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Baku Steel ad un passo da Ilva, cosa cambia per Italia l’accordo con azeri. Gallo (Italgas): “Ue, serve più pragmatismo”. Arriva Piano Acqua Ue

Baku Steel ad un passo dall’acquisto di Ilva, cosa comporterà per Italia l’accordo con gli azeri? Gallo (Italgas): “Ue, serve più pragmatismo”. Roswall (Commissione Ue): “Piano Acqua entro giugno”. La rassegna Energia

Gli azeri di Baku Steel sono ad un passo dall’aggiudicarsi l’Ilva. I commissari hanno dato l’ok, manca solo l’ok del Governo. L’offerta azera supererebbe il miliardo di euro (600 milioni più la valorizzazione del magazzino a circa 500 milioni) contro poco più di 600 milioni degli indiani (120 a cui si aggiunge la valorizzazione del magazzino a circa 500 milioni). Gli occupati effettivi dovrebbero essere circa 7.800 (rispetto ai poco meno di 10 mila che costituiscono a oggi l’organico di AdI), che lavorerebbero soltanto con un altoforno e due forni elettrici, che col tempo dovrebbero diventare tre. L’aggiudicazione nasce da un accordo tra i due governi che riguarda il gas, secondo Il Corriere della Sera. La scelta del candidato sindaco sarà fondamentale per il futuro del siderurgico, secondo il quotidiano. “Le politiche di Trump avranno sicuramente un’influenza sull’Europa. E penso che la Commissione Ue dovrebbe rivedere le sue strategie con maggiore pragmatismo”, dice Paolo Gallo, amministratore delegato di Italgas, in un’intervista a La Stampa. Le mosse di Bruxelles fino ad oggi “sono state inefficaci, perché intrise di ideologia. Non si può fissare gli obiettivi e imporre anche la strada per raggiungerli”, sottolinea l’ad di Italgas. “L’acqua è necessaria per l’agricoltura, per l’energia, per l’industria e per il nostro benessere”, ha detto Jessika Roswall, Commissaria Ue all’Ambiente. Roswall ha sottolineato che il suo obiettivo è presentare tra fine maggio e inizio giugno una strategia complessiva per migliorare la gestione dell’acqua in Europa. La rassegna Energia.

ILVA PRONTA AD ESSERE VENDUTA AD AZERI BAKU STEEL

“I commissari dell’ex Ilva hanno dato il via libera agli azeri di Baku Steel: la loro offerta per rilevare Acciaierie d’Italia è risultata migliore rispetto a quella degli indiani di Jindal Steel. La conferma alle indiscrezioni che da giorni trapelavano sull’esito della trattativa è arrivata dal ministro delle Imprese Adolfo Urso: «I commissari mi hanno preannunciato che invieranno una richiesta formale per essere autorizzati a un negoziato con il soggetto internazionale che ha fatto la proposta migliore, che verosimilmente sarà quella della compagine azera». (…) Il processo di selezione ha valutato diversi fattori, tra cui la solidità finanziaria dei candidati, la sostenibilità industriale delle rispettive proposte e i benefici in termini di occupazione e per le comunità locali». Ora toccherà al governo dare l’ok definitivo. E non è escluso che in fase di negoziazione gli indiani di Jindal Steel possano essere coinvolti dagli stessi azeri per evitare qualsiasi tipo di ricorso. Al pari di Invitalia (al 10%), così come Baku Steel coinvolgerà lo Stato azero attraverso la società Azerbaijan Investment Company Ojsc. Baku Steel gestisce un’acciaieria con una capacità produttiva di 800 mila tonnellate all’anno e si è impegnata a portare un rigassificatore nel porto di Taranto”, si legge su Il Corriere della Sera.

“L’offerta azera, risultata migliore, si sarebbe attestata — senza considerare gli investimenti — sopra il miliardo di euro (600 milioni più la valorizzazione del magazzino a circa 500 milioni) contro poco più di 600 milioni degli indiani (120 a cui si aggiunge la valorizzazione del magazzino a circa 500 milioni). Nella proposta di Baku gli occupati effettivi dovrebbero essere circa 7.800 (rispetto ai poco meno di 10 mila che costituiscono a oggi l’organico di AdI), con soltanto un altoforno e due forni elettrici, che col tempo dovrebbero diventare tre (mentre l’altoforno verrebbe chiuso nel medio periodo). (…) «Prima dell’avvio della trattativa con gli azeri — ha subito precisato Rocco Palombella, segretario generale Uilm — diventa imprescindibile un incontro sindacale per conoscere i contenuti dell’offerta». Anche la Fim Cisl, con il segretario Valerio D’Alò, chiede un coinvolgimento diretto e la Fiom Cgil”, continua il giornale.

COSA CAMBIA PER ILVA L’ACCORDO CON GLI AZERI

“Taranto. Nel silenzio, anzi per dirla come il sottosegretario Fausta Siracusano nella “riservatezza”, che aleggia intorno alla gara per la vendita Ilva, ieri il ministro Urso ha dichiarato chi sarà “verosimilmente” il vincitore: Baku Steel insieme alla holding statale azera Azerbaijan Investment. Secondo fonti interne ma non ufficiali gli azeri hanno offerto 600 milioni per gli impianti e 500 per il magazzino. Con la promessa di 4 miliardi di investimenti in 5 anni (di cui una parte pubblica grazie al 10% di Invitalia). E l’assunzione di 7mila dipendenti a fronte dei 12mila attuali. Quindi 5 mila esuberi per una produzione di 6 milioni di tonnellate da un altoforno e due forni elettrici. (…) La “riservatezza” sulle offerte non è casuale. (…) Mittal si aggiudicò il fitto (ora invece è vendita) con 2 miliardi per gli impianti e 2 per l’ambientalizzazione. Era la seconda azienda siderurgica più grande del mondo, mentre Baku produce solo ottocentomila tonnellate di acciaio con 1500 dipendenti”, si legge su Il Foglio.

“E’ chiaro che l’aggiudicazione nasce da un accordo tra i due governi, che più della siderurgia riguarda il gas. Ma Ilva ha bisogno di finanziamenti continui tanto che, finiti i 420 milioni del prestito ponte (chi lo restituirà?), due giorni fa il Parlamento ha approvato un decreto con cui ha spostato sulla cassa altri 400 milioni dei fondi sequestrati ai Riva che il governo Renzi aveva destinato alle bonifiche. (…) La scelta del candidato sindaco è fondamentale per il futuro del siderurgico. Basti guardare la perspicacia di FdI (per la precisione di Raffaele Fitto) di aver indicato ed eletto in questo collegio il deputato Dario Iaia, che insieme al consigliere regionale Perrini, per la prima volta hanno allontanato il dibattito parlamentare su Ilva da parchi acquatici, cozze pelose, e una narrazione macabra su morti e bambini che, lontana dalla realtà scientifica, per anni ne ha condizionato l’opinione pubblica e le scelte politiche. (…) Oggi a Potenza parte l’udienza preliminare del maxi processo Ilva che riparte da zero dopo l’annullamento, dopo 12 anni, del primo grado. Il depauperamento della siderurgia italiana è causa di quell’errore dei giudici di Taranto”, continua il giornale.

GALLO (ITALGAS): “COMMISSIONE UE RIVEDA PIANI, TROPPA IDEOLOGIA”

“Le politiche di Trump avranno sicuramente un’influenza sull’Europa. E penso che la Commissione Ue dovrebbe rivedere le sue strategie con maggiore pragmatismo”, dice Paolo Gallo, amministratore delegato di Italgas, in un’intervista a La Stampa. Le mosse di Bruxelles fino ad oggi “sono state inefficaci, perché intrise di ideologia. Non si può fissare gli obiettivi e imporre anche la strada per raggiungerli”, sottolinea l’ad di Italgas.

“«Le politiche di Trump avranno sicuramente un’influenza sull’Europa. E penso che la Commissione Ue dovrebbe rivedere le sue strategie con maggiore pragmatismo» dice Paolo Gallo, amministratore delegato di Italgas. Secondo il manager, che guida un colosso da oltre un miliardo e mezzo di ricavi, le mosse di Bruxelles fin qui «sono state inefficaci, perché intrise di ideologia. Non si può fissare gli obiettivi e imporre anche la strada per raggiungerli» dice negli studi Tv de La Stampa, in un dialogo con l’economista Simona Benedettini. «Da un punto di vista energetico – spiega – gli Usa sono già indipendenti e stanno diventando esportatori». (…) «I mercati saranno più liquidi e quindi dovrebbe esserci maggiore concorrenza. Questo aiuterà a ridurre il prezzo del gas, che è già tornato su livelli accettabili. Il Gnl ha una flessibilità enorme: una volta caricato su una metaniera, questa può cambiare rotta. Dobbiamo però avere infrastrutture adeguate per cogliere queste opportunità». (…) «Avranno un impatto soprattutto sui produttori. Normalmente le politiche dei dazi non hanno grande successo, spero che dopo queste dichiarazioni si torni a un tavolo negoziale. Negli Stati Uniti l’inflazione sta risalendo e il Paese si trova di fronte a una potenziale recessione. Per il settore Oil & Gas, l’aumento dei costi di queste materie prime significa costi più elevati, soprattutto per gli investimenti destinati allo sviluppo delle infrastrutture». (…) l’economia di Pechino si basa ancora in gran parte sulle fonti fossili. Ci vorranno decenni perché la situazione cambi davvero». Il Clean Industrial Deal da 100 miliardi rafforzerà l’industria europea o rischia di restare un piano teorico? «Sono un po’ critico, non sul progetto in sé, che sicuramente è importante perché può aiutare l’industria a evolversi, ma perché, leggendolo nei dettagli, si trovano ancora tantissimi elementi ideologici»”, si legge su La Stampa.

“«La soluzione non può passare solo per le rinnovabili, l’elettrificazione spinta e le batterie. Chi conosce i sistemi energetici sa bene che questa equazione non regge: è una bellissima favola, ma rischia di non avere un lieto fine. Serve un approccio neutrale verso le tecnologie, che vanno valutate in base a costo, efficacia e rapidità nel raggiungere gli obiettivi». (…) «A fine 2022 le bollette erano schizzate a livelli che, nella mia vita, non avevo mai visto. Se vogliamo evitare situazioni simili, dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti a disposizione, dal biometano all’idrogeno, ai gas sintetici e lavorare su un mix energetico equilibrato». (…) Credo che il disaccoppiamento non funzioni perché, da un lato, rischia di rallentare le nuove installazioni di rinnovabili e, dall’altro, non porterebbe a una reale diminuzione dei prezzi. Dobbiamo invece aumentare l’offerta di energia anche con una maggiore diversificazione, incentivando i contratti a lungo termine”, continua il giornale.

ROSWALL (COMMISSIONE UE): “CRUCIALE PER SICUREZZA, ARRIVA PIANO”

“Qualche giorno fa la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato che da ora in poi il collegio dei commissari si riunirà con regolarità in un formato particolare, tutto dedicato alla sicurezza. I membri del collegio condivideranno gli ultimi rapporti di intelligence e tratteranno dei loro temi tradizionali nell’ottica della difesa. Anche l’acqua sarà tra le questioni all’ordine del giorno, un bene ritenuto ormai strategico. «In pochi mesi la situazione mondiale è cambiata radicalmente. La sicurezza è essenziale e l’approvvigionamento in acqua ne è un tassello cruciale. In termini di qualità e di quantità – spiega Jessika Roswall, 52 anni, commissaria all’ambiente –. L’acqua è necessaria per l’agricoltura, per l’energia, per l’industria e per il nostro benessere». Il timore di guerra sta inducendo i Paesi ad adottare piani d’emergenza. (…) Secondo le ultime statistiche comunitarie, il 38% della popolazione europea ha avuto a che fare negli ultimi cinque anni con problemi di scarsità di acqua. Tra i Paesi più colpiti vi è l’Italia che per certi versi affronta in prima linea le conseguenze del cambiamento climatico, tra casi di inondazione e periodi di siccità. Secondo l’Osservatorio nazionale Città-Clima, il paese ha subito 351 esempi di clima estremo nel 2024, con un aumento del 485% rispetto al 2015. (…) «È chiaro che la situazione è diversa da Paese a Paese, e che la Svezia non è l’Italia. Ciò detto, il mio obiettivo è di presentare tra fine maggio e inizio giugno una strategia complessiva per migliorare la gestione dell’acqua in Europa. Si tratta di moltiplicare l’efficienza, promuovere l’innovazione nel riciclo o nella desalinizzazione, migliorare in generale il ciclo dell’acqua»”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“«Il 40% dell’acqua di origine pubblica è sprecato per via di perdite negli acquedotti. Un quarto delle infrastrutture ha oltre 50 anni. Tra le altre cose, dobbiamo investire in strumenti digitali e satellitari per scoprire velocemente gli eventuali problemi». Il Fondo per la Ripresa prevede in Italia investimenti per 5,3 miliardi in questo campo. Nel suo recente rapporto dedicato alla necessità di prepararsi al peggio, Safer Together – Strengthening Europe’s Civilian and Military Preparedness and Readiness, l’ex presidente finlandese Sauli Niinistö mette l’accento sugli acquedotti, ritenendoli obiettivi militari e quindi strategicamente importanti. (…) «L’approccio deve essere scientifico», dice la commissaria. Secondo le ultime statistiche europee, l’Italia è uno dei Paesi in cui l’acqua costa meno (insieme alla Grecia, alla Romania e alla Bulgaria). I motivi sono politici e culturali. (…) «La competenza è nazionale, ma credo che una discussione a livello europeo sarebbe utile – conclude la signora Roswall –. Io non ho tabù»”, continua il giornale.

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