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Rifiuti

Cosa si è detto alla presentazione del rapporto “L’Italia del riciclo 2020”

L’Italia, ha detto Edo Ronchi, è prima in Europa per tasso di riciclo dei rifiuti totali, ma scala al quarto posto quando si tratta di tasso di utilizzo circolare di materia

Nonostante la crisi provocata dall’epidemia di coronavirus, in Italia il sistema industriale del recupero è riuscito a portare avanti il servizio “e ad essere utile per il sistema-paese in questo periodo molto difficile”, ha detto Paolo Barberi, presidente di FISE UNICIRCULAR, alla presentazione del rapporto “L’Italia del riciclo 2020”, realizzato da FISE UNICIRCULAR e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile.

BARBERI (FISE UNICIRCULAR): IN ITALIA DIFFIDENZA VERSO I PRODOTTI RICICLATI

Barberi ha voluto sottolineare la capacità delle aziende italiane di “ottimizzare i processi di recupero di materia dai rifiuti, rendendo disponibili sempre maggiori quantitativi di prodotti riciclati sul mercato. Questi meriti dovrebbero essere riconosciuti e sostenuti maggiormente dal sistema e dalle pubbliche amministrazioni”.

Per Barberi c’è però in Italia una “diffidenza strutturale verso l’uso di prodotti riciclati. Molte aziende hanno i magazzini pieni di beni riciclati pronti per essere immessi sul mercato” che faticano a trovare uno “sbocco continuativo, un flusso, che consenta il lavoro continuativo degli impianti”.

Perché l’economia circolare non rimanga “norma scritta”, ha detto Barberi, c’è bisogno che tutti gli anelli della catena “funzionino bene”: “il nostro è l’anello debole per carenza di necessarie iniziative da parte del governo”.

Barberi ha detto che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) non è sufficiente e non risponde adeguatamente “alle richieste del settore dei rifiuti per l’aiuto e la crescita”: le aziende del settore, ha spiegato il presidente di UNICIRCULAR, “sono spesso piccole e medie” e avrebbero bisogno “soprattutto di semplificazioni importanti”.

Lo “snellimento delle procedure burocratiche”, ha proseguito Barberi, è necessario per far sì che le risorse economiche in arrivo vengano “opportunamente indirizzate al settore del recupero dei rifiuti”, lamentando tempi troppo lunghi per la costruzione degli impianti. È necessario, secondo Barberi, che “i decreti sull’end of waste vengano emanati e pubblicati: devono essere redatti e pensati a partire dall’uso che si deve fare del bene”; in merito ai criteri ambientali minimi, Barberi ha dichiarato che “ne aspettiamo diversi”.

RONCHI: ITALIA ECCELLENZA EUROPEA SU RICICLO IMBALLAGGI, MA PROBLEMI SU PLASTICHE MISTE E RAEE

Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, ha presentato alcuni dati contenuti nell’ultimo rapporto “L’Italia del riciclo”. Indagando sull’impatto della pandemia sul riciclo dei rifiuti urbani e speciale, lo studio sostiene che “tra marzo e maggio il 53% del campione ha riscontrato riduzioni significative delle raccolte differenziate, maggiori del 20% rispetto allo stesso periodo del 2019. Tra giugno e agosto la quota che riscontra un calo della raccolta differenziata scende sotto il 50%”. Le riduzioni principali ci sono state “nelle filiere collegate ai conferimenti presso le isole ecologiche (RAEE) e quelle legate alle attività industriali/commerciali che hanno interrotto le loro attività durante il lockdown”, come quelle dei solventi, degli oli minerali usati, degli pneumatici fuori uso e degli oli e grassi animali e vegetali esausti.

Durante il lockdown il rifiuto organico è diminuito di circa il 15%.

Relativamente all’impatto della pandemia sul mercato delle materie prime seconde, Ronchi ha evidenziato le difficoltà di sbocco e la necessità di aumentare gli stoccaggi, oltre alla concorrenza delle materie prime vergini, il cui prezzo è diminuito. La situazione, ha precisato, è però “eterogenea e collegata all’effettiva domanda di materiale da riciclo, all’operatività o meno dei settori applicativi a valle nella fase acuta”.

Il 58% del campione intervistato per la realizzazione del rapporto afferma che la pandemia ha causato una riduzione dei ricavi, mentre il 32% sostiene che siano rimasti stazionari. Il 61% dice che la crisi ha avuto o avrà ripercussioni sugli investimenti programmati.

Alcune delle richieste principali emerse dall’indagine sono l’emanazione dei decreti end of waste per le tipologie di rifiuti ancora in sospeso, il sostegno al mercato delle materie prime seconde (per esempio attraverso delle leve economiche per il loro inserimento nella realizzazione dei nuovi prodotti), l’ampliamento dei criteri ambientali minimi e la riduzione dell’aliquota IVA per i prodotti riciclati. È stato inoltre proposto un contributo a fondo perduto da erogare ai Comuni per coprire i servizi e le tasse locali per i rifiuti non pagate dalle imprese e dalle famiglie in difficoltà.

Nel 2018 la percentuale di riciclo dei rifiuti urbani in Italia è stata del 58 per cento, superiore al target europeo per il 2025 (55%) e vicina a quello per il 2030 (60%). L’Italia, ha detto Ronchi, è prima in Europa per tasso di riciclo dei rifiuti totali, “ma scala al quarto posto quando si tratta di tasso di utilizzo circolare di materia: questo anche perché i rifiuti inerti li usiamo per i riempimenti delle discariche e meno per sostituire le materie prime vergini negli aggregati riciclati”.

Sul riciclo degli imballaggi l’Italia ha “un’eccellenza a livello europeo: siamo al 70 per cento [nel 2019]”: è dunque già stato raggiunto l’obiettivo per il 2030. Ronchi ha ricordato però che l’Italia ha delle difficoltà nel riciclo delle plastiche miste e dei RAEE. Per questi ultimi il tasso di riciclo è del 38 per cento al 2019: “siamo ancora distanti dal target europeo del 65%”.

Tra le proposte della Fondazione per lo sviluppo sostenibile ci sono il recupero dei ritardi nelle raccolte differenziate in alcune località e il miglioramento della qualità delle raccolte stesse; l’incentivo e l’aumento dell’uso di materie prime seconde; il miglioramento delle tecnologie per la riciclabilità degli imballaggi.

Ronchi ha spiegato che, “con l’aumento della quantità di rifiuti riciclati, occorrerà promuovere un impiego più consistente dei materiali generati dal riciclo dei rifiuti, rafforzando il ricorso a prodotti e beni riciclati negli acquisti pubblici verdi e introducendo l’obbligo, per determinati prodotti, di un contenuto minimo di riciclato”. “Occorre infine”, ha concluso, “che i prezzi riflettano i reali vantaggi e i reali costi anche ambientali: quando ciò non avviene, occorre intervenire con il contributo ambientale, con la fiscalità o con un uso opportunamente combinato dei due strumenti, per disincentivare gli impatti sull’ambiente e sulle risorse e per riconoscere i benefici ambientali derivanti dall’uso di prodotti circolari”.

MORASSUT: FATTI PASSI IMPORTANTI SU END OF WASTE

Roberto Morassut, sottosegretario di stato al ministero dell’Ambiente, ha ricordato che “il 12 novembre è stato avviato un tavolo tecnico tra il ministero, le regioni e le province, con ISPRA, ANCI e gli stakeholder. Un tavolo rappresentativo degli attori istituzionali e operativi, che avrà il compito di redigere un piano di gestione. Non confondiamo le funzioni: le regioni restano titolari del potere di pianificazione sulla gestione dei rifiuti e del ciclo, ma dentro una cornice nazionale”.

Sulla questione degli impianti, Morassut ha detto di vedere “due problemi di sostanza. Serve una discussione scientifica”, al contrario di quella “astratta”. Serve poi secondo Morassut “un dibattito pubblico” che chiarisca meglio in cosa consista l’impianto che verrà realizzato. Con la popolazione va costruita una discussione “tecnica, scientifica, nel merito”.

Morassut ha detto che è necessario “ridurre il gap tra la capacità di riciclo del sistema e l’utilizzo della materia seconda”. Sui decreti end of waste, invece, “si sono fatti passi importanti. Sono provvedimenti con molti passaggi, tecnicamente complessi. Altri sono in produzione. Importantissimo tra i tanti l’end of waste sui materiali di recupero per l’edilizia per il collegamento con le politiche di rigenerazione urbana”.

CATANIA (MiSE): STRATEGIA SU ECONOMIA CIRCOLARE VA CONSOLIDATA

Elio Catania, consigliere del ministero dello Sviluppo economico per le politiche industriali, ha detto che nel MiSE è stata creata una divisione ad hoc per l’economia circolare, per permettere “una migliore apertura verso tutti gli interlocutori e per assorbire le istanze provenienti dall’esterno”. È stato inoltre rafforzato il coordinamento – Catania ha parlato di una sinergia – con il ministero dell’Ambiente: “c’è una visione coesa del governo, attraverso i due ministeri, sull’economia circolare”.

Per Catania l’economia circolare deve essere intesa come un “settore, con grandi possibilità di investimento; deve rappresentare un motore di investimento e di ridisegno dei processi produttivi”. C’è poi, relativamente all’economia circolare, un tema “di leadership e culturale”, perché è necessario “vedere in modo diverso il processo di creazione del valore”. In Italia ci sono punti di eccellenza ma anche ampi spazi di miglioramento, ha riconosciuto Catania, che dice però di aver notato una crescita di “sensibilità ed interesse per l’economia circolare da parte del mondo imprenditoriale”.

“Il tema della circolarità dell’economia è un punto fondamentale nella progettazione del paese”. La strategia sull’economia circolare va “consolidata” perché ci sia “una cornice coerente”. Le risorse, ha assicurato, “sono state allocate in maniera molto sostanziale”. Catania ha toccato poi il tema delle normative e delle semplificazioni, perché “non si può affrontare questa trasformazione e coglierne le opportunità con un contesto normativo che non sempre facilita questo passaggio verso la circolarità piena”.

ISPRA: I PERCORSI DEFINITI VANNO REALIZZATI

Il direttore generale dell’ISPRA, Alessandro Bratti, ha detto che “in Italia siamo molto bravi a definire percorsi, un po’ meno a realizzarli. Parlando dello “stallo” sull’end of waste, ha dichiarato che “ne avremmo fatto volentieri a meno”, pur precisando che “queste procedure sono assolutamente non banali” e complesse, benché esista il rischio che, tra i vari passaggi – che quantomeno alcuni “forse andrebbero rivisti”, ha detto – “ci si metta troppo tempo e si perdano mesi”.

Bratti ha parlato poi del problema della volatilità del mercato delle materie prime seconda e della necessità di stabilizzarlo e di “definire regole comuni anche a livello europeo”. Ritiene che sia necessario anche “migliorare la qualità del materiale raccolto” attraverso la raccolta differenziata. In generale, sul riciclo c’è bisogno che in Italia “ci sia una regia unica di tutto il processo” in modo da evitare “sfilacciamenti” e ritardi.

GIROTTO: INDUSTRIALI BLOCCATI PER INCERTEZZE AUTORIZZATIVE

Gianni Girotto, presidente della commissione Industria del senato, ha parlato di un “mondo industriale bloccato” a causa delle incertezze sulle autorizzazioni e del timore che possano venire revocate anche una volta assegnate. “Finché gli industriali avranno questa convinzione, a torto o a ragione” non investiranno. Girotto ha parlato di “distonia” tra il legislatore, da una parte, e dall’altra “il mondo reale, che agisce e che in questo momento è bloccato”. Per questo motivo, sostiene, “i risultati di riciclo che vogliamo sono fermi”.

“Sono al lavoro per capire questa situazione. Se c’è qualcosa che va cambiato, dovremo cambiarlo”, ha assicurato.

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