso. Infine sta costruendo nove serbatoi di stoccaggio petrolifero da 300 mila metri cubi e impianti di carico e scarico. I serbatoi dovrebbero essere completati entro la fine del 2018, ha detto Abdel-Hafez. L’istituto bancario egiziano NBK-Egypt ha fornito, infine, 300 milioni di dollari per finanziare tutti i progetti. Il paese ritiene che la sua posizione strategica a cavallo del Canale di Suez e di ponte terrestre tra Asia e Africa, coniugata con infrastrutture ben sviluppate, possa contribuire a trasformare l’Egitto in un centro di commercio e distribuzione per i paesi della regione e anche oltre. mise

L’enorme sviluppo dell’Egitto è merito non solo del gigantesco giacimento di Zohr ma anche di altre scoperte come il campo offshore di Atoll a nord di Port Said in mano a Bp. Il governo del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha annunciato l’approccio al modello “hub” della sua politica energetica, ma deve ancora affrontare diversi ostacoli logistici e politici per raggiungere il suo obiettivo. “All’inizio del 2021, l’Egitto sarà uno dei principali hub regionali per il gas e il petrolio greggio”, ha dichiarato il mese scorso il ministro del Petrolio Tarek El Molla in una conferenza stampa. Secondo gli analisti, infatti il modo più economico per i vicini dell’Egitto di spedire le loro forniture di gas all’estero sarebbe quello di utilizzare i due impianti di liquefazione mai utilizzati del paese anche se ciò potrebbe essere complicato per via dei problemi logistici e dei vincoli finanziari. Ma soprattutto del quadro politico instabile nella regione. A testimonianza di questo attivismo del Cairo, Sisi il 20 novembre scorso si è recato in visitato a Cipro, dove ha discusso la costruzione di un gasdotto per consegnare gas in Egitto dal campo Afrodite, e una delegazione che rappresenta il giacimento di gas israeliano Tamar è andata al Cairo per discutere possibili importazioni in Egitto. Funzionari della Exxon Mobil hanno, inoltre, recentemente avuto colloqui con gli egiziani per discutere di investimenti in petrolio e gas. Il piano per il momento è quello di invertire il flusso sul gasdotto per spedire gas da Israele, dal campo da 7 trilioni di metri cubi di Tamar e dal campo Leviathan da circa 20 trilioni di metri cubi, agli impianti di liquefazione egiziani. Ma l’operazione è ostacolata da una disputa sul gas che l’Egitto non è riuscito a consegnare dopo il 2012. La visita di fine novembre al Cairo da parte dei negoziatori sul campo di Tamar è stata la seconda visita al Cairo in altrettanti mesi. Tanto che gli israeliani stanno pensando di costruire un nuovo gasdotto sottomarino per bypassare il Sinai ed evitare sabotaggi o utilizzare il gasdotto separato che l’Egitto ha costruito in Giordania, Siria e Libano. La sfida con il campo Afrodite da 4,5 trilioni di metri cubi di Cipro è invece principalmente economica. Ai prezzi correnti del gas, non è abbastanza grande da giustificare un gasdotto sottomarino verso l’Egitto a meno che non si facciano ulteriori scoperte. Percorsi alternativi per i vicini egiziani, come ad esempio pipeline dirette verso Turchia, Grecia o Italia, potrebbero essere troppo costosi a causa della profondità del fondale marino.

egittoIl ministero del Petrolio egiziano mira a raggiungere gli 8 mld di metri cubi di gas al giorno nel 2020-2021

Per il momento il ministero del Petrolio sta puntando ad aumentare la produzione media di gas naturale egiziano in questo anno fiscale del 19,53%, per raggiungere 5.342 miliardi di metri cubi di gas naturale al giorno, rispetto ai 4.469 miliardi di al giorno dell’anno fiscale 2016-2017. Il ministro del Petrolio El Molla ha sottolineato che il suo ministero prevede che la produzione di gas naturale aumenti di 1 miliardo di metri cubi al giorno, raggiungendo i 6,2 miliardi entro la fine dell’anno fiscale 2017-2018. Secondo i dati, il ministero mira ad aumentare i tassi di produzione di gas fino a raggiungere gli 8 miliardi di metri cubi di gas al giorno nell’esercizio finanziario 2020-2021, il che significa che ci sarà un aumento del 100% rispetto al 2015. Secondo El Molla, i giacimenti di Zohr, Alessandria del Nord e Nawras contribuiranno ad aumentare la produzione di gas naturale nel prossimo anno del 50% rispetto al 2016. Contribuiranno, inoltre, a far raggiungere al paese l’autosufficienza nel settore del gas naturale entro la fine del 2018, in quanto i tre progetti garantiranno un aumento della produzione di gas naturale del 100% entro il 2020.

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