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Kerry

Le critiche a Kerry per l’ottimismo sulle tecnologie pulite

Secondo John Kerry, il 50 per cento delle riduzioni necessarie allo zero netto “arriveranno da tecnologie che non abbiamo ancora”

L’inviato speciale per il clima degli Stati Uniti, John Kerry, è stato criticato per aver detto che le tecnologie per le energie pulite non ancora disponibili avranno un ruolo determinante per il contenimento dei cambiamenti climatici sul lungo periodo.

COSA HA DETTO KERRY

Durante un intervento alla BBC, Kerry ha dichiarato che gli Stati Uniti sono alla guida dell’azione globale per il clima e che stanno rapidamente eliminando la capacità a carbone. Ha detto inoltre di non credere che gli americani debbano modificare le proprie abitudini di consumo: “non c’è bisogno di rinunciare alla qualità della vita per ottenere alcune delle cose che vogliamo ottenere”.

“Mi è stato detto dagli scienziati”, ha proseguito Kerry, “che il 50 per cento delle riduzioni che dobbiamo fare [per raggiungere le zero emissioni nette, ndr] entro il 2050 o il 2045 arriveranno da tecnologie che non abbiamo ancora”.

POCO TEMPO RIMASTO

L’affermazione è stata molto criticata. Per esempio Julian Allwood, professore di ingegneria e ambiente all’Università di Cambridge, ha spiegato a BBC News che “è virtualmente impossibile per le nuove tecnologie sulle infrastrutture energetiche di avere un effetto significativo sulle emissioni globali nel tempo che ci è rimasto per agire”.

Fino ad oggi, per ogni nuova tecnologia per l’energia sono serviti trenta-cento anni dall’invenzione al 5 per cento di penetrazione nel mercato. Allwood sostiene che nessun paese abbia mai introdotto una nuova tecnologia per la generazione di elettricità ad un tasso medio superiore del 2 per cento della domanda nazionale per anno. Secondo Allwood, dunque, “nonostante le illusioni dei politici, le opportunità di innovazione più importanti non riguarderanno le nuove tecnologie, ma le nuove attività in settori come il lavoro da remoto”.

CONCENTRARSI SULLE TECNOLOGIE ESISTENTI

Anche Jen Baxter, portavoce dell’Institution of Mechanical Engineers, pensa che la tempistica presentata da Kerry sia “molto ottimistica”. E che alcune tecnologie potenzialmente rivoluzionarie come la cattura del carbonio, dagli stabilimenti o direttamente dall’aria, non siano ancora pronte per l’utilizzo su larga scala.

Secondo Baxter, insomma, piuttosto che affidarsi a tecnologie non ancora disponibili, bisognerebbe concentrarsi su quelle esistenti.

“Dobbiamo utilizzare ogni tecnologia”, ha detto, e “dovranno esserci anche dei cambiamenti nello stile di vita, come portare le persone sui trasporti pubblici” e mangiare meno carne, visti i volumi delle emissioni di metano (un gas serra) provenienti dagli allevamenti di bestiame.

CAMBIAMENTI DI COMPORTAMENTO

Craig Bennett dello UK Wildlife Trusts ha dichiarato a BBC News che le parole di Kerry sono “francamente ridicole”. “Ovviamente trarremo vantaggio dalle nuove tecnologie”, ha detto, ma saranno tecnologie che arriveranno da “industrie che esistono già come le rinnovabili e lo stoccaggio di energia, piuttosto che da qualche dispositivo che al momento non possiamo immaginare”.

Accanto all’innovazione tecnologica, per Bennett saranno necessari anche dei “cambiamenti di comportamento, come camminare e pedalare di più e mangiare meno carne”.

CHI APPOGGIA IL TECNO-OTTIMISMO

Accanto alle voci critiche, ci sono in realtà stati anche scienziati che condividono il tecno-ottimismo di Kerry. Il chimico britannico David King, ad esempio, sostiene che sia possibile accelerare l’innovazione delle tecnologie pulite attraverso “misure regolatorie che portino rapidamente le nuove tecnologie sul mercato, e un prezzo del carbonio sull’estrazione di petrolio, gas e carbone per accelerare il processo”.

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