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Energia

Il monito di Cingolani: Forniture di gas russe fino a fine 2022 se vogliamo evitare problemi energetici

“Un’interruzione delle forniture di gas a maggio 2022 renderebbe critico il superamento dell’inverno e richiederebbe interventi di risparmio molto pesanti. A novembre 2022 sarebbe molto meno critica grazie a un maggior riempimento degli stoccaggi”, ha detto Cingolani.

È “fondamentale” mantenere le forniture russe fino a fine 2022 per evitare problemi di approvvigionamento. Qualsiasi altra ipotesi potrebbe portare a interventi di riduzione e contenimento dei consumi. È stato molto chiaro il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani nell’informativa alla Camera sui costi dell’energia.

CRITICO IL SUPERAMENTO DELL’INVERNO CON STOP GAS A MAGGIO

“Questo piano è in costante evoluzione e dobbiamo stare attenti che la combinazione di risparmio e nuovi contratti vada a compensare la riduzione dalla Russia. Nel 2024 quello che entrerà sarà sufficiente a compensare quanto proviene dalla Russia su base di media annuale, su base mensile – ha precisato Cingolani – un’interruzione a maggio 2022 renderebbe critico il superamento dell’inverno e richiederebbe interventi di risparmio molto pesanti. A novembre 2022 sarebbe molto meno critica grazie a un maggior riempimento degli stoccaggi. Pertanto sarebbe importante mantenere le forniture russe fino a fine 2022 per affrontare l’inverno e programmare lo sganciamento dai russi in sicurezza”.

“L’ammontare globale di gas reperito dalla campagna di diversificazione dei fornitori è sufficiente a rimpiazzare i 29 mld di mc di gas russo dalla seconda metà del 2024. Le nuove forniture richiederanno tempo per andare a regime e nel breve termine la riduzione andrà accompagnata dalla riduzione della domanda che dipenderà da quando verrà interrotta la fornitura russa. In tutti gli scenari valutati è fondamentale che il primo rigassificatore galleggiante entri in funzione prima del 2023, il secondo entro la fine del 2023 massimo inizio 2024 per mantenere gli impegni di decarbonizzazione al 2030”, ha precisato il ministro secondo cui ci sono interessanti prospettive da questo sconvolgimento nello spostamento del baricentro energetico nel Mediterraneo e verso l’Italia.

PREZZI ELETTRICITÀ PIÙ ALTI MAI VISTI DA COSTITUZIONE BORSA ITALIANA

In precedenza il ministro si era soffermato sul quadro generale: il prezzo del gas al PSV in Italia “è passato da 20 euro al MWh di gennaio 2021 a 100 euro ad aprile 2022, un aumento di cinque volte con punte giornaliere di 200 euro. Ancora più impressionante se si ragiona in termini di metri cubi. Il prezzo dell’elettricità all’ingrosso Pun ha visto i valori più alti mai raggiunti da quando è stata costituita la Borsa italiana: oggi siamo intorno ai 200-250 euro per MWh. Ma con punte di 560. Non si tratta di un solo fenomeno italiano”, le parole del ministro che ha poi ha elencato tutte le misure messe in campo da governo e Parlamento per arginare la situazione.

CON PRICE CAP GAS A 80 EURO, RISPARMI DEL 25% SULLA BOLLETTA

Sul price cap del gas a livello europeo “l’idea è quella di introdurre un prezzo massimo alle transazioni. La leva è che siccome l’Europa rappresenta il più grande cliente del pianeta in gasdotto, circa tre quarti, si può permettere di pesare sul mercato e di fare un prezzo ragionevole. Il compito del price cap non è quello di limitare gli investimenti ma di fare il peak sharing affinché il prezzo non vada a discapito di imprese e cittadini quando ci sono fluttuazioni pazzesche, ha detto Cingolani nell’informativa alla Camera sui costi dell’energia. “Si deve fissare un tetto sufficientemente alto in modo da continuare a essere attrattivi per produttori ed esportatori” “anche temporaneo con revisioni regolari potenzialmente indicizzato”, ha spiegato il ministro. Infine, “introdurre un meccanismo di compensazione per gli scostamenti in particolare per il Gnl che generalmente è più costoso, accompagnare con regolazione dedicata”.

“Al momento c’è un gruppo di lavoro a Bruxelles che sta lavorando su queste linee guida ma non c’è niente di approfondito. Avrete sentito molte opzioni, ad esempio quanto è successo alla penisola iberica che hanno un prezzo nazionale compensato per differenza dallo Stato nei confronti degli operatori ma è perché sono isolati e più piccoli di noi come mercato” per qualsiasi altro mercato europeo interconnesso sarebbe impensabile” “ben diverso se tutta l’Europa si mettesse d’accordo”, ha precisato Cingolani.

“Con un prezzo di 80 euro” si avrebbe “un 25% di riduzione della bolletta di riduzione e ancora più alta della bolletta elettrica. Sul Gnl gli effetti potrebbero essere mitigati da contratti per differenza, anche questa in fase di studio. Le rinnovabili non verrebbero minimamente toccate da questi aspetti né la sicurezza, mentre gli effetti sul mercato sarebbero più rilevanti”, “né il phase out dei fossili” ha concluso Cingolani ricordando il recente rapporto Acer secondo cui il mercato libero dell’elettricità “va bene e ha dato suggerimenti per risparmiare fino a 34 mld ma qualcuno ha manifestato dei dubbi sulle conclusioni”.

CINGOLANI: SUI PAGAMENTI IN RUBLI SI ASPETTA POSIZIONE CHIARA EUROPA

Sulla sicurezza degli approvvigionamenti nazionali “l’analisi dei consumi negli ultimi 20 anni rivela che i consumi di gas sono rimasti sostanzialmente stabili sui 70-75 mld di m3 mentre la produzione nazionale si è ridotta dell’80%: era al 20% nel 2001, è al 4% nel 2022. È stata una riduzione compensata dalle maggiori importazioni dalla russia dal 28 al 38%. Questo ha creato una maggiore dipendenza da un fornitore unico la Russia. Dal punto di vista delle infrastrutture il sistema italiano è diversificato e resiliente: il 96% è importato dall’estero tramite 5 gasdotti e 3 terminali di rigassificazione. A questo si aggiungono 17 mld di mc di stoccaggio 4,5 strategici e il resto nei momenti di picco” ha detto il ministro. Per quanto riguarda il futuro “nel breve-medio termine ci sono 3 priorità principali: riempimento degli stoccaggi in previsione dell’inverno, completamento della campagna di diversificazione degli approvvigionamenti gas da altri paesi per sostituire il 29 mld di mc dalla Russia, continuare la rotta tracciata sulla decarbonizzazione e quindi potenziare le rinnovabili e l’efficienza energetica – ha aggiunto il ministro -. Queste tre priorità possono essere influenzate da diversi fattori nazionali e internazionali come l’interruzione dei pagamenti alla Russia per la questione rubli, senza interruzione si procederebbe secondo il calendario delle aste in corso”, ha precisato il Cingolani.

“Sul piano sanzioni oil c’è un periodo di 8 mesi per andare a regime sul gas non si è ancora cominciato a parlare di sanzioni tuttavia gli operatori devono pagare mensilmente e c’è il decreto russo sul doppio conto per la conversione in rubli, il problema sono i 2 giorni di cambio che vanno legalmente interpretati per capire se rappresentano una violazione delle sanzioni: può succedere infatti che l’operatore pagando in euro possa vedersi rifiutato i pagamento e accusato di aver rotto il contratto, scaricando sull’operatore l’interruzione, l’Europa deve dare indicazioni chiare per capire se si può o meno aprire il conto in rubli e a metà maggio ci dovrebbero essere delle direttive chiare”, ha concluso Cingolani.

IL PIANO ITALIANO PER DIVERSIFICARE LE FORNITURE

“Se la data di interruzione del flusso di gas russo non fosse adesso” ma “nei prossimi mesi tutto dipenderà da quando avviene” per la sicurezza del sistema italiano. Ogni mese stocchiamo 1,5 mld di mc. Quindi per raggiungere il 90% degli stoccaggi sarebbero necessari altri 6 mesi e potremmo affrontare i mesi successivi con una certa tranquillità. Uno stop subito renderebbe difficile invece lo stoccaggio. È importante non il valore annuale ma i picchi della domanda gas e quindi bisogna fare delle previsioni anche su base mensile” ha detto il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani nell’informativa alla Camera su

“Nei prossimi 12-24 mesi stiamo facendo interventi di diversificazione delle fonti di approvvigionamento con nuove forniture Gnl galleggianti, spingendo al massimo i gasdotti esistenti e l’incremento della produzione nazionale. Il secondo pacchetto di misure riguarda la riduzione di gas con rinnovabili e minori consumi energetici. L’incremento del gas algerino porterà a regime 9 mld di mc dal 2023 in poi, raggiungimento del la massima portata della Tap circa 1,5 mld l’anno 1,4 da sfruttamento giacimenti nazionali esistenti, incremento Gnl grazie a campagna in Qatar, Angola Mozambico, nuovi rigassficatori galleggianti temporanei che dovranno servire solo per un breve periodo, per 12.15 mld di mc, massimizzazione dell’utilizzo dei terminali di rigassificazione esistenti con 5-6 mld di mc di produzione.

Sviluppo di progetti onshore e offhsore di rinnovabili abbiamo 40 GW di richieste di connessione, siamo oltre gli 8 GW l’anno e questo equivale a 2,5 mld di mc di risparmi l’anno, misure di contingentamento della domanda come riduzione temperature, interoperabilità, contenimento nei servizi ma dipende da quanto tempo possono essere attivate ma per il momento tutto sta procedendo come nel periodo pre-bellico ma 2,5 mld di risparmio si ottiene riducendo di 1 grado nel riscaldamento e nel raffrescamento residenziale pubblico e privato. Lo sviluppo di biometano e sintetic fuel ha un potenziale di risparmio di 2,5 mld id mc entro il 2026. Dal secondo semestre dl 2022 +2 mld di mc e arrivano a 22 mld id mc nel 2025 nel Gnl 1,5 nel 2022 che arrivano 13 nel 2025. Arriveremo a 25 mld di mc che rimpiazzano i 29 che importiamo dalla Russia insomma”.

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