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Transizione Energetica Ue

Per Bank of America la prossima “guerra” sarà sul clima

La prossima “guerra” per la supremazia globale non sarà incentrata sul commercio o sulla tecnologia, ma sul clima e sulle energie pulite

Secondo Bank of America, la prossima “guerra” per la supremazia politica ed economica non sarà incentrata sul commercio o sulla tecnologia, ma sul clima. Un report pubblicato dall’istituto statunitense afferma per l’appunto che la questione più importante del decennio in corso è e sarà il cambiamento climatico. E la Cina – come nota Haim Israel, responsabile della ricerca in Bank of America – ha investito nell’azione climatica il doppio degli Stati Uniti

UNA VIA PER LA SUPREMAZIA GLOBALE

“Crediamo che le strategie climatiche offrano una via per la supremazia globale”, ha detto Israel. “Attraverso la regolazione, le limitazioni alle esportazioni, i dazi o investimenti significativi, riteniamo che gli Stati Uniti e la Cina faranno tutto il necessario per assumere la guida dell’azione climatica”.

IMPATTO ECONOMICO ED INVESTIMENTO

Secondo Israel, l’impatto economico del cambiamento climatico potrebbe raggiungere una cifra di 69mila miliardi di dollari durante questo secolo. Gli investimenti nella transizione energetica dovranno aumentare di 4mila miliardi all’anno, con investimenti annui in ricerca e sviluppo per oltre 100 miliardi di dollari.

COME SI POSIZIONANO EUROPA E CINA

Nel report di Bank of America si legge che, mentre la Cina domina il mercato dei veicoli elettrici e delle batterie, l’Europa eccelle nello sviluppo delle fonti rinnovabili.

LE PROSPETTIVE PER LE AZIENDE

Stando alle stime dell’istituto, la capitalizzazione di mercato per le aziende che affrontano il cambiamento climatico potrebbe essere di circa 6mila miliardi di dollari, tra rinnovabili, veicoli elettrici e sostenibilità ambientale, sociale e di governance (i cosiddetti criteri ESG: environmental, social and governance).

“Il risultato finale”, secondo Israel sarà che le compagnie leader nel percorso di transizione riusciranno a raccogliere grandi somme di denaro, mentre i “ritardatari del clima” potrebbero incappare in ostacoli finanziari o ricevere valutazioni più basse. Di recente Larry Fink, il presidente di BlackRock – la più grande società di investimento al mondo – aveva dichiarato che oggi sempre più investitori puntano sulle aziende che si danno obiettivi di sostenibilità, invitando le società ad adeguarsi al nuovo contesto dettato dalla decarbonizzazione.

FILIERE E DAZI LEGATI ALLE EMISSIONI

I punti critici nella futura “guerra per il clima” riguarderanno il dominio delle filiere delle “energie pulite”, le politiche incentrate sulla produzione manifatturiera interna (in modo da ridurre la dipendenza dall’estero) e le tariffe commerciali legate alle emissioni di carbonio.

AMERICA CONTRO CINA

Haim Israel ha detto a Bloomberg che entro il 2030 la capacità eolica e solare della Cina aumenterà rispettivamente di tre e quattro volte rispetto ai livelli attuali. Negli Stati Uniti l’espansione sarà minore: le stime dicono che, per la stessa data, la capacità eolica raddoppierà e quella solare triplicherà. In Cina sarà più corposa anche la crescita del settore delle batterie per i veicoli elettrici, rispetto all’America.

La corsa alle tecnologie per le energie pulite tra le due superpotenze significherà che la domanda di petrolio e quella di automobili con motori a combustione interna raggiungeranno entrambe il loro picco entro questo decennio.

OFFESA E DIFESA

Secondo Israel, non è solo una questione di “offesa, ma anche di difesa”. “Le tensioni potrebbero crescere a causa della dominanza della Cina nelle filiere dell’energia solare e nella produzione di terre rare”, sostiene l’analista, ma anche a causa di politiche focalizzate sulla produzione domestica come Buy American di Joe Biden e come la spinta dell’Unione europea per la creazione di filiere locali per le batterie.

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