Secondo il Nuclear Energy Innovation Outlook, ad essere ottimisti, i primi impianti nucleari in Italia potranno essere attivi non prima del 2035. Dal 2040, il suo contributo comincerà ad avere una rilevanza nel mix energetico nazionale, con una produzione stimata di 13 terawattora
Dallo studio “Nuclear Energy Innovation Outlook 2025” sviluppato dal gruppo di ricerca Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, emerge che l’Italia ha tutte le carte in regola per sfruttare la leva del nucleare. Non prima però del 2035.
NEL 2050 OBIETTIVO 8 GIGAWATT DI NUCLEARE
Il Nuclear Energy Innovation Outlook sviluppato dal gruppo di ricerca Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano definisce alcune tappe del nucleare in Italia, per date. Come riporta Il Sole 24 Ore, il primo impianto potrebbe entrare in funzione non prima del 2035 e dal 2040 il suo contributo potrebbe cominciare ad avere una certa rilevanza nel mix energetico nazionale, con una produzione stimata di 13 terawattora. Ma sarà dal 2050 che il suo ruolo potrebbe essere decisivo. «È in questo scenario che matura lil possibile inserimento di una quota di generazione nucleare nel mix italiano. Secondo gli scenari Pniec l’obiettivo sarebbe quello di arrivare nel 2050 a 8 gigawatt di capacità nucleare installata, per una produzione di 64 TWh» spiega Vittorio Chiesa, responsabile dello studio e direttore di Energy&Strategy.
AIUTO PER DECARBONIZZARE
Sempre secondo lo studio, nel 2050 il nucleare potrebbe coprire una piccola parte di produzione, oggi appannaggio delle Fer, per sostituire il termoelettrico e l’import, sostanzialmente azzerandoli. Anche a livello mondiale il nucleare godrebbe di ottima salute: al 2050, la previsione di nuova capacità installata oscilla tra +74% fino al +157%. Oggi sono oltre 400 le centrali nucleari attive, cui se ne aggiungono più di 50 in costruzione. Inoltre dal nucleare può arrivare un assist rilevante alla decarbonizzazione dell’Italia al 2050. Ma, secondo lo studio, sono necessari alcuni passaggi tra i quali, intervenire rapidamente sulla normativa, sulla governance, le autorizzazioni e lo sviluppo della supply chain.
I NUOVI REATTORI A TAGLIA RIDOTTA
L’analisi del Politecnico di Milano dedica anche un approfondimento allo stato di avanzamento degli small modular reactor (Smr) e degli advanced modular reactor (Amr). I primi sono nuovi reattori caratterizzati da taglie ridotte (fino a 400 MW), maggiore flessibilità e tempi di costruzione più brevi e rappresentano una soluzione per integrare capacità programmabile e a basse emissioni in sistemi energetici dominati da rinnovabili non programmabili. Mentre gli Amr, i reattori di IV generazione, sono invece ancora in fase di ricerca e si distinguono per le elevate temperature di uscita e una gestione ottimizzata del combustibile. Secondo il Nuclear Energy Innovation Outlook ci sarà una crescita significativa degli Smr al 2050 perché molti Paesi stanno accelerando nella costruzione di nuovi reattori modulari.
NUCLEARE, IL CASO REGNO UNITO
Il vero problema del nucleare è l’eccesso di regolamentazione con cui questa tecnologia è stata appesantita. Come riporta Il Foglio, quello che sta avvenendo in Inghilterra può aiutare a capire meglio. La Nuclear Regulatory Taskforce, la taskforce costituita dal Dipartimento per la sicurezza energetica e la neutralità carbonica e dal ministero della Difesa del governo britannico ha prodotto un rapporto che conferma questo. Costruire una centrale nucleare nel Regno Unito può essere costosissimo. Ma la colpa non è del nucleare, bensì del Regno Unito. I problemi di natura regolatoria sono cinque: la frammentazione delle responsabilità tra ben otto regolatori, l’eccesso di cautela nelle decisioni, l’esistenza di norme disfunzionali, la paralisi decisionale dei governi e la scarsa concorrenza nel settore. Per superare queste difficoltà occorre un ambiente normativo che permetta al paese di sfruttare appieno i benefici strategici della tecnologia nucleare per la nazione. In Italia la legge delega per il ritorno al nucleare in Italia galleggia da mesi tra Palazzo Chigi e le Camere.


