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Draghi Energia

La ricetta di Mario Draghi per migliorare la competitività delle industrie ad alta intensità energetica

L’ex premier propone delle soluzioni per il settore energetico secondo due tipologie: politiche per ridurre i costi e politiche per ridurre la quota dei costi del sistema energetico sostenuta dalle industrie ad alta intensità energetica

Il rapporto del 9 settembre redatto dall’ex premier Mario Draghi per la Commissione europea come guida per la futura strategia dell’Unione europea, fa del settore energetico una priorità assoluta. Il documento tiene conto della complessità del settore, degli interessi contrastanti dei principali partecipanti e dei compromessi che ne conseguono, e propone una serie di soluzioni.

Queste ultime  possono essere raggruppate in due categorie principali: politiche per ridurre i costi del sistema energetico e politiche per ridurre la quota dei costi del sistema energetico sostenuta dalle industrie ad alta intensità energetica.

COME RIDURRE I COSTI DEL SISTEMA ENERGETICO

Per quanto riguarda la riduzione dei costi complessivi del sistema energetico – scrive il think tank Bruegel -, Draghi chiede delle politiche che incoraggino la ricerca, l’implementazione e l’uso di una gamma più ampia di tecnologie energetiche. Pertanto, pur riconoscendo che l’elettrificazione basata sulle energie rinnovabili sarà centrale, l’ex presidente della BCE implica che le tecnologie – tra cui il nuovo nucleare, la cattura del carbonio e la produzione di gas nazionale – possono aiutare a ridurre i costi del sistema in futuro.

Nel breve termine, la principale politica di riduzione dei costi di Draghi è quella di rafforzare sostanzialmente il mercato unico dell’Unione europea. A questo proposito, Draghi avanza proposte piuttosto audaci, tra cui il passaggio da una gestione decentrata ad una centralizzata dei flussi transfrontalieri di energia elettrica e l’europeizzazione della vigilanza regolamentare dei settori dell’elettricità, ad esempio mediante l’introduzione di un unico regolamento Ue per il commercio di energia.

LE NORMATIVE E IL MERCATO ENERGETICO UNIFICATO

In modo critico, Draghi offre diverse proposte per stabilire regole per impedire ai Paesi Ue di utilizzare le normative nazionali del settore energetico per favorire segretamente e ingiustamente le loro industrie nazionali. In cambio, offre molti strumenti per supportare le industrie ad alta intensità energetica a livello europeo. Ciò che non fa, tuttavia, è chiedere un nuovo modello di mercato energetico unificato. Per ridurre al minimo i costi di sistema e mantenere i prezzi dell’energia il più bassi possibile, l’Europa trarrebbe vantaggio da meccanismi efficaci per coordinare gli investimenti nazionali nel settore energetico oltre i confini.

Draghi sembra aver deciso che delle proposte forti in questo caso sarebbero state troppo controverse dal punto di vista politico; di conseguenza, i mercati e i meccanismi per incoraggiare gli investimenti nel settore energetico resteranno in gran parte nazionali. Sebbene non rappresentino un cambiamento completo del sistema, le riforme di governance proposte nel rapporto sono tanto audaci quanto le riforme incrementali possono realisticamente esserlo nell’ambito di un mandato della Commissione europea.

LA QUESTIONE DELLE INDUSTRIE AD ALTA INTENSITÀ ENERGETICA

Per quanto riguarda il secondo gruppo di politiche energetiche di Draghi – ridurre la quota dei costi del sistema energetico sostenuta dalle industrie ad alta intensità energetica – il rapporto include numerose proposte di ridistribuzione dei costi. Per ridurre i costi energetici per tutti i consumatori, Draghi suggerisce di ridurre l’onere fiscale sull’energia e di distribuire il rifinanziamento del costo degli investimenti di rete su un periodo più lungo. Ciò implica che una parte maggiore dei costi di transizione del sistema energetico odierno dovrà essere sostenuta dalle generazioni future.

In linea con le discussioni durante la crisi energetica del 2022, il rapporto suggerisce un graduale passaggio a contratti a lungo termine e un allontanamento dai prezzi marginali che riflettono gli equilibri domanda-offerta a breve termine. In tempi di prezzi in forte ascesa, i consumatori amano stipulare contratti a lungo termine ad un prezzo inferiore; poiché, però, il rischio fisico di squilibri strutturali non scomparirà, la domanda è: chi dovrà assorbire il rischio, se c’è troppa poca energia o se i generatori non trovano consumatori? Secondo il rapporto Draghi potrebbe essere lo Stato.

LA RIALLOCAZIONE DEI COSTI DEL SISTEMA ENERGETICO

Tra le riallocazioni dei costi del sistema energetico proposte da Draghi, la più controversa è il trattamento speciale di alcuni tipi di consumatori di energia. L’ex premier è particolarmente preoccupato per i costi energetici per l’industria, e propone quindi l’accesso per l’industria ad alta intensità energetica a speciali portafogli di generazione a basso costo, GNL acquistato pubblicamente, sconti sulle tariffe di rete e aiuti di Stato.

Questo, però, implica dei costi più elevati per altri consumatori di energia e forse per i contribuenti. La priorità di una categoria di consumatori di energia solleva la questione se ciò sia efficiente ed equo: ha senso mantenere lo stesso livello di industria ad alta intensità di gas nell’Ue, se i costi di fornitura di gas negli Stati Uniti – grandi esportatori – saranno sempre sostanzialmente inferiori? Bisognerebbe offrire l’energia scarsa con uno sconto ai settori che forniscono meno valore aggiunto per unità di energia, o consentire ai settori a minore intensità energetica con un potenziale di crescita più elevato di prosperare?

RISORSE ENERGETICHE E COMPETITIVITÀ DELL’UE

La risposta non è chiara, e Draghi non fornisce alcuna prova che spendere ingenti risorse finanziarie ed energetiche in un settore relativamente poco creativo migliorerebbe davvero la competitività complessiva dell’Unione europea. Il grande passo avanti del rapporto, tuttavia, è quello di europeizzare la questione del sostegno alle aziende ad alta intensità energetica: ciò sarà fondamentale per impedire che il mercato unico crolli, poiché la soluzione peggiore sarebbe che gli Stati membri si facessero concorrenza a vicenda per proteggere i loro storici operatori nazionali.

Quindi, sia per quanto riguarda la riduzione dei costi energetici sia per l’assegnazione di questi costi a diversi consumatori, il rapporto Draghi pone un punto fondamentale: se l’Unione europea vuole restare competitiva, la risposta alle sfide energetiche dei prossimi decenni potrà essere solo una, ed europea.

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