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India Gas

L’India si concentra sul gas

Il primo ministro dell’India punta sulla costruzione di infrastrutture per il gas per rilanciare l’economia e garantirsi un vantaggio alle elezioni del 2023

Il ministro del Petrolio indiano Dharmendra Pradhan ha detto che il governo di Nuova Delhi si aspetta investimenti per 66 miliardi di dollari nello sviluppo di infrastrutture per il gas come gasdotti, centri di distribuzione cittadini e terminal di rigassificazione del gas naturale liquefatto (GNL).

Anche se non sono state rivelate le tempistiche o altri dettagli del piano, le dichiarazioni di Pradhan rivelano comunque l’intenzione dell’India di puntare sul gas naturale e sul GNL come alternativa meno inquinante al petrolio e – secondo Argus – come “mezzo” per promuovere tanto la spesa pubblica quanto gli investimenti privati.

LA CRISI ECONOMICA

L’India è in recessione a causa del coronavirus: è il secondo paese al mondo per numero di casi di contagio (oltre 10 milioni), e nel periodo da luglio a settembre il suo PIL si è contratto del 7,5 per cento. Ma l’economia stava rallentando già prima dell’inizio della pandemia.

Per rilanciarla, dunque, Nuova Delhi intende affidarsi sulle compagnie energetiche statali. GAIL, ad esempio, sta aggiungendo altri 15mila chilometri di gasdotti nell’India orientale alla sua rete di quasi 17mila chilometri che percorre le regioni occidentali e settentrionali: l’obiettivo è creare una rete del gas nazionale.

GLI OBIETTIVI PER IL MIX ENERGETICO E LE INFRASTRUTTURE

Il primo ministro indiano Narendra Modi ha intenzione di aumentare la quota del gas nel mix energetico, portandola al 25 per cento entro il 2030: vale a dire quattro volte tanto il valore attuale – poco sopra il 6 per cento – e quasi il doppio del precedente obiettivo del 15 per cento, già considerato ambizioso.

Nei piani dell’India c’è anche la crescita del numero di punti di rifornimento di gas naturale compresso (GNC) da 2300 a 10mila in cinque anni: si prevede per il 2030 il raddoppio della domanda di gas nelle città, che dovrebbe arrivare a 60 milioni di metri cubi al giorno.

UNA STRATEGIA ELETTORALE?

Il piano di Modi prevede la realizzazione di una rete nazionale del gas e di un network cittadino entro il 2023. La data non è casuale: in quell’anno si terranno le prossime elezioni federali, e il primo ministro ritiene che il suo piano infrastrutturale possa aumentare le possibilità di vittoria del suo partito (il Partito del popolo indiano, o BJP, di destra e nazionalista).

Come ricorda Argus, Modi aveva già elaborato una strategia simile in passato, che prevedeva il raddoppio dei punti di rifornimento di gas di petrolio liquefatti (GPL) nelle zone rurali secondo un regime sovvenzionato e un maggior accesso all’elettricità. Il piano ebbe successo e contribuì alla vittoria di Modi nel 2019, che ottenne un secondo mandato.

I DUBBI SUL SUO SUCCESSO

Argus scrive tuttavia che Modi potrebbe anche completare la costruzione dell’infrastruttura per il gas, ma che non è chiaro che impatto avrà sull’utilizzo di questo combustibile. Gran parte degli abitanti delle aree rurali hanno già accesso sovvenzionato al GPL, con un tasso di ricarica peraltro basso (due-tre volte l’anno). La crisi causata dalla pandemia di COVID-19 ha inoltre incentivato il ritorno alla legna da ardere, ancora più economica, come combustibile per cucinare: una tendenza che, piuttosto che arrestarsi, potrebbe al contrario proseguire, considerato l’aumento delle tariffe del gas.

L’India potrebbe non riuscire nemmeno a raggiungere la quota del 15 per cento del gas nel mix energetico entro il 2030. La domanda di questo combustibile cresce infatti lentamente, e al momento è circa alla metà del livello necessario per raggiungere l’obiettivo del 15 per cento. Le previsioni dicono che tra dieci anni la domanda di gas sarà di 326 milioni di metri cubi al giorno; ma per raggiungere il target del 15 per cento dovrebbe arrivare a 611 milioni di metri cubi al giorno.

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