Nell’ultima bozza del comunicato si legge che “sulla base delle analisi dell’AIE, riconosciamo che ci sarà una notevole incertezza sulla domanda futura di gas naturale e GNL e, di conseguenza, bisognerà affrontare dei rischi di differenza tra domanda e offerta”
I ministri del clima dei Paesi del G7 per il momento hanno deciso di fare marcia indietro sul loro comunicato – in cui promuovevano la futura e crescente domanda di GNL – osservando invece che potrebbe esserci una “notevole incertezza” sull’effettivo consumo di gas naturale liquefatto. In una precedente bozza di comunicato sulla riunione di questa settimana dei ministri del clima e dell’energia del G7 si richiedevano “necessari investimenti upstream in GNL e gas naturale”, tra le ricadute energetiche dell’invasione russa dell’Ucraina, e si affermava che “la domanda di GNL continuerà a crescere”.
LA NUOVA BOZZA DEL COMUNICATO DEI MINISTRI
Oggi le discussioni sul comunicato sono riprese, prima della riunione ministeriale del 15-16 aprile a Sapporo, in Giappone, ma la formulazione è stata cambiata, come mostra l’ultima bozza rivista dall’agenzia Reuters. Nel documento dello scorso 5 aprile si legge infatti: “Riconosciamo che, sulla base delle analisi dell’Agenzia Internazionale per l’Energia, ci sarà una notevole incertezza sulla domanda futura di gas naturale e GNL e, di conseguenza, bisognerà affrontare dei rischi di differenza tra domanda e offerta”.
La bozza ha modificato anche la terminologia precedente sugli investimenti in GNL e gas, dicendo che questi ultimi saranno necessari “per colmare il divario in modo coerente con i nostri obiettivi e impegni sul clima”. In una riga è stato aggiunto che “inoltre, accelereremo la transizione verso l’energia pulita attraverso il risparmio energetico e la riduzione della domanda di gas nel processo di decarbonizzazione”.
Dal documento non è chiaro perché siano state apportate queste modifiche. La bozza però mostra che l’Italia, la Germania, la Francia e l’Unione europea, però, si sono opposte alla proposta iniziale sull’aumento della domanda di GNL.
I PIANI DEL GIAPPONE
Un funzionario che si occupa di affari internazionali presso il ministero dell’Industria giapponese ha rifiutato di commentare la bozza, affermando che i negoziati sono in corso. Alcuni scienziati e analisti hanno avvertito che nuovi investimenti in combustibili fossili annullerebbero gli obiettivi sul cambiamento climatico concordati a livello globale.
Il Giappone prevede di mantenere il GNL come combustibile di transizione per almeno 10-15 anni, e molte aziende giapponesi sono coinvolte in progetti di gas super-refrigerati a livello globale. Il documento potrebbe ancora cambiare, prima di essere adottato. L’ultimo testo mostra che i Paesi sono ancora in disaccordo su altre questioni.
IL FRONTE DEL NO ALLE NUOVE CENTRALI A CARBONE
L’Unione europea, gli Stati Uniti e il Giappone si sono opposti alla proposta della Gran Bretagna di impegnarsi ad eliminare gradualmente la produzione interna di energia elettrica da carbone entro il 2030 e – si legge nell’ultima bozza – chiedono la cancellazione del piano globale su nuove centrali a carbone.
Il Giappone vuole avviare nelle sue centrali elettriche a carbone un’ampia co-combustione di ammoniaca, come un modo per ridurre le emissioni di CO2, e sta cercando il sostegno di altri Paesi del G7 su questo piano.
L’ultima bozza riconosce che alcuni Paesi prevedono di utilizzare “l’idrogeno e i suoi derivati” – tra cui l’ammoniaca – per ridurre le emissioni del settore energetico, in linea con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius.