La Germania emetterà quindi meno certificati di Co2 per garantire che la sua uscita dal carbone non aggravi l’eccesso di permessi accumulatosi nell’Ue, con la conseguenza di portare a un abbassamento dei prezzi della Co2
La Germania vuole assicurarsi che il suo piano di cancellare i certificati di emissione emessi per le centrali a carbone che verranno chiuse non comprometta il sistema di scambio di emissioni dell’Ue. È quanto prevede un disegno di legge del governo tedesco anticipato da Reuters.
IL DISEGNO DI LEGGE TEDESCO
Secondo Reuters, il governo tedesco “intende raggiungere questo obiettivo utilizzando la riserva di stabilità del mercato Ue, un meccanismo entrato in vigore l’anno scorso con l’obiettivo di ritirare dal mercato i permessi in eccesso. La proposta del governo prevede anche che i ministeri tedeschi delle finanze e dell’economia lavorino con almeno due esperti indipendenti per determinare quanti certificati collocati nella riserva dell’Ue debbano essere cancellati”.
L’OBIETTIVO DEL GOVERNO MERKEL
Il governo del Cancelliere Angela Merkel vuole chiudere tutte le centrali elettriche a carbone della Germania entro il 2038 al più tardi come parte delle misure per raggiungere l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra al 55% rispetto al loro livello del 1990. La bozza anticipata da Reuters evidenzia che la Germania informerà l’Ue sulla riserva di permessi di emissione che desidera cancellare nell’anno solare successivo alla chiusura delle centrali.
La Germania emetterà quindi meno certificati di Co2 per garantire che la sua uscita dal carbone non aggravi l’eccesso di permessi accumulatosi nell’Ue, con la conseguenza di portare a un abbassamento dei prezzi della Co2 e ad un indebolimento degli incentivi per la riduzione delle emissioni.
OBBLIGO DI CHIUSURA PER LE CENTRALI
Non solo. La bozza dice anche che la Germania obbligherà alla chiusura le centrali elettriche alimentate a carbone a partire dal 2027 nel caso in cui le utilities non accettino le offerte di compensazione. Una inversione di marcia importante rispetto a una bozza di legge dello scorso anno che al contrario, non imponeva alcun obbligo agli operatori ma solo un mix di sussidi e bandi per incoraggiarli a chiudere gli impianti da valutare tra il 2024 e il 2026.