Il ministro Pichetto ha risposto alle domande poste dai deputati nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare
Nella tarda mattinata di oggi, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, è stato ascoltato in audizione alle Commissioni riunite Attività produttive e Ambiente, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
PICHETTO: IL NUCLEARE PUO’ CONTRIBUIRE IN MODO IMPORTANTE ALLA DECARBONIZZAZIONE
“Il nucleare – ha affermato Pichetto – può contribuire in maniera importante alla decarbonizzazione, essendo una fonte decarbonizzata già a monte, ma anche ad abbassare le bollette. Dal punto di vista tecnico-economico, come riportato nelle analisi del PNIEC, si è verificato che l’inserimento della quota nucleare porta ad un risparmio minimo per il sistema di 17 miliardi di euro. Questo risparmio è stato calcolato rispetto ad uno scenario di riferimento in cui il carico di base è sostenuto principalmente dal gas e dagli impianti con CCS. Lo scenario con nucleare, infatti, potendo produrre energia elettrica a costi inferiori rispetto agli impianti convenzionali con CCS, decarbonizza i settori di uso finale ricorrendo ad una maggiore elettrificazione e produzione di idrogeno e combustibili sintetici. Oltre a soddisfare una maggiore richiesta, il nucleare riduce la necessità di ricorrere sia alla generazione a gas naturale con CCS, sia alla produzione da bioenergie con CCS.
IL NUCLEARE PUO’ FAR RISPARMIARE 17 MILIARDI DI EURO
Il risparmio di 17 miliardi di euro, tra l’altro, è stato calcolato nello scenario nucleare conservativo, quello in cui abbiamo considerato soltanto la metà del potenziale di nucleare installabile, rispetto a quanto venuto fuori dalle analisi della Piattaforma. Nell’ipotesi di installazione dell’intero potenziale calcolato dalla Piattaforma, chiaramente, il risparmio per il sistema energetico potrà essere maggiore”.
“Mi preme quindi sottolineare – ha proseguito il ministro – che il risparmio calcolato non è relativo al confronto con uno scenario 100% rinnovabili, ma rispetto ad un sistema in cui il necessario carico di base è comunque sostenuto per la maggiore parte da altre fonti non rinnovabili (principalmente gas con CCS). Nell’ipotesi di uno scenario 100% rinnovabile, come riconosciuto a livello mondiale, i costi di sistema aumenterebbero notevolmente, a causa dei necessari adeguamenti delle reti di trasmissione, del ovradimensionamento degli impianti di produzione rinnovabile (che già ora stanno vedendo l’opposizione degli enti locali), dell’importante aumento della capacità di accumulo per compensare la mancanza di produzione in assenza di sole e vento, e così via. Ad ogni modo, tutte queste valutazioni, insieme ad ulteriori analisi macroeconomiche di dettaglio, quali l’impatto sull’occupazione e sul PIL, per citarne alcuni, saranno dettagliate nell’aggiornamento della Strategia di Lungo Termine, da finalizzare entro l’anno prossimo per l’invio a Bruxelles”.
LA SCELTA DELLA GERMANIA SULL’ENERGIA NUCLEARE
Facendo un confronto con gli altri Paesi europei, il ministro ha affermato che “la Germania ha fatto una scelta, totalmente da rispettare e sicuramente sulla base di precisi dati tecnici e scientifici, che vede aumentare ulteriormente la produzione da eolico e fotovoltaico nei prossimi anni, come già successo negli ultimi anni (al momento la Germania ha circa 140 GW installati tra eolico e fotovoltaico). La neutralità tecnologica implica che ogni Paese scelga il proprio mix energetico in base a quelle che sono le proprie caratteristiche geomorfologiche, di disponibilità idrica, di esposizione al vento e al sole e così via, caratteristiche che la Germania ha certamente tenuto in considerazione.
IL MIX ENERGETICO DELLA GERMANIA
Nel 2023 la Germania ha prodotto il 32% della propria energia elettrica da eolico. La seconda fonte di produzione di energia elettrica, con ben il 26%, è stato il carbone. Il carbone, non solo è una fonte non rinnovabile, ma la fonte più inquinante in assoluto, quindi non esattamente quella più amica dell’ambiente.
Molto più indietro, con circa il 11-12%, ci sono il fotovoltaico e il gas (altra fonte né rinnovabile, né tantomeno pulita). Questo ha portato la Germania ad essere costantemente, negli ultimi anni, tra i 3-4 Paesi che inquinano di più in Unione europea, anche più dell’Italia. Le bollette tedesche, inoltre, sono tra le più alte in Europa, in parte anche a causa degli oneri per finanziare le energie rinnovabili.
RINNOVABILI, BOLLETTE ED EMISSIONI
Installare eolico e fotovoltaico fa aumentare le emissioni e le bollette? Naturalmente non è sempre così, ed è sbagliato trarre conclusioni semplici a problemi complessi. Eolico e fotovoltaico sono tra le fonti che inquinano di meno nell’intero ciclo di vita degli impianti, rispettivamente al quarto e terzo posto, in base ai dati delle Nazioni Unite. Al secondo posto c’è l’idroelettrico e al primo posto, come fonte meno inquinante (sempre nell’intero ciclo di vita) c’è il nucleare.
Ci sono Paesi che inquinano pochissimo grazie al nucleare e altri che inquinano pochissimo senza nucleare, sempre perché ogni Paese sceglie il proprio mix energetico in base a quella che ritiene la soluzione migliore”.
GLI INCENTIVI ALLE ENERGIE RINNOVABILI
“Le rinnovabili, come le altre forme di energia, usufruiscono già oggi di importanti incentivi. Negli ultimi cinque anni la Germania ha garantito oltre 70 miliardi di incentivi per le rinnovabili, l’Italia circa 35 miliardi. Anche il gas ha le sue forme di incentivazione, vedi il capacity payment. Questi sono i numeri, quindi è con questi numeri che va confrontato l’investimento nelle altre forme di energia. È importante investire nelle rinnovabili non programmabili ed è altrettanto importante investire nelle fonti di energia per il carico di base. Quello che noi riteniamo lungimirante è tenere aperte tutte le possibilità di produzione energetica, secondo il principio della neutralità tecnologica, investendo nelle rinnovabili senza rinunciare a priori ad una fonte sicura, sostenibile e competitiva come il nucleare, che può costituire uno dei più preziosi alleati per le rinnovabili stesse, come peraltro in corso di sviluppo nella maggior parte dei Paesi avanzati”.
IL TEMA DEI COSTI
“Sul tema sollevato riferito ai costi, sicuramente sarà possibile prevedere incentivi, come per eolico, solare, gas e tutte le altre fonti di energia. D’altronde, essendo il mercato previsto anche quello dei grandi impianti energivori e delle società di gestione energetica, la collaborazione tra pubblico e privato vedrà una grossa fetta di investimenti anche da parte di questi ultimi. I costi previsti dei primi SMR sono più bassi dei 3 miliardi citati, i tecnici mi dicono che non superano i 2,5 miliardi, ma si tratta in ogni caso del costo del primo reattore. La commercializzazione in serie è uno degli elementi fondamentali per tutti i progetti di SMR e porterà ad una diminuzione dei costi. Ricordate quanto costavano i pannelli fotovoltaici prima che l’economia di serie, favorita anche dagli incentivi statali, portasse il loro prezzo a scendere? È anche grazie a quello se oggi l’energia fotovoltaica ha dei costi di produzione relativamente bassi. In tutto questo, non sottovaluterei anche il risparmio di almeno 17 miliardi di euro calcolato nello scenario nucleare del PNIEC”.
I REATTORI SMR E AMR
Sugli SMR “e sulla questione che sono ancora in fase embrionale – ha proseguito il titolare del Mase -, penso a dove saremmo ora se lo stesso principio fosse stato applicato alle tecnologie dell’eolico e del fotovoltaico quando queste non erano ancora sviluppate commercialmente né prodotte in massa. Oggi non avremmo probabilmente l’importante quota di energia elettrica prodotta da queste fonti che invece abbiamo. Gli SMR non sono ancora commercializzati in massa e arriveranno sul mercato a partire dai primi anni 2030, è un dato di fatto. È un motivo sufficiente per escluderli dalle possibili fonti di generazione? La nostra scelta di puntare agli SMR è stata basata su alcuni parametri, che vi riporto, in base ai quali gli SMR sono stati inseriti nell’ipotesi di scenario nucleare del PNIEC, prevedendo l’entrata in esercizio dei primi moduli a partire dal 2035.
I PROVVEDIMENTI ITALIANI PER PROMUOVERE LE RINNOVABILI
In Italia le rinnovabili hanno ancora margini di installazione molto rilevanti, guidati dagli obiettivi di decarbonizzazione, come previsto dal PNIEC. Il governo sta introducendo una serie di iniziative dedicate a questo obiettivo: l’approvazione di meccanismi di incentivazione di tecnologie rinnovabili innovative (FER2) e tecnologie rinnovabili a costi maturi (FERX); l’avvio di un mercato della capacità di accumulo elettrico gestito da Terna (MACSE); la realizzazione di una serie di strumenti di pianificazione territoriale a disposizione delle regioni (Piattaforma PAI, Piattaforma SUER)”.
LA QUESTIONE DEL DEPOSITO NAZIONALE DEI RIFIUTI NUCLEARI
“Rispetto al Deposito Nazionale, la procedura di localizzazione degli SMR, AMR e microreattori ha un processo totalmente diverso. Come detto durante l’audizione, la nostra idea è quella di definire un quadro legislativo e normativo chiaro, contenente i requisiti per la localizzazione, costruzione ed esercizio dei piccoli impianti modulari, secondo i più alti standard internazionali di sicurezza e radioprotezione, e di lasciare ai soggetti interessati (che potranno essere i grandi centri di produzione, le società di servizi energetici, gli enti locali o lo Stato stesso) le proposte per la localizzazione degli stessi, da sottoporre alla valutazione delle Amministrazioni competenti. Queste saranno valutate non soltanto in termini di massima sicurezza, quindi non certamente nel giardino di casa, ma anche dal punto di vista del contributo alla decarbonizzazione del Paese, secondo quanto anticipato nel PNIEC e da definire nel Programma nazionale per un nucleare sostenibile, anche sulla base delle analisi già effettuate dalla Piattaforma nucleare”.
IL DECRETO AREE IDONEE
“Di recente – ha proseguito Pichetto – è stato approvato anche il DM aree idonee, che consentirà alle Regioni, entro 180 giorni dalla sua approvazione, di definire con legge regionale i piani di identificazione delle aree ritenute idonee alla realizzazione degli impianti FER, e dunque soggette ad agevolazioni procedimentali nei processi autorizzativi, nel rispetto dell’obiettivo del cosiddetto burden sharing regionale. In virtù di questo, abilitare la possibilità di nucleare con una quota tra l’11% e il 22% del totale (quindi non dominante) consentirebbe di sostenere il carico di base senza necessità di enormi investimenti in infrastrutture di rete e sovradimensionamenti di eolico e fotovoltaico, dovuti alla loro non programmabilità e ai costi di sistema relativi. La possibilità di farlo tramite SMR, rispetto ai grandi reattori, permette una flessibilità ancora maggiore per supportare lo sviluppo delle rinnovabili, sia in termini di capacità di seguire il carico che di possibilità di installazione vicini ai grandi centri di consumo o ai grandi impianti energivori per la produzione di acciaio, ferro, ceramica, carta e così via, che costituiscono alcune delle eccellenze italiane riconosciute nel mondo”.
IL DEPOSITO GEOLOGICO
“L’ammodernamento delle strutture esistenti di deposito di rifiuti radioattivi, sia per l’alta attività che (ove necessario) per la bassa e bassissima attività, potrebbe essere indispensabile per garantire lo stoccaggio in sicurezza dei rifiuti stessi mentre per quelli ad alta attività è necessario ammodernare le strutture esistenti, in attesa di definire la prossima destinazione degli stessi, che potrà essere nella struttura di stoccaggio di alta attività dei nuovi reattori di IV generazione o in un deposito geologico. Il deposito geologico è una struttura profonda adatta allo smaltimento definitivo dell’alta attività e del combustibile nucleare esaurito. Al momento l’unico Paese che si è già dotato di un deposito geologico è la Finlandia. Altri Paesi, compresa l’Italia, stanno lavorando ad un deposito geologico condiviso a livello europeo, ma è stato richiesto dall’Europa di effettuare attività di ricerca anche in ottica di un deposito geologico nazionale – ha detto Pichetto -. Si tratta di uno dei principali motivi per cui sia noi che altri Paesi siamo in procedura di infrazione. Queste necessità potrebbero cambiare con l’avvento dei reattori di IV generazione. Pertanto, quello che intendiamo fare è gestire in sicurezza tutti i rifiuti che abbiamo, fino all’entrata in esercizio del Deposito Nazionale e al pieno sviluppo dei reattori di IV generazione, continuando a lavorare anche per un deposito geologico”.
LA SPERIMENTAZIONE SULLA FUSIONE NUCLEARE
In riferimento alla proposta di legge presentata rispetto alla sperimentazione sulla fusione nucleare, Pichetto ha chiarito che “stiamo seguendo le evoluzioni a livello mondiale. Il progetto in cui è coinvolta l’ENI, in fase di costruzione negli Stati Uniti, è certamente tra i più importanti e stiamo valutando l’opzione di avere in Italia parte della sperimentazione, per partecipare in maniera ancora più efficace al progetto. Ad ogni modo, in termini di sperimentazione, stiamo già costruendo a Frascati la macchina per l’esperimento DTT, cui partecipa anche l’ENI. Senza dimenticare il progetto di ITER in Francia, a guida italiana in ambito EURATOMSi tratta di una macchina fondamentale per comprendere meglio e ottimizzare un particolare componente del reattore, il cosiddetto “divertore”, che sarà d’interesse per i futuri impianti a fusione. Mi fa piacere ricordare che il 6 novembre l’Italia sarà il centro mondiale dell’energia da fusione, poiché qui a Roma sarà ospitato il primo evento del World Fusion Energy Group, voluto dalla IAEA, alla presenza del Presidente del Consiglio Meloni, del sottoscritto, del Direttore Generale della IAEA Rafael Grossi oltre che delle più importanti aziende e centri di ricerca mondiali che stanno lavorando per accelerare lo sviluppo della fusione per portare questa fonte di energia sul mercato prima possibile”.
IL RUOLO DELLA GEOTERMIA
Infine, per quanto riguarda la geotermia, Pichetto ha spiegato: “non posso che condividere l’utilità di questa fonte, proprio perché il nostro intento è sempre quello di mantenere un atteggiamento di completa neutralità tecnologica. Si tratta di una fonte rinnovabile, programmabile e a basse emissioni, quindi certamente va sfruttata dove possibile, valutandone le prospettive di sviluppo e di produzione, anche in questo caso non in contrapposizione ma in sinergia con le altre fonti utili per fornire il carico di base e a supporto delle rinnovabili non programmabili”.