Advertisement vai al contenuto principale
Rinnovabili

Perché la transizione energetica è un fattore di rischio politico

Secondo la società di consulenza Eurasia Group, al di là della retorica e delle strette di mano, la transizione energetica sarà l’ennesimo terreno di scontro tra i governi

La società di consulenza Eurasia Group ha pubblicato il rapporto Top Risks 2021, una classifica dei dieci principali fattori di rischio politico per l’anno in corso. L’analisi tratta della polarizzazione politica negli Stati Uniti d’America, per esempio, oppure della possibilità di una ripresa molto lenta dalla crisi del coronavirus.

Il terzo maggiore fattore di rischio individuato per il 2021 è la questione climatica.

GLI ANNUNCI E LA RETORICA POSITIVA

Il 2020 è stato l’anno più caldo mai registrato – scrive Eurasia Group –, con i governi e le aziende che hanno però annunciato tutta una serie di misure per far fronte alla crisi.

L’Unione europea, la Cina, il Regno Unito, il Giappone, la Corea del sud e il Canada hanno infatti fissato degli obiettivi per il raggiungimento della neutralità carbonica – ovvero l’azzeramento delle emissioni nette – per la metà del secolo; molte grandi aziende ed istituti finanziari hanno preso impegni simili.

Anche gli Stati Uniti sono entrati in partita – o meglio, lo saranno a breve: il presidente eletto Joe Biden ha detto di voler rientrare nell’accordo di Parigi e ha messo a punto un ambizioso piano per l’azzeramento delle emissioni nette di CO2 entro il 2050, invertendo molte delle politiche climatiche ed energetiche di Donald Trump, che al contrario ha promosso lo sviluppo dei combustibili fossili.

NET ZERO E G-ZERO

Eurasia Group scrive che il piano di Biden si accompagna ad una retorica positiva, che immagina un ritorno alla piena collaborazione tra gli stati e ad un “trionfo del net zero sul G-Zero”: la cooperazione tra i vari governi sul clima, cioè, permetterà di riempire nuovamente quel vuoto di leadership che aveva appunto creato un situazione di G-Zero (in opposizione al G7), nella quale nessun paese o gruppo di paesi è più in grado di assumere la guida dell’agenda internazionale e di coordinare una risposta globale ad una crisi.

In realtà – come precisato nel rapporto – la realtà sarà meno idilliaca di così: la maggiore ambizione climatica avrà intanto dei costi per le aziende e per gli investitori; e poi, sovrastimare la coordinazione tra i piani dei vari governi significa correre dei rischi. Secondo Eurasia Group, al di là delle dichiarazioni politiche e della retorica, delle strette di mano e degli accordi, la transizione energetica sarà piuttosto dominata dalla competizione e della mancanza di coordinazione tra gli stati.

COSA FARANNO EUROPA E CINA

Nella previsione di Eurasia Group, alcuni governi – come l’India, l’Australia e il Brasile – cercheranno innanzitutto di proteggere i propri asset ad alte emissioni di CO2 dalle pressioni internazionali e dalla concorrenza.

Gli europei rimarranno i più grandi investitori climatici sia in patria che all’estero, e si preparano a tassare le importazioni provenienti da quei paesi che emettono maggiori quantità di gas serra “come la Cina, la Russia e gli Stati Uniti”.

La Cina lancerà un massiccio programma di decarbonizzazione attraverso il quattordicesimo piano quinquennale, ricorrendo al suo modello di “capitalismo di stato” per dominare le filiere globali delle nuove tecnologie per le energie rinnovabili.

UNA NUOVA “CORSA” TRA AMERICA E CINA

L’America cercherà di tenere il passo della Cina, e si arriverà ben presto ad una nuova “corsa” tra le due superpotenze, basata stavolta sulle tecnologie per le energie pulite: come le batterie per la mobilità elettrica e lo stoccaggio energetico, innanzitutto.

In sostanza, la transizione energetica diventerà una questione industriale e di sicurezza nazionale. E le supply chain delle energie pulite subiranno pressioni molto simili a quelle che hanno riguardato i semiconduttori e le apparecchiature per il 5G in questi ultimi anni.

DA COOPERAZIONE A COMPETIZIONE

Nel 2021, dunque, la questione climatico-energetica passerà dall’essere un campo di cooperazione a un’arena di competizione tra i governi. Il risultato di tutto questo sarà l’ulteriore frammentazione di uno scenario internazionale già fortemente diviso. I vari paesi – America e Cina innanzitutto – collaboreranno sul clima e sul contenimento dell’aumento della temperatura globale, ma si scontreranno sull’energia.

Ecco perché, conclude Eurasia Group, le aziende correranno grossi rischi se decideranno di scommettere sugli annunci di net zero senza tenere conto del contesto di G-Zero.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su