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politiche climatiche

La cultura climatica mostra alcuni segnali preoccupanti

Sulla rivista “Pianeta Terra”, l’analista G.B. Zorzoli analizza un articolo di Susanna Tamaro che parla di sostenibilità e cambiamento climatico

Lo scorso 21 marzo il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo, intitolato “L’ansia green non salverà il pianeta”, ad opera dell’autrice di romanzi bestseller Susanna Tamaro. Dopo aver affermato di essere sempre stata in prima linea nella difesa della natura, come testimoniano la sua casa da 25 anni alimentata da energia solare, l’utilizzo della bicicletta per spostamenti locali e di una piccola auto ibrida per quelli più lunghi, e vivendo in campagna con l’autoproduzione di ciò che mangia, per cui “in un ipotetico paradiso dell’impronta carbonica volerei immediatamente nell’empireo dei cherubini”, la Tamaro, un po’ ottimisticamente, sostiene che 50 anni fa la preoccupazione per la salvaguardia dell’ambiente era patrimonio di una minoranza di appassionati, mentre ora coinvolge la stragrande maggioranza degli abitanti del pianeta.

GLI STRAVOLGIMENTI DEL CLIMA

Come scrive l’analista G.B. Zorzoli nell’ultimo numero della rivista Pianeta Terra, “occorre però ricordare che tutta la storia della terra e dell’evoluzione del vivente è stata segnata da stravolgimenti climatici, ma solo con l’irrompere dell’antropocene il rapporto si è unilateralmente sbilanciato” e saper sempre distinguere tra il bene e il male. Questa premessa l’autorizza a manifestare una grande inquietudine per alcune terapie che ci vengono prescritte per salvare il mondo.

IL CLIMA ITALIANO E IL CAPPOTTO TERMICO

“Che dire, ad esempio, del cappotto termico? In un Paese dal clima ormai tropicalizzato come il nostro, che senso ha fasciare le case con un materiale che impedisce la traspirazione dei muri, creando sacche di umidità pessime per la solidità degli edifici e per la salute di chi ci vive dentro?”.

Provi a suggerirlo ai trentini o ai valdostani.  Questo è però solo l’antipasto. Secondo la Tamaro, in un Paese come l’Italia, ormai privo di vento (sic!), e custode di un patrimonio di bellezza ambientale e architettonica unica al mondo, le pale eoliche rischiano di essere un inutile scempio, anche perché “le pale rimarranno in testimonianza di un Paese che ha venduto la sua primogenitura di bellezza per un piatto di lenticchie”. Evidentemente troppo occupata a scrivere, Susanna Tamaro non ha tempo disponibile per documentarsi, dato che ignora l’obbligo di smantellamento dei parchi eolici a fine vita e, preoccupata, si chiede “quanta energia producono le pale tristemente immobili disseminate sul nostro territorio? Sarebbe utile saperlo, per capire se il gioco vale davvero la candela”.

LA QUESTIONE DELLE AUTO ELETTRICHE

Non contenta, la Tamaro se la prende anche con l’auto elettrica, “utilissima nelle città congestionate, se si ha la fortuna di possedere un garage con la ricarica, ma assolutamente folle se si decide di imporla a tutti mezzi di locomozione da qui a 10 anni, mentre non si fa mai menzione dell’ormai affollatissimo cielo in cui milioni di aerei scaricano quotidianamente i loro agenti inquinanti nell’atmosfera”; come se non esistessero i Sustainable Aviation Fuel e gli ETS per gli aerei.

Insomma, la Tamaro ci ricorda l’austriaca “eccellenza” a cui in “Sant’Ambrogio” finge di rivolgersi il poeta Giuseppe Giusti. “Che fa il nesci, Eccellenza? O non l’ha letto? Ah, intendo: il suo cervel, Dio lo riposi, in tutt’altre faccende affaccendato, a questa roba è morto e sotterrato”. Dopo di che, la Tamaro sferra il colpo finale: intorno al cosiddetto green si addensano importanti capitali.

LE PROPOSTE DI SUSANNA TAMARO PER CONTRASTARE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Di conseguenza, forse per evitare indebiti arricchimenti, propone di dare per scontato che il cambiamento climatico è in atto e di utilizzare tutte le risorse tecnologiche e scientifiche che abbiamo a disposizione per mitigarne gli effetti. E, come esempi di soluzioni alternative, elenca la costruzione di dissalatori, la selezione di sementi capaci di crescere in ambienti avversi, l’utilizzo razionale dell’acqua piovana, le colture di frutti tropicali in Sicilia (non le pale eoliche, per carità).

LA POSIZIONE DI LUCIO CARACCIOLO DI LIMES

Con qualche mese di ritardo, Susanna Tamaro replica sostanzialmente le conclusioni di un altro intellettuale. Nel numero di novembre 2024 della rivista “Limes” da lui diretta, in un lungo editoriale, Lucio Caracciolo dichiara che “la battaglia contro la CO2 è perduta”. E, come risposta al presunto fallimento della politica di mitigazione, propone l’egoismo di gruppo: adattarsi per salvarsi, rendendo più resilienti le strutture e le infrastrutture del proprio Paese, in  tal modo prolungandone la sopravvivenza, pur consapevoli che prima o poi il cambiamento climatico renderà comunque impossibile sopravvivere.

IL RUOLO DEGLI INTELLETTUALI

Nel suo saggio del 1927 “La Trahison des Clercs (“Il tradimento dei chierici”)”, Julien Benda, allora un importante opinion maker, criticò gli intellettuali francesi e tedeschi che tradivano il valore della giustizia e della democrazia, dedicandosi sempre più a “passioni politiche”, per alcuni la lotta di classe, per altri il nazionalismo. Allora gli intellettuali erano un punto di riferimento, in grado di orientare l’opinione pubblica. Oggi in questo ruolo sono rimpiazzati sui social media dagli influencer, ma il peso ridotto degli intellettuali rischia di essere ulteriormente diminuito da colleghi come Susanna Tamaro e Lucio Caracciolo.

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