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La crisi ucraina tiene ancora in ballo il gas europeo e italiano

Il punto della situazione sul gas tra prezzi in subbuglio e interventi del governo italiano nel mezzo della crisi ucraina.

La crisi ucraina continua a tenere in ballo gli equilibri internazionali. E continua ad aprire nuovi scenari sul fronte energetico, nel quale l’Europa deve gestire la forte dipendenza dal gas di Mosca.

LE ULTIME SUI PREZZI EUROPEI

Ad Amsterdam, questa mattina il prezzo del gas ha raggiunto un picco di 194,7 euro per MWh fino a tornare più giù sui 152 euro. Un rialzo significativo, del 23%, che ha superato il livello del 24 febbraio. Quando la chiusura di seduta aveva fatto registrare un tasso di 132,7 euro.

COMMISSIONE UE VS. RUSSIA: SCONTRO FINANZIARIO

La Commissione europea, intanto, ha confermato l’esclusione dal sistema Swift di sette banche russe a partire da oggi. Questo dimostra lo scontro anche economico-finanziario tra Bruxelles e Mosca. Ad essere coinvolte sono Vtb Bank, Bank Rossiya, Bank Otkritie, Novikombank, Promsvyazbank, Sovcombank e Veb.rf. Escluse dall’elenco, invece, Gazprombank, principale vettore con cui viene pagato il gas russo, e il principale istituto statale
Sberbank.

LE ULTIME DALL’ITALIA

Ieri, con una informativa alle Camere, il premier Mario Draghi a ribadito il punto della situazione sulle forniture moscovite e la roadmap che deve intraprendere l’Italia. La situazione, infatti, è delicata. Come abbiamo raccontato qui, il problema non è certo solo nostro. Ma la questione della dipendenza va risolta.

LA PISTA DEL TAP

Ecco perché già da giorni si è riaperta la pista del Tap, che tanto aveva diviso politicamente. Già a inizio mese, una nota congiunta di von der Leyen (Presidente della Commissione Ue) e Joe Biden recitava come «Si assicureranno sufficienti e tempestive forniture di gas naturale all’Ue da diverse fonti nel mondo per evitare shock alle forniture, inclusi quelli che potrebbero risultare da un’ulteriore invasione della Russia in Ucraina. Poi è arrivato lo stop tedesco al Nord Stream 2.

LE PAROLE DI SCHIEPPATI

Oggi, intervistato dal Messaggero, l’Ad del tubo azero-italiano Luca Schieppati ha ribadito come per ora “i flussi di gas russo non sono stati ridotti” ma occorrerebbe “utilizzare al massimo la capacità del tubo”. Serve firmare i nuovi contratti, solo così “per ottobre siamo pronti” e si può dare il via al potenziamento.

L’OPINIONE DI SCARONI

Nell’intervista sul Sole 24 Ore oggi in edicola, Paolo Scaroni (ex Eni ed Enel e oggi deputy chairman di Rothschild) risponde chiaramente sullo stato dell’arte energetico europeo di fronte alla crisi ucraina. “Se l’Occidente non compra il greggio russo, se lo prenderà la Cina. Se parliamo di petrolio temo prezzi elevati, non problemi di approvvigionamento” sono alcune delle parole piccate sul tema.

Mentre “per il gas invece mi preoccupano entrambi gli aspetti, sia il prezzo che la reperibilità” dice ancora. Significative le risposte anche sugli errori italiani dell’ultimo trentennio: “siamo in un guaio ciclopico, che abbiamo contribuito a costruire con trent’anni di mobilitazione dissennata dei cittadini”.

IL PARERE DEL CONSORZIO GAS INTENSIVE

“Necessaria ed opportuna la misura disposta dal Governo per rafforzare la sicurezza degli
approvvigionamenti di gas naturale a prezzi ragionevoli alle imprese che ne fanno un elevato utilizzo e contenuta nel decreto legge Energia pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale, lo dimostrano le drammatiche notizie che arrivano dall’Ucraina e la sospensione del processo di certificazione del Nord Stream II”. E’ quanto si legge in una nota del Consorzio Gas Intensive. “Occorre ora assicurare che questa misura di politica energetica e industriale abbia una attuazione rapida e semplice, al fine di consentire di raggiungere risultati efficaci in tempi certi, anche attraverso misure che anticipino i benefici per i clienti industriali maggiormente esposti al costo del gas”.

CRITERI IDONEI PER IDENTIFICARE I CLIENTI

Per garantire l’efficacia della misura è necessario che i volumi di gas nazionale, oggetto di approvvigionamento di lungo termine da parte del Gse, siano prioritariamente offerti alle imprese ad elevato utilizzo di gas e quindi più vulnerabili alla volatilità dei prezzi della fonte energetica, che produce effetti negativi sulla loro competitività internazionale. Serve quindi che siano definiti
criteri idonei ad identificare i clienti industriali a cui destinare prioritariamente il gas nazionale, attraverso ad esempio l’adozione di un indicatore che pesi la rilevanza del prelievo di gas sul prelievo energetico complessivo per la singola impresa, in modo da indirizzare la limitata
risorsa nazionale a quelle per le quali il gas è vitale”.

LO SGUARDO ALLE PMI

“Infine, apprezziamo la scelta di tutelare le tante piccole e medie imprese, destinando loro un terzo del volume del gas naturale estratto che verrà  offerto dal Gse, ma è necessario anche facilitare la loro partecipazione a questa nuova procedura di approvvigionamento di lungo termine
attraverso loro aggregazioni o tramite consorzi, prevedendo anche un adeguato strumento di sostegno, ad esempio con l’intervento di Sace nel caso siano richieste prestazione di
garanzie. La presumibile complessità del meccanismo competitivo di allocazione e la non facile gestione di una fornitura long term – conclude la nota – potrebbero infatti inibire la partecipazione delle Pmi o delle imprese meno strutturate, vanificando lo sforzo fatto in tale direzione”.

Insomma, la risposta dell’esecutivo dirà molto sul futuro energetico italiano. Che però, adesso, rimane in sospeso come tutto il continente europeo di fronte alle tensioni in Ucraina.

 

 

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