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La transizione avanza ma lo storage a lunga durata rimane a secco di investimenti

Lo storage a lunga durata rimane al palo. Una cattiva notizia per lo sviluppo delle rinnovabili. Ecco perché e come favorire gli investimenti, secondo S&P Global

Gli investimenti in tecnologie di storage a lunga durata sono a secco. Una pessima notizia per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, che avranno bisogno del supporto dell’accumulo per più di 8 ore (LDES) per rappresentare un’alternativa affidabile e sicura ai fossili. Ma mancano i fondi. Ecco perché.

LO STORAGE A LUNGA DURATA ARRANCA, ECCO PERCHÈ

La carenza di incentivi per lo storage di lunga durata può costare molto caro alla transizione energetica. Oggi il 99% della capacità di stoccaggio installata nel mondo, se non consideriamo il pompaggio idroelettrico (PHS), è inferiore a otto ore e il 75% non arriva neanche a quattro ore, secondo S&P Global’s Clean Energy Technology Services.

La ragione è che attualmente i meccanismi di capacità regionali non prevedono incentivi per sistemi di stoccaggio di energia per più di quattro ore. Infatti, in caso di mancanza di energia eolico o solare per diverse ore intervengono le fonti fossili. Tuttavia, in futuro la domanda di storage crescerà in modo significativo, per questo serviranno nuovi nuovi meccanismi di mercato che permettano di remunerare adeguatamente l’LDES, secondo i ricercatori.

LA SOLUZIONE

Le soluzioni di lunga durata oltre le otto ore saranno fondamentali per eliminare gradualmente le fonti fossili dal mix energetico, in favore delle rinnovabili. La riforma del mercato elettrico del 2023 ha permesso di fare passi avanti nella costruzione di un business delle batterie a lunga durata, secondo l’ultimo studio di S&P Global’s Clean Energy Technology Services, ma ci sono ancora diversi ostacoli.

In primo luogo, si stima che in futuro lo stoccaggio di breve durata rimarrà la soluzione più utilizzata. Per questa ragione, la sfida principale sarà riuscire a rendere remunerative soluzioni Trovare un modo per remunerare un bene che sarà utilizzato solo in alcune situazioni di emergenza potrebbe essere complesso e costoso. Tuttavia, in uno scenario completamente decarbonizzato, tutti i maggiori mercati avranno bisogno di una certa capacità LDES per assicurare l’affidabilità dei loro sistemi energetici.

STORAGE, LA SFIDA TECNOLOGICA

Esiste anche una sfida tecnologica di cui si parla poco ma da non sottovalutare. Si gioca tra le batterie al litio e le altre soluzioni alternative e il risultato finale avrà un impatto importante sulla transizione energetica. La maggior parte delle altre tecnologie sono ancora in fase iniziale di sviluppo e non stanno attirando investimenti per accelerare i loro progressi. Secondo S&P Global, l’88,5% dei progetti LDES in rampa di lancio utilizzano un’unica tecnologia: lo stoccaggio di energia idroelettrica pompata.

Il 90% della capacità di stoccaggio di energia installata negli ultimi anni si basa su sistemi a batteria agli ioni di litio, materia prima oggi nell’occhio del ciclone. I problemi principali riguardano il costo, che sale in maniera esponenziale con l’aumentare della durata di stoccaggio, e la disponibilità, per la maggior parte in mano alla Cina. Nonostante il recente calo dei costi degli ioni di litio, secondo S&P Global non sarà una soluzione di stoccaggio economica per 12 ore o giorni.

Anzi, il crollo dei prezzi del litio nell’ultimo anno può rappresentare un ostacolo all’affermazione di soluzioni alternative di storage fino a 10 o 12 ore. Partnership e contratti di acquisto di lungo durata potranno favorire, in parte, lo sviluppo dei queste tecnologie. Innovazioni che oggi hanno raggiunto diversi livelli di maturità tecnologica. Le più avanzate sono CAES, PHS e batterie a flusso al vanadio e al ferro. Tuttavia, senza investimenti molte di queste tecnologie potrebbero non raggiungere mai la commercializzazione, secondo S&P Global.

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