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Piccoli Comuni Green Economy

Realacci (Symbola): i piccoli comuni sono centrali nella sfida della green economy

Come la green economy può aiutare la ripresa italiana, anche nei piccoli comuni. Intervista ad Ermete Realacci, ex-parlamentare e presidente della Fondazione Symbola

Diversi governi hanno visto nella pandemia un’opportunità per promuovere le politiche di decarbonizzazione. La transizione energetica verso le rinnovabili può davvero aiutarci ad uscire dalla recessione causata dal coronavirus?

Già prima della pandemia, come afferma il Manifesto di Assisi promosso dalla Fondazione Symbola e dal Sacro Convento, affrontare con coraggio la crisi climatica rappresentava, oltre che una necessità, una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro.

La necessità di far ripartire l’economia su nuove basi ha reso questa opportunità ancora più evidente. Per questo l’Europa ha indicato con chiarezza che le ingenti risorse mobilitate dal Recovery Fund devono essere indirizzate a tre priorità: sanità-coesione, transizione verde, economia digitale. Qualcuno, nel confuso dibattito italiano, lo dimentica.

Aggiungo che da tempo arrivano segnali interessanti dal mondo dell’energia e dell’economia. Prendiamo ad esempio quanto sta accadendo in America. Uno dei messaggi più forti di Trump nelle passate elezioni presidenziali, oltre a quello del muro con il Messico, era quello del rilancio del carbone americano. In aperta opposizione agli accordi internazionali di Parigi per contrastare la crisi climatica.

È facile trovare sulla rete immagini di Trump che parla mentre centinaia di persone alzano cartelli con scritto TRUMP DIGS COAL (Trump scava carbone). Ma da quando è presidente il consumo di carbone è calato, hanno chiuso 50 centrali e nell’ottobre scorso tutti i nuovi impianti elettrici costruiti negli USA, sia in Stati democratici che in Stati repubblicani, erano alimentati da fonti rinnovabili. I fatti sono argomenti testardi.

Lo sviluppo sostenibile può aiutare a rilanciare le economie dei piccoli comuni italiani? Se sì, come?

La nostra green economy che rende più competitive le nostre imprese e produce posti di lavoro, affonda le radici, spesso secolari, in un modo di produrre legato alla qualità, alla bellezza, all’efficienza, alla storia delle città, alle esperienze positive di comunità e territori. Fa della coesione sociale un fattore produttivo e coniuga empatia e tecnologia.

I piccoli comuni, come Symbola sostiene da sempre e come molti hanno capito di più nel corso della pandemia, sono un terreno privilegiato di questa sfida. Di un’economia che parla italiano ed è più attenta alle ragioni dell’uomo. Penso non solo a nuove forme di turismo o alle produzioni agricole di qualità: secondo uno studio di Symbola e Coldiretti il 92% delle DOP e IGP è il 79% dei grandi vini hanno a che fare con il territorio dei piccoli comuni.

Riguarda anche una parte importante del Made in Italy, perché oggi per essere competitivi nel mondo serve più un bel paesaggio e la banda larga che una ciminiera che fuma. E servono nuove politiche come quelle previste dalla legge 158/2017 sulla valorizzazione dei piccoli comuni di cui sono il primo firmatario e che è ancora largamente inapplicata. Il Recovery Fund è un’occasione importante per accelerare questo percorso.

Nel manifesto di Assisi spiegate che la “green economy” non è positiva soltanto per l’economia e per l’ambiente, ma anche per la società stessa. Che cosa intende?

Credo che uno dei punti centrali del Manifesto di Assisi e la sua originalità anche nel contesto internazionale è la convinzione, rappresentata anche dai firmatari, che le sfide che abbiamo davanti possono essere affrontate solo mobilitando le migliori energie tecnologiche,istituzionali, politiche, sociali, culturali. Il contributo di tutti i mondi economici e produttivi e soprattutto la partecipazione dei cittadini. Importantissimo in questa direzione è stato il contributo dell’enciclica Laudato Si’ di Papà Francesco. Possiamo farcela con una nuova alleanza che attraversa tutta la società. E con la convinzione che non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia.

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