Se la situazione generale della sicurezza in Libia è relativamente stabile, gli sviluppi regionali, in particolare quelli che coinvolgono Siria, Iran e Israele, presto potrebbero avere un effetto destabilizzante
Dopo decenni di scarso interesse per il settore petrolifero e del gas della Libia a causa delle sanzioni e della guerra civile, un possibile nuovo capitolo potrebbe aprirsi nel 2025. Sulla base della potenziale gara d’appalto della Libyan National Oil Company (NOC) per 22 blocchi di esplorazione onshore e offshore, in molti sono convinti che le compagnie petrolifere internazionali (IOC) stiano tornando.
Nonostante l’attuale instabilità politica e di sicurezza, l’interesse per la Libia sta crescendo. A dimostrarlo è ad esempio la spagnola Repsol, che sta perforando il suo primo pozzo di esplorazione. Anche perché il principale motore dietro la spinta delle IOC è la garanzia di sicurezza fornita dall’Esercito nazionale libico (LNA) e dalla NOC.
I PIANI DELLA NOC PER I BLOCCHI DI ESPLORAZIONE IN LIBIA
Come ricorda Cyril Widdershoven su Oilprice, nel dicembre scorso la NOC ha annunciato i piani per offrire 22 blocchi di esplorazione onshore e offshore nel 2025 per attrarre investimenti stranieri e rafforzare il settore energetico del Paese. Gli attuali livelli di produzione della Libia restano ben al di sotto dei suoi obiettivi. Tripoli afferma di avere riserve pari a 48 miliardi di barili e quest’anno mira ad aumentare la produzione a 2 milioni di barili al giorno, rispetto agli 1,5 milioni di barili al giorno nel 2024.
I PROGETTI DELLE GRANDI MAJOR ENERGETICHE IN LIBIA
Repsol ha iniziato a perforare il suo pozzo esplorativo A1-2/130 il 31 dicembre 2024, a 12 chilometri dallo Sharara, il più grande giacimento petrolifero libico. Repsol si è impegnata a perforare 6 pozzi nelle sue aree di licenza NC115 e NC186 nel bacino sud-occidentale di Murzuq. Contemporaneamente, ENI e la britannica BP hanno anche avviato dei progetti di esplorazione in partnership con la Libyan Investment nell’Area B del bacino di Ghadames, nel nord-ovest del Paese.
ENI e NOC, entrambi partner della JV 50/50 Melittah Oil & Gas, stanno supervisionando le attività di perforazione in base alla loro esperienza nel campo di Al Wafa. NOC ha dichiarato che le promettenti formazioni geologiche saranno testate nel pozzo A1-96/3, con il pozzo finale che dovrebbe raggiungere i 3.147 metri.
Nel frattempo, l’austriaca OMV sta lavorando nel bacino della Sirte. Una joint-venture che coinvolge NOC, OMV, Equinor, TotalEnergies e Repsol, nota come Akakus, sta gestendo il giacimento petrolifero di Sharara, con l’obiettivo di aumentare la produzione di circa 260.000 barili al giorno. La capacità produttiva di Sharara è fissata a 320.000 b/g.
I RISCHI GEOPOLITICI
Tuttavia, l’ottimismo mostrato dalle IOC e dalla NOC libica potrebbe affrontare dei rischi geopolitici di notevole portata. Se la situazione generale della sicurezza in Libia è relativamente stabile, gli sviluppi regionali, in particolare quelli che coinvolgono Siria, Iran e Israele, presto potrebbero avere un effetto destabilizzante. I media libici di recente hanno riportato delle discussioni tra funzionari del governo e Israele, innescando disordini politici. Tuttavia, si prevede che il principale fattore destabilizzante nel 2025 sarà il ruolo crescente della Russia nel Paese nordafricano.
LA POLITICA DELLA LIBIA, TRA SIRIA E RUSSIA
La rimozione del regime di Assad in Siria – che ha portato all’istituzione di un governo fondamentalista filo-turco e alla fine della presenza militare e navale della Russia nel Paese mediorientale – ha delle implicazioni dirette per la sicurezza e il futuro della Libia. Il presidente russo Vladimir Putin sta cercando delle nuove basi militari e porti navali nel Mediterraneo, e la Libia sembra essere una priorità assoluta, poiché funge da base di potere critica per gli interessi e le operazioni di Mosca in Africa.
Nelle ultime settimane c’è stato un significativo movimento di personale e attrezzature militari dalla Siria alla Libia. I tracciatori da metà dicembre hanno registrato dei voli di trasporto militare giornalieri dalla base aerea siriana russa di Hmeimim a 3 basi libiche. I tracciatori di navi hanno registrato 4 navi da trasporto russe dirette nel Mediterraneo, con attrezzature pesanti, probabilmente destinate alla Libia. Navi che, negli ultimi giorni, hanno spento i loro sistemi AIS vicino alla costa libica.
L’allineamento della Russia con il generale Haftar – che controlla diverse importanti regioni produttrici di petrolio e gas – è motivo di particolare preoccupazione. Dal 2014 Mosca ha supportato Haftar con aiuti militari e armi, posizionandolo come suo principale mediatore di potere in Libia. Ciò include la concessione dell’accesso a porti e basi militari.
L’IPOTESI DI UN CONFLITTO TRA RUSSIA E TURCHIA
Una preoccupazione più ampia è la possibilità di un rinnovato confronto russo-turco. Dopo la rimozione di Assad in Siria da parte delle milizie sostenute dalla Turchia – che ha di fatto posto fine alla presenza della Russia nel Paese – la Libia potrebbe trovarsi ad affrontare uno scenario simile. Senza la Libia, però, le aspirazioni della Russia per un impero africano potrebbero crollare.
Uno scontro tra il governo occidentale, sostenuto dall’ONU e dalla Turchia, e le forze di Haftar, sostenute dalla Russia e dagli Emirati Arabi Uniti, è sempre più plausibile. Nel frattempo, il gigante petrolifero russo Rosneft ha mostrato interesse per le vaste riserve di petrolio e gas di Tripoli. Una rinnovata instabilità in Libia sembra imminente.
Le IOC occidentali e le società di servizi per i giacimenti petroliferi dovranno valutare attentamente il vasto potenziale della Libia, rispetto al mutevole ambiente militare e di sicurezza. Mentre il futuro del petrolio e del gas del Paese nordafricano resta promettente, la crescente possibilità di una presenza militare russa complica gli scenari.