Il mercato globale vale oggi meno di 3 miliardi, ma punta a 74,8 miliardi nel 2032. Tra tecnologie mature, domanda ancora incerta e grandi player che frenano, il settore entra nella sua fase decisiva
L’idrogeno verde si prepara a entrare nella fase della scala industriale. Secondo un nuovo report di MarketsAndMarkets, il mercato globale di questo vettore passerà da 2,79 miliardi di dollari nel 2025 a quasi 75 miliardi entro il 2032, con un tasso di crescita annuo composto (CAGR) del 60%. L’Italia può giocare un ruolo importante, grazie agli oltre 3,6 miliardi di euro del Pnrr. Ma gli ostacoli sono ancora molti tra rinvii di progetti, costi elevati delle rinnovabili e regole ancora in via di definizione.
L’IDROGENO ENTRA NELLA DIMENSIONE INDUSTRIALE
È il momento della verità per l’idrogeno. Il vettore si avvicina sempre più a una dimensione industriale e le aziende dovranno decidere quali progetti arrivano davvero alla decisione finale di investimento (FID). Il rovescio della medaglia è che negli ultimi dodici mesi non sono mancate battute d’arresto. Colossi come Shell, BP e Ørsted hanno ridimensionato o cancellato progetti, colpiti dall’aumento dei costi e dall’incertezza normativa.
Il mercato attualmente è fermo a una valutazione inferiore ai 3 miliardi di dollari, ma l’obiettivo nel 2032 è raggiungere i 74,8 miliardi. Saranno tre i fattori principali a spingere questa crescita, secondo il report di MarketsAndMarkets: obiettivi net-zero vincolanti, crescita della capacità rinnovabile e domanda di soluzioni low-carbon nei settori difficili da elettrificare. Lo studio sottolinea che il cuore del mercato resta sorprendentemente “tradizionale”. Infatti, l’elettrolisi alcalina si conferma la tecnologia dominante almeno fino al 2032, con oltre il 61% della quota di mercato. Le ragioni sono diverse: costi di capitale più bassi, filiere consolidate e l’assenza di metalli critici come iridio e platino. La maggior parte dell’idrogeno green è prodotto da energia eolica, con quasi il 49% del mercato. In particolare, l’eolico offshore – grazie a fattori di capacità spesso superiori al 50% – consente un funzionamento più continuo degli elettrolizzatori, migliorandone la redditività rispetto al fotovoltaico.
IL NODO DELLA DOMANDA
Il settore della mobilità rappresenta oggi il principale sbocco dell’idrogeno verde, con il 57,7% della domanda nel 2024, secondo il report. Trasporto pesante, logistica a lungo raggio e settore marittimo sono gli ambiti dove le batterie mostrano limiti strutturali. Tuttavia, i dati dell’International Energy Agency (IEA) mostrano che oggi la domanda reale di idrogeno resta fortemente concentrata negli usi industriali tradizionali, come raffinazione e produzione di ammoniaca. Numeri che raccontano di un mercato in transizione, sospeso tra presente fossile e futuro decarbonizzato.
USA PRIMI GRAZIE AGLI INCENTIVI
Il Nord America corre più veloce di tutti. Il mercato Usa crescerà con un CAGR del 69,7%, trainata dall’Inflation Reduction Act statunitense, secondo il report. Il credito d’imposta Section 45V, fino a 3 dollari per chilogrammo di idrogeno a basse emissioni, ha cambiato radicalmente l’equazione economica dei progetti, sbloccando investimenti legati anche agli 8 miliardi di dollari per gli Hydrogen Hubs regionali.
IL POTENZIALE DELL’ITALIA
In questo scenario globale, l’Italia non parte da zero. Anzi. Il PNRR mette a disposizione oltre 3,6 miliardi di euro per lo sviluppo dell’idrogeno, con l’obiettivo di installare almeno 5 GW di elettrolizzatori entro il 2030 (nell’ambito dei target europei). Il nostro Paese può contare su tre punti forti: la forte domanda industriale di idrogeno “grigio”, le rinnovabili competitive e la posizione strategica di Hub del Mediterraneo. Acciaio, chimica, raffinazione e ceramica rendono l’Italia uno dei principali consumatori europei di idrogeno “grigio”, sostituibile progressivamente con quello verde. Inoltre, il Sud offre condizioni ideali per fotovoltaico ed eolico, con LCOE tra i più bassi d’Europa, fondamentali per abbattere il costo dell’idrogeno. Infine, il potenziale ruolo di Hub Mediterraneo potrebbe favorire importazioni di elettricità green dal Nord Africa. Secondo stime di settore, con elettricità rinnovabile a basso costo l’Italia potrebbe portare il costo dell’idrogeno verde sotto i 3 €/kg entro il 2030, avvicinandosi alla competitività con l’idrogeno fossile nei settori hard-to-abate.


