L’iniziativa coinvolgerebbe partner internazionali di primo piano come Eni, TotalEnergies, Adnoc e Turkish Petroleum.
La compagnia energetica statale libica, National Oil Corp. (NOC), ha proposto il rilancio di un megaprogetto multimiliardario per lo sfruttamento del gas naturale, una mossa strategica mirata non solo ad alleviare la grave carenza di elettricità che affligge il paese, ma anche a tendere la mano all’amministrazione rivale che controlla l’est della Libia, offrendole un ruolo chiave nella gestione delle risorse. La proposta, che potrebbe sbloccare una delle più grandi nuove iniziative energetiche del paese, è contenuta in una lettera inviata dalla NOC al primo ministro del governo di Tripoli, Abdul Hamid Dbeibah, una copia della quale è stata visionata da Bloomberg. L’iniziativa coinvolgerebbe partner internazionali di primo piano come Eni, TotalEnergies, Adnoc e Turkish Petroleum.
UN PROGETTO PER SVILUPPARE IL BLOCCO NC-7, CON UN OCCHIO A BENGASI
Il cuore della proposta è lo sviluppo dei giacimenti di gas scoperti nel blocco NC-7, nella Libia occidentale. La NOC vorrebbe che la sua controllata, Arabian Gulf Oil Co., guidasse il progetto, potenzialmente in collaborazione con un consorzio di partner internazionali.
Tuttavia, il dettaglio politicamente più significativo è che il progetto sarebbe supervisionato da una nuova società, denominata Jelyana, che verrebbe costituita e avrebbe sede a Bengasi, la roccaforte dell’amministrazione rivale nell’est del paese. Questo accordo sarebbe una concessione di grande valore per il governo orientale, che da tempo si lamenta di non ricevere una quota equa delle entrate energetiche nazionali, una disputa che ha portato a frequenti e dannose interruzioni della produzione petrolifera libica.
UNA MOSSA CRUCIALE PER LA STABILITÀ INTERNA E LE ESPORTAZIONI
Sfruttare le immense risorse di gas della Libia, stimate in circa 53 trilioni di piedi cubi, sta diventando una necessità impellente per le autorità, strette tra gli impegni di esportazione e una domanda interna di energia in costante crescita. Il progetto NC-7 è considerato uno dei più grandi e promettenti del paese, ma un precedente piano di sviluppo si era arenato nel 2023 a causa di disaccordi sulla ripartizione dei profitti con le compagnie straniere.
Eni, TotalEnergies e Adnoc hanno rifiutato di commentare la lettera della NOC. Nessuna risposta è arrivata nemmeno dai funzionari energetici libici o dal Ministero dell’Energia turco.
UN PONTE TRA TRIPOLI E BENGASI
La Libia, divisa da un conflitto interno sin dal 2011, è spaccata tra il governo di Dbeibah a Tripoli e un’amministrazione rivale a Bengasi, sotto il controllo del comandante militare Khalifa Haftar. La contesa sui proventi energetici ha spesso portato alla chiusura di pozzi e a un crollo della produzione petrolifera di oltre 1 milione di barili al giorno.
La proposta della NOC di stabilire la sede della nuova compagnia del gas a Bengasi è un chiaro tentativo di placare le tensioni. L’est della Libia, che ospita gran parte delle risorse energetiche ma si sente trascurato, ha spesso chiesto che la stessa sede della NOC venisse spostata da Tripoli.
LA PRESSIONE DELLA CRISI ENERGETICA
Non è ancora chiaro se il primo ministro Dbeibah approverà la proposta. La questione del controllo delle risorse è delicata, ma la pressione della crisi energetica interna si fa sempre più forte. Nonostante le sue abbondanti riserve di greggio, la Libia ha una scarsa capacità di raffinazione e dipende dalle importazioni per alimentare centrali elettriche e veicoli.
Il presidente della NOC, Masoud Suleman, ha sottolineato nella lettera l’urgenza di accedere a nuove fonti di gas entro la fine del 2026. Questo, ha scritto, è “fondamentale” per evitare di ricorrere a costose importazioni di carburante e per soddisfare la crescente domanda di energia da parte dell’industria.