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Petrolio

Kazakistan: produzione di greggio raggiunge livelli record a marzo

L’aumento dei carichi implica un grande aumento della produzione di greggio dai due maggiori campi del Kazakistan: Tengiz e Kashagan

Il greggio CPC del Kazakistan è salito al livello record di 1,65 milioni di barili giornalieri a marzo, spinto dalla produzione dei giganteschi giacimenti di Tengiz e Kashagan. Lo ha dichiarato la Caspian Pipeline Consortium in un comunicato.

Il CPC è un greggio leggero che viene caricato nel porto russo di Novorossiisk sul Mar Nero, ma in generale il 90% del greggio viene fornito tramite oleodotto dai giacimenti petroliferi kazaki senza sbocco sul mare Caspio.

I NUMERI DELLE FORNITURE

Le forniture di marzo sono state superiori di 150 mila b/g rispetto al precedente record stabilito a giugno dello scorso anno, secondo quanto riferito dalla Caspian Pipeline Consortium.

L’impennata nella produzione, osserva S&P Global Platts, significa che il Kazakistan ha contribuito al massiccio eccesso di offerta sui mercati globali, che si è riflesso in sconti particolarmente elevati sul prodotto.

LE CARATTERISTICHE DEL CPC KAZAKO

Il CPC viene spedito ai clienti in Asia e si considera abbia caratteristiche di raffinazione simili a quelle dell’Arab Extra Light dell’Arabia Saudita. La saudita Aramco ha applicato a questa qualità uno sconto di 8,10 dollari/b rispetto al valore Brent nel mese di aprile.

L’aumento dei carichi implica un grande aumento della produzione dai due maggiori campi del Kazakistan: Tengiz e Kashagan. I due campi hanno prodotto, rispettivamente, 723mila b/g e 471mila b/g a marzo.

TENGIZ LA PRINCIPALE FONTE DI GREGGIO DEL KAZAKISTAN

Tengiz, che è gestito da un consorzio guidato da Chevron, rimane la principale fonte di greggio del Kazakistan. Il giacimento ha attualmente una capacità di 600mila b/g, ma ha prodotto quasi 650mila b/g l’anno scorso, ed è in corso un importante progetto di espansione che dovrebbe portare la produzione a 900mila b/g intorno al 2023.

KASHAGAN RIMANE AFFIDABILE

Anche Kashagan, gestito da un consorzio internazionale di sette aziende – tra cui Eni -, sembra funzionare bene, nonostante le periodiche segnalazioni di malfunzionamenti. Il campo è entrato in azione nel 2016 dopo importanti problemi di perdite di gasdotti e di costi.

In una dichiarazione di questa settimana, Richard Howe, amministratore delegato della North Caspian Operating Company, che gestisce Kashagan, ha dichiarato che la produzione è stata avviata normalmente e che “l’affidabilità complessiva della produzione rimane elevata”.

Per quanto riguarda l’epidemia di COVID-19, North Caspian Operating Company, si è detta ben preparata e in procinto di prendere misure preventive, anche se al momento non sono stati registrati casi di infezione e non ci sono piani per licenziare il personale in risposta ai bassi prezzi del petrolio.

“In generale, Kashagan avrà una vita produttiva di decenni. Dovrebbe essere visto in una prospettiva a lungo termine piuttosto che nel contesto del clima economico a breve termine”, ha detto Howe.

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