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RCS Talk 17-10-2024 energia

I progetti e le idee delle aziende italiane su energia, innovazione e transizione

Il talk di oggi è stato l’occasione per un confronto tra i principali operatori dell’energia per condurre la transizione e la trasformazione del settore, con alleanze internazionali che garantiscano la diversificazione delle fonti e l’approvvigionamento

Azioni e attività volte ad accelerare la revisione dei sistemi energetici nazionali e dei settori industriali chiave dell’Italia, con l’obiettivo finale di limitare il riscaldamento globale, garantendo al tempo stesso che l’energia del futuro sia accessibile, sicura e inclusiva. Questi i principali temi sul tavolo dell’RCS Green & Talk “Transition to Net Zero, Innovare l’Energia”, svoltosi oggi nella Sala Dino Buzzati del Corriere della Sera, a Milano.

Il talk di oggi è stato l’occasione per un confronto tra i principali operatori del settore per condurre la transizione e la trasformazione del panorama energetico con alleanze internazionali che garantiscano la diversificazione delle fonti e l’approvvigionamento.

Il primo a prendere la parola durante il talk è stato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

PICHETTO: SPERIAMO DI ARRIVARE A 8 GW INSTALLATI DI RINNOVABILI NEL 2024

“La transizione in Italia va avanti” ha dichiarato il ministro, che ha aggiunto: “abbiamo previsto 70 GW aggiuntivi nel 2030. Si nota una progressione all’aumento, quest’anno speriamo di arrivare almeno a 8 GW di rinnovabili installati, o comunque di superare i 7 GW, mantenendo la progressione degli ultimi anni”. Pichetto ha spiegato poi che “le autorizzazioni qualche difficoltà continuano a portarle, ma resta una sfida di questo ministero. L’obiettivo è avere energia, la sicurezza e far pagare meno. Bisogna avere il coraggio di fare delle scelte, ma dire ‘no’ non è la regola più corretta”.

Parlando poi di nucleare, il ministro ha affermato che il percorso “è iniziato il 21 settembre 2023, quando abbiamo sdoganato la possibilità di parlare nuovamente di nucleare in Italia. Poi abbiamo dato l’incarico al professo Guzzetta e al suo gruppo di lavoro per ricostruire le norme. Il PNIEC prevede di utilizzare centrali nel 2035, ma dobbiamo avere un quadro giuridico e certezze nel momento in cui si arriva alla decisione. Non possiamo raggiungere obiettivi e previsioni di consumo di energia solo con il fotovoltaico, l’eolico e gli accumuli, non possiamo riempire questo meraviglioso Paese di impianti. Il piano che abbiamo fatto prevede una quota di nucleare nuovo, che non è più quello delle grandi centrali. Il disegno giusto per il nostro Paese è l’equilibrio, dobbiamo avere una quota di nucleare per avere continuità e sicurezza”.

CATANIA (INNOVATEC): IL 69% DELLE IMPRESE ITALIANE HA INVESTITO NELLA SOSTENIBILITA’

“Quasi il 70% delle imprese italiane, il 69%, ha fatto investimenti nella sostenibilità, mentre due anni fa era il 45%. Il 73% delle imprese si aspetta dei vantaggi economici da questi investimenti, e il 50% li ha già ottenuti. Inoltre, il 25% delle imprese dà importanza alla circolarità, cioè al riutilizzo delle risorse”. Lo ha dichiarato Elio Catania, presidente di Innovatec.

“Tra i dati negativi – ha aggiunto Catania – c’è il fatto che solo il 20% delle imprese ha definito un piano complessivo della sostenibilità, e l’80% afferma che costa molto e che non ci sono risorse”.

ABBÀ (SAIPEM): SULLA CCS SAIPEM E’ UNO DEI POCHI PLAYER CHE COPRE L’INTERA CATENA DEL VALORE

“Saipem implementa e realizza progetti per i clienti. Abbiamo una serie di attività e di tecnologie già disponibili sul mercato e dei progetti in corso, ad esempio sulla CCS. Abbiamo una tecnologia nostra di cattura della CO2 e siamo uno dei pochi player al mondo in grado di coprire tutta la catena del valore”. Lo ha dichiarato Filippo Abbà, Chief Technology & Innovation Officer di Saipem, intervenendo all’RCS Green & Talk “Transition to Net Zero, Innovare l’Energia”.

“Stiamo lavorando sulle nuove molecole – ha aggiunto Abbà –, come idrogeno, blue e green ammonia, i biofuel… abbiamo in corso progetti di riconversione di alcune raffinerie di Eni per la produzione di biofuel. Siamo coinvolti in una hydrogen valley in Puglia. Questo è un settore oggi in attività. Sull’eolico offshore invece abbiamo già contribuito alla realizzazione di fondazioni e strutture sottomarine per circa 8 GW nel Mare del Nord. Lo facciamo clienti esteri, ma con una fortissima componente italiana: abbiamo infatti circa 35.000 persone nel mondo di cui 7.000 in Italia, ma abbiamo la capacità di fabbricare queste strutture nella nostra yard id Arbatax, in Sardegna. Realizziamo quindi queste strutture che poi vengono trasportate via mare ovunque nel mondo”.

BATTAINI (PRYSMIAN): OGGI IL MERCATO DEI CAVI SOTTOMARINI VALE 20 MILIARDI DI EURO

“La transizione energetica prevede di sostituire i combustibili fossili con fonti rinnovabili. Prima di rinforzare la rete che distribuisce energia elettrica, però, bisogna collegare queste nuove fonti di generazione con la rete stessa. Una fonte rinnovabile non viene installata nei posti che tradizionalmente venivano utilizzati per produrre elettricità, come gli impianti a gas o al carbone del passato, ma nel Mare dl Nord o in zone remote rispetto a dove  avviene il consumo. Bisogna quindi collegare queste fonti con la terraferma e la rete”. Lo ha dichiarato Massimo Battaini, CEO di Prysmian, intervenendo all’RCS Green & Talk “Transition to Net Zero , Innovare l’Energia”.

“Questi collegamenti – ha aggiunto Battaini – sono molto importanti, richiedono molta innovazione, spesso sono realizzati con cavi sottomarini, anche a 2.000 metri di profondità e interrati. Questo è un business che è diventato enorme: se 4-5 anni fa il mercato dei cavi sottomarini e terrestri di grande potenza valeva 2 miliardi di progetti l’anno, oggi vale 20 miliardi. Questo dimostra quanto noi aziende dobbiamo investire per la transizione energetica”.

BRESCIANI (B. HUGHES): LA CCS È NECESSARIA PERCHÉ IL GAS RESTERÀ A LUNGO

“Baker Hughes ha un approccio olistico sulla transizione energetica. La CCS fa parte di questo processo: noi ne siamo convinti perché crediamo che il gas resterà con noi per un lungo periodo. Il gas può essere prodotto senza emissioni, quindi c’è la possibilità di avere un gas pulito, ma questo richiede la cattura della CO2”. Lo ha dichiarato Alessandro Bresciani, senior vicepresident Climate Technology Solutions di Baker Hughes, intervenendo all’RCS Green & Talk “Transition to Net Zero , Innovare l’Energia”.

“La CCS – ha aggiunto Bresciani – può essere divisa in più fasi: noi abbiamo investito nelle tecnologie di post-combustione, abbiamo 4 tecnologie che nei prossimi anni lanceremo sul mercato, una delle quali è già pronta per essere utilizzata. Nella CCS ci sono tecnologie che si adattano a circostanze specifiche: la cattura della CO2 è semplice quando c’è un’alta concentrazione di anidride carbonica, mentre è molto più difficile E costosa quando la concentrazione di CO2 è bassa. Nella post-combustione di una turbina a gas la concentrazione è sotto il 4%, quindi servono impianti molto grandi per processare un volume enorme di gas esausti e catturare il 4% della CO2. Bisogna quindi capire come ridurre questi costi per le concentrazioni basse”.

DESCALZI (ENI): LA DOMANDA DI ENERGIA NON È CAMBIATA, L’80% È ANCORA DI FOSSILI

“Non tutti riescono ad essere allo stesso livello nello stesso momento. È la domanda che comanda. L’Europa negli ultimi 5 anni ha lavorato per cambiare un’offerta che non è stata cambiata perché la domanda a livello globale è intorno all’80% di fossile e sull’elettricità comanda il carbone, che è avanti di 10 punti sul gas”. Lo ha dichiarato Claudio Descalzi, CEO di Eni, intervenendo all’RCS Green & Talk “Transition to Net Zero, Innovare l’Energia”.

“Noi in Italia – ha aggiunto Descalzi – siamo sulla trasformazione dell’offerta, non della domanda. Siamo sul gas e sulle rinnovabili. L’idrogeno non so quando arriverà. Il nucleare secondo me è una soluzione con gli aumenti di richiesta di energia elettrica che provengono da tutti i settori: industria, mobilità, data center… Non capiamo le dimensioni della demografia e di tute le nuove situazioni che stanno nascendo e che richiedono energia, ma le sottovalutiamo”.

GALLO (ITALGAS): LA TRANSIZIONE A QUALUNQUE COSTO NON È LA STRADA GIUSTA

“Dopo l’invasione russa dell’Ucraina è diventato chiaro che pensare alla transizione energetica a qualunque costo non è la strada giusta. Sono emersi poi due elementi molto rilevanti: la sicurezza degli approvvigionamenti e, ancora di più, il costo dell’energia”. Lo ha dichiarato Paolo Gallo, CEO & General Manager di Italgas, intervenendo all’RCS Green & Talk “Transition to Net Zero, Innovare l’Energia”.

“Per affrontare il trilemma energetico e risolverlo in modo positivo per le nostre economie e società – ha aggiunto Gallo – bisogna avere un atteggiamento che abbandona l’ideologia che ha contraddistinto l’ultima Commissione europea e adottare invece un atteggiamento di neutralità tecnologica nel trovare le soluzioni. La scorsa Commissione europea aveva non solo individuato gli obiettivi, ma aveva anche detto come raggiungerli. Io invece credo che debbano essere la tecnologie, l’evoluzione e il mercato a stabilire come raggiungerli”.

LANZETTA (ENEL): CAMBIARE SISTEMA È OPPORTUNO, MA SERVE BUON SENSO

“Oggi il sistema elettrico italiano – che rappresenta circa il 25% dell’utilizzo dell’energia – è cambiato: nel mix di generazione elettrica, il 44% proviene dalle rinnovabili, un 40% circa dal gas e il restante è importazione”. Lo ha dichiarato Nicola Lanzetta, direttore Italia di Enel, intervenendo all’RCS Green & Talk “Transition to Net Zero , Innovare l’Energia”.

“Oggi – ha aggiunto Lanzetta – cambiare il sistema energetico è una cosa opportuna, ma va fatta con buon senso. Affinché ciò si realizzi, abbiamo davanti diverse sfide tecnologiche: la prima è capire se, come e quando è possibile cambiare il mix energetico; una seconda sfida è quella delle reti elettriche e una terza è quella dell’elettrificazione”.

SALERNO (RINA): BISOGNA INVESTIRE SULLE RINNOVABILI, MA ANCHE SU CCS E NUCLEARE

“Le norme e gli obiettivi che ci vengono dati dall’Unione europea tendenzialmente sono prescrittive, cioè ci dicono cosa dobbiamo fare. Un altro modo di scrivere le norme è basato sugli obiettivi, e questo permette la neutralità tecnologica. Cioè ci vengono dati degli obiettivi, ma poi sta a noi capire e valutare come farlo”. Lo ha dichiarato Ugo Salerno, presidente di RINA,  intervenendo all’RCS Green & Talk “Transition to Net Zero , Innovare l’Energia”.

“L’Italia oggi – ha aggiunto Salerno – non è competitiva nel produrre energia con le fonti rinnovabili, lo è con i combustibili fossili. Abbiamo commesso degli errori dettati dalla miopia: ci siamo concentrati solo sulla tecnologia delle rinnovabili, che sono importantissime, ma dobbiamo investire anche sulla CCS e sul nucleare. Sul nucleare dobbiamo sbrigarci: ad esempio, con i ritmi attuali, prima di avere in funzione gli SMR dovremo aspettare fino a circa il 2035. nei prossimi 7 anni si prevede che le rinnovabili cresceranno di 5.500 GW nel mondo, tre volte la crescita dei 6 anni precedenti. Questo significa che dobbiamo mettere mano alle reti: ci sono 25 milioni di km di reti da rivedere. Dobbiamo creare anche lo storage perché avremo bisogno di circa 1.500 GW, un volume immenso”.

MAZZONCINI (A2A): C’E’ UNA FORTE ASIMMETRIA NELLA CONTRIBUZIONE DEI GOVERNI EUROPEI SULL’ENERGIA

“Negli ultimi 12 mesi in Italia l’energia è costata 102 euro/Mwh, in Germania 70 €/Mwh, in Francia 49 €/Mwh e in Spagna 56 €/Mwh. Questo avviene perché c’è un’asimmetria tra la contribuzione che i vari governi mettono nel settore dell’energia, ed è per questo che oggi non si riesce a ragionare su un prezzo unico dell’energia europeo. Ogni Paese preferisce farsi la propria politica energetica e noi, con i nostri 2.950 miliardi di euro di debito pubblico, siamo tra quelli che hanno meno risorse da mettere per ridurre il costo dell’energia”. Lo ha dichiarato Renato Mazzoncini, CEO e General Manager di A2A, intervenendo all’RCS Green & Talk “Transition to Net Zero , Innovare l’Energia”.

MONTI (EDISON): ACCOPPIARE ALLE RINNOVABILI DELLE FONTI DI ENERGIA PROGRAMMABILI

“La tecnologia delle rinnovabili ci mette a disposizione degli strumenti per investire a condizioni competitive, ma non è sufficiente. Oggi abbiamo il 40% circa di produzione elettrica da rinnovabili, ma il 60% è ancora basato sul gas naturale”. Lo ha dichiarato Nicola Monti, CEO di Edison, intervenendo all’RCS Green & Talk “Transition to Net Zero , Innovare l’Energia”.

Secondo Monti, “bisogna far sì che, investendo di più nelle fonti a costo fisso, cioè nelle rinnovabili e in prospettiva il nucleare, andiamo a ridurre la dipendenza dalla volatilità dei prezzi sul mercato delle commodities internazionali. Nel nostro mix energetico, per avere un sistema che sia affidabile, bisogna accoppiare alle fonti rinnovabili anche delle fonti programmabili, come il nucleare e la CCS. L’approccio neutro tecnologico è fondamentale, perché la tecnologia è lo strumento che può portare delle soluzioni competitive e decarbonizzate”.

IACONO (HERA): OGGI FORNIAMO SERVIZI AD UN ITALIANO SU OTTO

“Il nostro ruolo di multiutility negli ultimi anni si è evoluto: non siamo più un semplice fornitore di commodities, ma di servizi molto integrati tra loro per supportare le nostre comunità, imprese e cittadini. da normale venditor e di energia oggi forniamo servizi, come energy management ma anche servizi di produzione di energia rinnovabile”. Lo ha dichiarato Orazio Iacono, CEO del Gruppo Hera, intervenendo all’RCS Green & Talk “Transition to Net Zero , Innovare l’Energia”.

“Da utility – ha aggiunto Iacono – siamo diventati un provider di servizi per lo sviluppo sostenibile delle città, con un portafoglio ampio e bilanciato e una grande vocazione di leadership. Oggi forniamo almeno un servizio a circa 7,5 milioni di italiani, quindi 1 italiano su 8 è nostro cliente”.

DAL FABBRO (IREN): VANNO SFRUTTATI ANCHE GEOTERMIA, BIOGAS E TELERISCALDAMENTO

“Oggi, rispetto a 20 anni fa, nel settore energetico, si parla sempre di un trinomio: sicurezza energetica, competitività e ambiente. Negli ultimi anni abbiamo enfatizzato molto il tema dell’ambiente, soprattutto parte della Commissione europea, ma oggi ci siamo resi conto che dobbiamo trovare un compromesso tra questi 3 elementi. Bisogna avere una molteplicità di fonti energetiche, e in Italia dobbiamo sfruttare anche la geotermia, il biogas e il teleriscaldamento”. Lo ha dichiarato Luca Dal Fabbro, presidente di Iren, intervenendo all’RCS Green & Talk “Transition to Net Zero , Innovare l’Energia”.

TRENTIN (SIRAM VEOLIA): L’ITALIA DEVE MIGLIORAREL’ EFFICIENTAMENTO ENERGETICO

“L’ambizione e lo sforzo aggiuntivo che dobbiamo fare è ridurre il nostro fabbisogno energetico, impegnandoci per un utilizzo più efficiente dell’energia. Questo anche perché tutto deve reggersi anche dal punto di vista economico. L’impegno di ridurre l’impatto ambientale deve avere una sostenibilità anche economica”. Lo ha dichiarato Emanuela Trentin, CEO di Siram Veolia, intervenendo all’RCS Green & Talk “Transition to Net Zero , Innovare l’Energia”.

“L’efficientamento energetico – ha aggiunto Trentin –– significa anche ridurre i costi. L’Italia è uno dei Paesi europei dal costo dell’energia più alto, quindi stiamo utilizzando l’energia in modo poco efficiente. Tra il 2000 e il 2022 l’indice di intensità energetica italiana si è ridotto di circa il 14%, mentre nel resto dei Paesi europei la media di riduzione è del 28%. Ciò significa che gli altri Paesi stanno investendo nell’efficientamento energetico molto più di noi”.

ENERGIA, VENIER (SNAM): DECARBONIZZARE RICHIEDE INVESTIMENTI MASSICCI

“Negli ultimi anni ci siamo concentrati molto sugli obiettivi da raggiungere per contrastare il cambiamento climatico. Sul come raggiungerli, però, nessuno di noi ha la ricetta in mano, perché sono problemi complessi”. Lo ha dichiarato Stefano Venier, CEO di Snam, intervenendo all’RCS Green & Talk “Transition to Net Zero , Innovare l’Energia”.

“Noi – ha spiegato Venier – tendiamo a compartimentare: dobbiamo decarbonizzare la produzione di energia elettrica, ma non è che se lo facciamo risolviamo i problemi del sistema. Decarbonizzare il sistema elettrici significa trasformare circa 60.000 impianti di produzione nel mondo, costruendo un sistema infrastrutturale che richiede massici investimenti. Se affrontiamo questo problema, però, non risolviamo la questione del net zero: dobbiamo capire come questo si lega agli altri sistemi.

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