Skip to content
idrogeno

La corsa all’idrogeno verde è già iniziata

Ad oggi vi è una capacità globale di idrogeno verde di circa 180 kilotonnellate, con altri 14.000 kT che dovrebbero essere completati entro il 2030. Esiste però una pipeline di progetti globali molto più ampia che potrebbe essere implementata in attesa di investimenti e autorizzazioni

Diverse regioni del mondo stanno lottando per raggiungere il dominio dell’idrogeno verde, sviluppando rapidamente la capacità di produzione, le infrastrutture di trasporto e i corridoi dell’idrogeno. Mentre l’Asia e il Medio Oriente stanno rapidamente sviluppando le capacità produttive, l’Europa si sta concentrando sulla connettività per garantire il trasporto dell’idrogeno oltre confine.

IL RUOLO DELL’IDROGENO NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA

L’idrogeno è considerato fondamentale per realizzare una transizione verde poiché, a differenza di molte altre fonti di energia rinnovabile, è considerato un vettore versatile, che può essere utilizzato come combustibile per alimentare i trasporti e altre industrie difficili da abbattere (hard-to-abate). La decarbonizzazione dell’aviazione, del trasporto merci e di industrie come quella manifatturiera dipenderà fortemente dalla produzione regionale di idrogeno verde, che negli ultimi anni ha incoraggiato ingenti investimenti pubblici e privati ​​nel settore per accelerare la produzione e stimolare l’innovazione tecnologica.

La maggior parte dell’idrogeno prodotto a livello globale deriva da combustibili fossili, e l’idrogeno verde attualmente contribuisce meno dell’1% alla produzione globale. Tuttavia, in linea con gli impegni climatici e gli obiettivi per una transizione ecologica, diversi governi hanno introdotto delle politiche sull’idrogeno verde e sostegno finanziario per sviluppare progetti su larga scala nei prossimi decenni. Attualmente vi è una capacità globale di idrogeno verde di circa 180 kT (kilotonnellate), con altri 14.000 kT che dovrebbero essere completati entro il 2030. Esiste una pipeline di progetti globali molto più ampia che potrebbe essere implementata in attesa di investimenti e autorizzazioni. Attualmente la Cina è di gran lunga il maggiore consumatore e produttore del gas.

I PAESI PIÙ AMBIZIOSI

I Paesi con i progetti più ambiziosi per produrre idrogeno verde includono Cina, Arabia Saudita, Svezia, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Vietnam, Australia, Oman, Francia e Canada. Lo scorso anno la Cina aveva 1.060,9 kT di capacità di idrogeno basata sull’elettrolisi nelle fasi finali di sviluppo. La seconda maggiore potenza, l’Arabia Saudita, aveva 339 kT, seguita dalla Svezia con 230,8 kT. L’Arabia Saudita attualmente sta costruendo il più grande progetto di idrogeno verde mai realizzato al mondo, un impianto che dovrebbe includere fino a 4 GW di energia solare ed eolica per produrre fino a 600 tonnellate di idrogeno verde al giorno (fino a 200 GW all’anno).

LA STRATEGIA DELL’UNIONE EUROPEA

L’Unione europea mira a produrre 10 milioni di tonnellate e ad importare altri 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde entro il 2030, che utilizzerà per alimentare i trasporti e decarbonizzare l’industria. La Germania ha grandi progetti, con quasi 14,2 miliardi di dollari di finanziamenti statali destinati allo sviluppo di circa due dozzine di progetti. Nel frattempo, la Svezia nel 2023 ha aperto il suo maggiore impianto di elettrolisi, a cui dovrebbero seguire altri. Per il governo britannico “l’idrogeno a basso contenuto di carbonio avrà un ruolo fondamentale nella transizione verso il net zero”. Il Regno Unito prevede di sviluppare 5 GW di capacità di produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio entro il 2030, equivalente alla quantità di gas consumata ogni anno da oltre 3 milioni di famiglie.

LA PRIMA ASTA EUROPEA PER L’IDROGENO VERDE

La prima asta dell’Unione Europea (IF23 Auction) per la produzione di idrogeno verde è stata lanciata il 23 novembre 2023 e si è chiusa l’8 febbraio 2024. Lo scorso 30 aprile sono stati resi pubblici i risultati: la Commissione ha stanziato quasi 720 milioni di euro a favore di 7 progetti volti alla produzione di idrogeno RFNBO (Renewable Fuel of Non-Biological Origin).

La prima asta pilota della European Hydrogen Bank ha ricevuto 132 offerte provenienti da 17 Paesi europei, ma solo 13 progetti sono risultati inammissibili. I contribuiti che riceveranno i 7 progetti selezionati variano dagli 8 ai 245 milioni di euro.

I 7 PROGETTI SELEZIONATI E L’ASSENZA DELL’ITALIA

I sette progetti selezionati sono stati scelti in base al prezzo offerto e poi seguendo gli altri requisiti di qualificazione, come la rilevanza rispetto agli obiettivi dell’asta e la qualità tecnica, finanziaria e operativa. Dovranno tutti iniziare a produrre idrogeno rinnovabile entro un massimo di 5 anni dalla firma del Grant Agreement, prevista entro novembre 2024.

I progetti copriranno complessivamente 1,5 Gigawatt elettrici (GWe) di capacità dell’elettrolizzatore e nell’arco di 10 anni dovrebbero produrre 1,58 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile. La Commissione europea prevede di lanciare una seconda asta entro la fine dell’anno. I 7 vincitori provengono da quattro Paesi europei: Spagna, Portogallo, Norvegia e Finlandia. La Spagna ha presentato il maggior numero di offerte (46), la Germania è seconda con 20 offerte.

E l’Italia? Il nostro Paese non ha progetti selezionati e la partecipazione è stata molto bassa (solo 2 offerte). “Gli italiani sembrano in ritardo, forse anche a causa di una carenza di competenze e di figure specializzate nella partecipazione ai bandi di finanziamento pubblico. O forse sono i più realisti d’Europa e hanno deciso di non presentare offerte a prezzi che sanno di non poter sostenere?”, ha commentato sul Sole 24 Ore Giulia De Vendictis, Head of Financial Supply Chain di Saras.

I FONDI DEL PNRR DEDICATI ALL’IDROGENO

L’idrogeno è un elemento chiave del PNRR italiano e può contare su risorse per circa 3 miliardi di euro. Fondi che sostengono gli investimenti nelle diverse fasi di vita del vettore energetico, dalla ricerca all’applicazione dell’idrogeno nell’industria hard-to-abate, passando per la creazione delle cosiddette “hydrogen valleys” nelle aree industriali dismesse.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su