I buoni risultati ottenuti da Glencore, Rio Tinto e BHP sono legati all’aumento della domanda di metalli: c’entra la transizione energetica
Glencore, Rio Tinto e BHP, tre delle più grandi società minerarie al mondo, hanno aumentato i loro dividendi, aiutate da un contesto di mercato particolarmente favorevole: si parla infatti di un nuovo boom delle materie prime.
LE AZIONI DI GLENCORE
Le azioni di Glencore sono cresciute del 4,1 per cento a Londra, il massimo dal maggio del 2019. L’azienda – con sede in Svizzera – riprenderà a distribuire i dividendi dopo la sospensione decisa l’anno scorso, per un totale di 1,6 miliardi di dollari.
LE ENTRATE DI BHP
BHP – che è australiana – ha invece parlato di dividendi per 1,01 dollari per azione (l’anno scorso erano di 0,65 dollari per azione). Nel secondo semestre del 2020 la società ha riportato profitti per 6,04 miliardi di dollari, mancando tuttavia l’obiettivo di 6,33 miliardi: a detta di BHP, le sue attività legate al carbone sono state danneggiate dalle tensioni tra Australia e Cina.
RIO TINTO: DIVIDENDI PER 3,09 DOLLARI
Rio Tinto – società anglo-australiana – ha comunicato ieri i suoi risultati per il 2020, che le hanno garantito le entrate più alte dal 2011. Ha annunciato dividendi per 3,09 dollari per azione, contro i 2,31 dollari del 2019.
L’AUMENTO DEI PREZZI DEI METALLI
I risultati positivi ottenuti da Glencore, Rio Tinto e BHP sono legati all’aumento dei prezzi dei metalli. Il rame, ad esempio, è arrivato questa settimana a 8400 dollari a tonnellata. Secondo la società di servizi finanziari Citigroup, raggiungerà presto i 10.000 dollari a tonnellata.
UN NUOVO SUPERCICLO DELLE MATERIE PRIME?
Si sta parlando di un nuovo “superciclo” delle materie prime: per la banca d’investimento JPMorgan Chase è già iniziato.
Questo scenario, favorevole per le aziende del settore minerario, è legato da una parte all’ottimismo sulla ripresa delle economie dalla crisi del coronavirus, grazie agli stimoli offerti dai governi e dalle banche centrali, e dall’accelerazione della transizione energetica verso le fonti rinnovabili. Dall’altra parte, al previsto aumento della domanda di metalli – necessari nei processi industriali e per le tecnologie per le “energie pulite” – si contrappone un’offerta scarsa.
E IL PETROLIO?
Anche il prezzo del petrolio è in netta crescita, aiutato sia dall’ottimismo sull’aumento della domanda, sia – e forse soprattutto – dai corposi tagli all’offerta decisi dai produttori del gruppo OPEC+, e in particolare l’Arabia Saudita.
Non tutti gli analisti sono infatti sicuri che il “superciclo” riguarderà pienamente il greggio, la cui richiesta dovrebbe via via diminuire nei prossimi anni con il passaggio alle auto elettriche, ad esempio.
Secondo Citigroup, “la ripresa del prezzo del petrolio non è sostenibile come quella dei metalli”.
LA DOMANDA CINESE
Per BHP i prezzi del minerale di ferro saranno mantenuti alti soprattutto dalla domanda della Cina, che lo utilizzerà per produrre acciaio e realizzare i suoi grandi progetti infrastrutturali.