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Il boom energetico israeliano farà cambiare idea all’Ue?

La futura dipendenza dal gas naturale israeliano potrebbe cambiare l’equazione politica per molti paesi europei che attualmente criticano le politiche israeliane nei confronti dei palestinesi.

“Quest’anno partirà la produzione in uno dei più grandi giacimenti di gas naturale dell’ultimo decennio, il Leviathan. Situato nelle profondità del mare al largo della costa della città portuale israeliana settentrionale di Haifa, si stima che il Leviathan contenga oltre 21 trilioni di metri cubi di gas naturale, sufficienti a soddisfare il fabbisogno energetico israeliano per i prossimi 40 anni, lasciando comunque un’ampia quantità di combustibile per le esportazioni. Il Leviathan potrebbe rivelarsi una svolta per le relazioni di Israele con il resto del mondo e per il modo in cui i governi stranieri vedono la continua occupazione israeliana dei territori palestinesi”. È quanto evidenzia un articolo di Foreign Policy.

LE SCOPERTE NEL MAR MEDITERRANEO POTREBBERO ATTENUARE I CONFLITTI REGIONALI

Alcuni commentatori, prosegue Foreign Policy. “hanno suggerito che le recenti scoperte di gas nel Mediterraneo orientale potrebbero portare alla risoluzione a lungo termine dei conflitti regionali”. Tanto che alcune novità in materia di cooperazione regionale si stanno già mostrando: “A gennaio, Israele, Egitto, Cipro e altri attori regionali hanno annunciato la creazione del Forum del gas del Mediterraneo orientale, che esplorerà la possibilità di costruire un gasdotto di 1.200 miglia che collegherà le ricche riserve di idrocarburi del bacino levantino con l’Europa via Cipro e Creta. La Commissione europea ha contribuito con quasi 39 milioni di dollari al progetto, che si stima richiederà circa sette anni per essere completato”.

GLI ACCORDI ISRAELIANA CON L’EGITTO

Non solo. Le imprese israeliane ed egiziane “hanno raggiunto nel frattempo un accordo storico che metterà il gas a disposizione per l’esportazione. In base all’accordo, del valore di 15 miliardi di dollari, Israele spedirà 2,3 trilioni di piedi cubi di gas naturale in Egitto per essere liquefatto e spedito in Europa e verso altre destinazioni. L’Egitto ha sia la capacità per il trattamento degli idrocarburi, sia le infrastrutture di trasporto necessarie per soddisfare il fabbisogno energetico europeo non appena il Leviathan entrerà in funzione”. Tuttavia, “sono già emerse controversie sulla proprietà dei giacimenti di gas, in particolare con Gaza e il Libano. L’assenza di Siria, Libano e Turchia dal Forum del gas del Mediterraneo orientale evidenzia i limiti della cooperazione regionale”.

ISRAELE PIU’ INDIPENDENTE

Ma il significato della scoperta del gas di Leviathan, osserva Foreign Policy, “trascende le relazioni di Israele con i suoi vicini più prossimi. L’avvio della produzione potrebbe contribuire a liberare Israele dalla sua storica dipendenza dall’energia straniera, mentre il potenziale di export permetterà di avere una nuova leva su altri paesi, tra cui gli Stati membri dell’Unione Europea, che hanno storicamente criticato le politiche di Israele nei confronti dei palestinesi”.

L’INFLUENZA MONDIALE

Mentre gran parte del Medio Oriente trova la sua base economica su abbondanti riserve di petrolio, “Israele è stato, fino a poco tempo fa, povero di energia. A causa delle relazioni ostili con i vicini Stati arabi produttori di petrolio, il paese era costretto a cercare energia da fornitori lontani come Angola, Colombia, Messico, Egitto e Norvegia per soddisfare le sue esigenze economiche e le sue pressanti esigenze di sicurezza” ed è rimasto “molto sensibile alle pressioni esterne”. L’Ue, al contrario, prosegue ancora Foreign Policy “è stata più costantemente disposta degli Stati Uniti a fare pressione su Israele sui principali punti critici dei negoziati israelo-palestinesi, come gli insediamenti israeliani in Cisgiordania e in altre aree e lo status di Gerusalemme”.

L’UE E LA RUSSIA

Ma ora le cose potrebbero cambiare, osserva Foreign Policy: “Poiché Leviathan rende Israele meno dipendente dalle potenze straniere per il suo fabbisogno energetico, è probabile che l’Europa diventi più dipendente da Israele e da altri esportatori di energia” il che “la rende profondamente vulnerabile alle fluttuazioni dei prezzi e dell’offerta”. Attualmente, quasi due quinti delle forniture di gas europee provengono dalla Russia, creando un significativo dilemma geopolitico. La volontà di Mosca di tagliare le forniture di gas all’Ucraina nel 2014 è stato un campanello d’allarme per i paesi europei sui rischi di dipendere dalle forniture russe, senza dimenticare la questione del Nord Stream 2.

L’UE HA PUNTATO FORTE SUL GAS

“Allo stesso tempo, la domanda di gas è significativa. La tabella di marcia per l’energia 2050 della Commissione europea invita ad aumentare l’uso del gas naturale in tutto l’Unione come sostituto del carbone nell’ambito della diversificazione energetica. Il suo progetto del Corridoio meridionale del gas, che finora ha portare alla realizzazione di tre gasdotti dal Mar Caspio e dalle regioni mediorientali all’Europa per l’approvvigionamento alternativo di gas, è da tempo un modo privilegiato per raggiungere questo obiettivo”, scrive Foreign Policy.

UN CAMBIO DI ROTTA DEI PAESI EUROPEI VERSO ISRAELE?

“Mentre gli acquisti di gas israeliano non risolveranno il problema della dipendenza dell’Europa dalle importazioni o della sua continua dipendenza dal carbone, l’Ue ha un chiaro interesse a diversificare i propri approvvigionamenti energetici. Un approvvigionamento stabile di gas israeliano sarebbe quindi una fonte alternativa molto interessante per l’Europa” evidenzia Foreign Policy. Inoltre “le importazioni di gas israeliano potrebbero anche aiutare ad accelerare le tendenze all’interno dell’Ue verso un orientamento più pro-Israele. Per anni, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha cercato di utilizzare le divisioni ideologiche sempre più profonde dell’Europa a vantaggio di Israele. Alcuni paesi Ue, come Francia, Svezia e Irlanda, sono rimasti costantemente critici nei confronti delle politiche israeliane. Ma altri paesi, come la Germania, che attualmente importa quantità significative di gas russo, sono sotto la forte pressione degli Stati Uniti per trovare forniture alternative. Se Israele diventa un’importante fonte di approvvigionamento di gas, Berlino potrebbe spostarsi più saldamente nel campo filo-israeliano, cambiando così in modo sostanziale l’equilibrio delle forze pro- e contro Israele nel continente europeo. Non vi è alcuna garanzia che ciò accada, e altri fornitori di gas come Azerbaigian e Turkmenistan potrebbero alla fine sostituire Leviathan – conclude Foreign Policy -. Ma anche una sostituzione parziale della Russia con forniture israeliane potrebbe avere l’effetto di attenuare la pressione dell’Unione europea su Israele in materia di diritti umani”.

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