La grafite avrà un ruolo sempre più centrale nella transizione energetica. A che punto è l’Unione Europea? Chi è in vantaggio?
La corsa alle auto elettriche non si arresta e la grafite sorpassa il litio. Nel 2023 le vendite di veicoli elettrici dovrebbero crescere di un altro 35%, secondo le stime dell’IEA. Una crescita alimentata proprio dalla grafite, presente nel 95% circa degli elettrodi negativi che compongono gli anodi delle batterie agli ioni di litio. Dati che mostrano che la materia prima avrà un ruolo centrale nella crescita delle Ev, muovendo un mercato potenziale da 23 miliardi di dollari, che si stima possa raddoppiare nei prossimi 10 anni. Serviranno circa 12 miliardi di dollari di investimenti e 97 nuove miniere entro il 2035, secondo l’ultimo rapporto di Benchmark Mineral Intelligence (BMI).
GRAFITE, LA MATERIA PRIMA DIMENTICATA
Ogni sistema di accumulo di questo tipo contiene 15 volte più grafite che litio, equivalente al 25% circa del volume totale della batteria. Per questa ragione parliamo dell’elemento più importante di una transizione energetica multimiliardaria, secondo John De Mario, Ceo di Graphex Technologies. Tuttavia, molti ancora non ne avrebbero colto il potenziale, secondo quanto ha detto De Mario a OilPrice, “perché la grafite fa il suo lavoro, lavorando in silenzio, come ha fatto fin dagli anni settanta”.
Le applicazioni nel campo dell’automotive del grafene non si fermano alle batterie, ma riguardano anche il telaio e l’architettura del motore. La caratteristiche più interessanti sono la sua leggerezza e resistenza.
GLI SFORZI DELL’UE SARANNO SUFFICIENTI?
L’Unione Europea è ancora in ritardo sul fronte delle batterie e rischia di essere dipendente dalla Cina per diversi anni. È l’allarme lanciato dalla Corte dei Conti Europea, che ha sottolineato che la Commissione Ue non ha delineato un quadro complessivo del sostegno pubblico nel settore. Un gap che renderebbe vani gli sforzi fatti negli ultimi anni e potrebbe mettere a rischio la decarbonizzazione dell’automotive e del sistema energetico al 2035. Infatti, tra il 2014 e il 2020, le batterie hanno ricevuto sovvenzioni e prestiti per più di 1,7 miliardi di euro. Cifra a cui si aggiungono i 6 miliardi di aiuti di Stato messi in campo tra il 2019 e il 2021 da Italia, Germania e Francia. Le stime dicono che la capacità di produzione di batterie dell’UE potrebbe arrivare a 1200 Gwh entro il 2030, rispetto ai 44 Gwh del 2020.
“Tuttavia, queste proiezioni non sono affatto una certezza e potrebbero essere messe a rischio da fattori geopolitici ed economici. Innanzitutto, i fabbricanti di batterie potrebbero abbandonare l’UE e trasferirsi in altre regioni, non da ultimo gli USA, che offrono loro massicci incentivi. A differenza dell’UE, gli USA sovvenzionano direttamente la produzione di minerali e batterie, nonché l’acquisto di veicoli elettrici fabbricati negli Stati Uniti utilizzando componenti americane”, ha sottolineato la Corte dei Conti Ue.
Ma i problemi maggiori riguardano le materie prime, settore nel quale l’UE dipende fortemente dall’estero, nonostante il Continente europeo possieda diverse riserve minerarie. Il problema è che tra le fasi di scoperta e produzione passano circa 15 anni, ragione per la quale avviare nuove attività estrattive non porterà frutti nell’immediato. Tuttavia, oggi gli accordi di fornitura garantiscono un approvvigionamento a 2/3 anni. Attualmente il 40% della grafite arriva dalla Cina, l’87% del litio grezzo dall’Australia, l’80% del manganese dal Sud Africa e dal Gabon, il 68% del cobalto dalla Repubblica democratica del Congo.
GLI USA PUNTANO SULLE FABBRICHE
Il Nord America è in prima fila nella corsa alla grafite, secondo De Mario. Infatti, le fabbriche di batterie nordamericane in programma copriranno una domanda annua di circa 1 milione di tonnellate metriche di materiale anodico di grafite. Tra gli operatori più attivi c’è la società Graphex, che attualmente produce 10.000 tonnellate all’anno di questo materiale. Nei prossimi 12 mesi l’impresa completerà l’espansione per raddoppiare la produzione.
Inoltre, nel 2024 inizierà la costruzione di un impianto a Warren, Michigan, con una capacità di 15.000 tonnellate all’anno. La fabbrica nascerà sulle ceneri dello stabilimento di produzione di auto a Detroit ed entrerà in funzione entro il primo trimestre del prossimo anno.
GRAFITE, IL PRIMATO DELLA CINA
L’Impero del Dragone la fa da padrone anche nella grafite. Infatti, la Cina produce il 61% della grafite naturale globale e il 98% di quella lavorata per la produzione di anodi per batterie, percentuale dovrebbe scendere gradualmente, secondo IBM.
Oggi la Cina controlla circa il 70% delle miniere di grafite nel mondo. In particolare, la provincia nord-orientale dell’Heilongjiang è particolarmente ricca di risorse e riserve minerarie. La città di Jixi negli anni è riuscita a sviluppare catene di fornitura che riguardano diversi prodotti a base di grafite.
L’UE riuscirà a replicare questo modello virtuoso e rubare il primato alla Cina?