Il capo Dipartimento Energia del MASE ha partecipato al convegno “La transizione ecologica del vetro”, svoltosi oggi a Roma, che ha rappresentato un momento per approfondire il ruolo dell’industria vetraria nella transizione verso un’economia sostenibile
Strategie, sostegni, costi per la transizione verso emissioni nette zero, ma anche le tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2, idrogeno, energia verde. Sono questi i principali temi di cui si è discusso durante il convegno “La transizione ecologica del vetro”, promosso da Assovetro e svoltosi in mattinata nella sala David Sassoli di Roma.
Il convegno ha rappresentato un momento per approfondire il ruolo dell’industria vetraria nella transizione verso un’economia sostenibile. L’evento è stato aperto dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e ha visto la partecipazione del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e gli interventi del presidente di Assovetro, Marco Ravasi, del presidente di Federacciai Antonio Gozzi, e di altri rappresentanti istituzionali e industriali. Nel corso del convegno è stato inoltre presentato lo studio “La transizione ecologia del vetro”, a cura di KPMG.
BOSCHI (MASE): “IN ARRIVO UNA LEGGE DELEGA PER IL RIORDINO DEL SETTORE CCS”
“Noi abbiamo avviato la definizione di una strategia nazionale sull’idrogeno sul lavoro, un lavoro che è praticamente concluso e che prevede tante cose e che pone delle ipotesi sui meccanismi di supporto. Le soluzioni sono davvero molteplici, e purtroppo sono quasi tutte limitate perché hanno dei limiti fisici di applicabilità, soprattutto se consideriamo che devono essere rese disponibili a tutti i settori hard to abate”. Lo ha dichiarato Federico Boschi, Capo Dipartimento Energia del MASE, intervenendo al convegno “La transizione ecologica del vetro”, organizzato da Assovetro. “Questa strategia – ha aggiunto Boschi – dev’essere quindi inquadrata nell’ambito di un insieme di iniziative, fortemente coordinate tra loro, su tutti gli strumenti di decarbonizzazione, perché dev’essere adottata una macro strategia che ci consenta di individuare le soluzioni in funzione di tante varianti rilevanti, come la tipologia dell’impresa, i processi, gli spazi disponibili e i costi che caratterizzano le diverse soluzioni e l’evoluzione tecnologica”. Boschi ha poi annunciato che “stiamo completando lo studio sulla CCS e predisporremo una legge delega per il riordino del settore”.
PICHETTO: “VETRO ELEMENTO PULITO E NEUTRO DA TUTELARE”
“Da ministro che investe in modo enorme nel sistema del vetro – ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin -, posso dire che il vetro è un elemento pulito e neutro. Di conseguenza, è una sorta di silicio riciclabile. Il nostro impegno dev’essere quello di tutelare e aiutare in ogni modo questo sistema manifatturiero che caratterizza il nostro Paese”.
Per quanto riguarda il rapporto tra il vetro e il prezzo dell’energia, Pichetto ha spiegato che “l’obiettivo che abbiamo a livello europeo è quello del trattato di Roma del 1958, cioè di rendere omogeneo il sistema europeo. La questione energetica e i prezzi sono esplosi a seguito del conflitto russo-ucraino, ma anche dell’esplosione dei consumi, quindi ci siamo resi conto che dovevamo agire”.
URSO: “SALVAGUARDARE UN SETTORE A RISCHIO PER LA TRANSIZONE ENERGETICA”
“Noi – ha dichiarato Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy – fin dall’inizio della legislatura ci siamo mossi nella direzione di salvaguardare e, se possibile, rafforzare l’industria nazionale nella duplice accezione green e digitale, e questo riguarda ovviamente anche il settore del vetro, che è tra i settori più a rischio della transizione ecologica, che comporta anche necessariamente diverse forme di approvvigionamento energetico”.
“Per questo – ha aggiunto Urso – sin dall’inizio legislatura abbiamo lavorato in Europa per coniugare la politica industriale alla transizione ecologica – come oggi ritiene necessario il presidente Draghi nel suo report sulla competitività – e per tutelare l’impresa europea dalla concorrenza sleale da parte di altri continenti. Anche a tal fine, la scorsa settimana abbiamo presentato al CNEL il Libro Verde ‘Made in Italy 2030’, che è un documento di riflessione e di consultazione sulla politica industriale del nostro Paese e su quello che dobbiamo realizzare all’interno dell’Unione europea nella nuova legislatura europea entro il 2030”.
GOZZI: “ENERGY RELEASE DOVREBBE ESSERE PRESA AD ESEMPIO IN EUROPA”
“Bisogna fare un salto culturale: se il tema è che realisticamente delle politiche europee non si possono fare per arrivare ad una politica dell’energia e devono intervenire i singoli Stati, anche i governi e le autorità di regolazione si devono inserire in questo modo”. Così il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, che ha aggiunto: “parlare di neutralità tecnologica è bello, io l’ho fatto ma ho preso bastonate per 10 anni in Europa. Avevamo un monopolista in Italia che se gli parlavi di neutralità tecnologica ti dicevi che non capivi nulla. Ci sono delle industrie che non sono elettrificabili, e noi siamo tenuti ad utilizzare le migliori tecnologie disponibili; se però queste tecnologie non esistono, o si ha il coraggio di dire che quelle industriali devono chiudere – e ci si assume la responsabilità di dirlo, di farlo e di reggere i costi economici e sociali della chiusura -, oppure bisogna cercare altre vie. Il ministro Pichetto Fratin negli ultimi anni ha utilizzato un approccio diverso e realistico, e alcune misure realistiche sono arrivate, come ad esempio l’energy release, che credo in Europa potrebbe essere presa ad esempio come misura che segue la necessità di avere un prezzo dell’energia equo e che si inserisce in un quadro di strategie a lungo termine per la decarbonizzazione”.
LA DECARBONIZZAZIONE DEL SETTORE DEL VETRO
Il percorso di decarbonizzazione pianificato dall’UE per il 2050 comporterà per il settore del vetro una trasformazione radicale nel modo di produrre i manufatti e di utilizzare l’energia, richiedendo nuove tecnologie, infrastrutture adeguate e investimenti ingenti, stimati in almeno 15 miliardi di euro per raggiungere il net zero al 2050. La transizione dell’industria del vetro potrà, però, avere successo, senza mettere a rischio la competitività industriale, solo con politiche e regolamenti governativi adeguati e calibrati, una chiara e condivisa programmazione degli interventi, incentivi per l’adozione di tecnologie pulite (CCS, idrogeno, energia verde) sia alla domanda che alla produzione, supporto alla ricerca e sviluppo, realizzazione delle necessarie infrastrutture (trasporto CO2, idrogeno e potenziamento rete elettrica).
L’INDUSTRIA ITALIANA DEL VETRO
L’industria italiana del vetro, seconda manifattura europea con circa 29.000 occupati diretti ad alta specializzazione, nel corso del Convegno “La transizione ecologica del vetro” ha aperto una riflessione con tutti gli stakeholder e il mondo istituzionale non solo sulle strategie e le tecnologie che le industrie dovranno mettere in campo, ma anche sugli impatti, organizzativi, sociali ed economici, di questo percorso di decarbonizzazione. Il Convegno è stato anche l’occasione per illustrare lo studio realizzato da Assovetro in collaborazione con KPMG sugli scenari possibili di decarbonizzazione e presentare le proposte avanzate da Assovetro al Governo.
RAVASI (ASSOVETRO): “SERVE UNA ROADMAP ITALIANA ED EUROPEA”
“Oggi le produzioni di vetro italiane – ha detto il presidente di Assovetro, Marco Ravasi – sono leader a livello europeo nell’efficienza energetica e nel riciclo. Le aziende hanno piani di investimento per la riduzione delle proprie emissioni di CO2 e tutte stanno investendo in tecnologie innovative. Ma non possiamo fare tutto da soli, né da un punto di vista di risorse né da un punto di vista di programmazione, senza mettere a rischio la nostra competitività: il solo mercato non può guidare questo cambiamento. È necessario che il legislatore si muova con coerenza e gradualità. Senza una roadmap italiana e una guida dell’Europa, si correrà il pericolo di delocalizzare un’industria strategica in Paesi con standard ambientali e sociali più bassi, creando e non risolvendo i problemi”.
VETRO: EMISSIONI, CONSUMI, COSTI E STRATEGIE
Lo studio oltre a fornire un quadro della legislazione Ue sulla decarbonizzazione, esamina emissioni, consumi, strategie, e costi del percorso per centrare l’obiettivo zero emissioni dell’industria del vetro.
Emissioni: Nel 2022 le emissioni di CO2 – dirette ed indirette – sono state pari a 3.739.539 t/CO2 eq e, in uno scenario business as usual, al 2050 diminuirebbero di poco (3.667.603 t/CO2 eq) anche a causa del previsto aumento delle produzioni: il decremento è dovuto alla riduzione delle emissioni “scope2”, quelle derivanti dall’energia elettrica utilizzata nei processi produttivi, mentre le emissioni “scope 1”, quelle che derivano dal processo di vetrificazione e dalla combustione dei combustibili fossili nei forni, aumenterebbero, senza interventi, del 22% entro il 2035 e del 7% entro il 2050, seguendo l’aumento delle produzioni e mettendo così in evidenza l’urgenza di azioni per la decarbonizzazione del settore.
Strategie: per arrivare al target zero emissioni al 2050, lo studio prende in considerazione sei leve di decarbonizzazione (efficientamento energetico, maggiore utilizzo del rottame, ulteriore elettrificazione, green fuels, , tecnologie CCS e CCUS, utilizzo di materie prime decarbonate) utilizzate in mix variabili in due principali scenari. Il primo scenario è la strategia Green Fuels con un utilizzo predominante di combustibili verdi (biometano, idrogeno) integrato dalla tecnologia CCS per eliminare le emissioni residuali di CO2, derivanti della reazione di vetrificazione nei forni, legate alle materie prime utilizzate per fabbricare il vetro, indipendentemente dal vettore energetico. Il secondo è la strategia CCS (trasporto, stoccaggio o riutilizzo della CO2) che prevede ancora l’utilizzo del gas naturale di origine fossile e un ruolo centrale della tecnologia CCS, a partire dal 2035.
Al 2050 i consumi elettrici aumenteranno nella strategia Green Fuels del 387% a causa dell’elettrificazione dei forni e della produzione di idrogeno verde, mentre nella strategia CCS del 189%.
Infine, per quanto concerne i costi, per arrivare alle zero emissioni al 2050, con una produzione stimata di vetro di circa 8,2 milioni di tonnellate l’anno, secondo la strategia Green Fuels i costi al 2050 subiranno un aumento di circa 122,24 euro/tonnellata di vetro prodotto e, in valore assoluto, di circa un miliardo di euro all’anno; secondo la strategia CCS, invece, il costo incrementale potrebbe fermarsi a circa 75,52 euro/tonnellata di vetro prodotto e in valore assoluto a 620 milioni di euro/anno. Tuttavia occorre ricordare che tale strategia prevederebbe la realizzazione di una infrastruttura capillare (i cui costi allo stato attuale potrebbero essere sottostimati) e la possibilità di utilizzare gas naturale fossile.
LE 7 PROPOSTE DI ASSOVETRO
Assovetro ha elaborato 7 proposte per rendere attuabili gli obiettivi de decarbonizzazione:
1) Sostegni economici agli investimenti necessari per la modifica del processo produttivo. Attraverso il rafforzamento di strumenti come i contratti di sviluppo ambientali, il fondo per il sostegno alla transizione industriale, crediti di imposta transizione 5.0.
2) Sostegni economici all’acquisto di vettori energetici ad emissioni zero (energia elettrica, idrogeno ecc.) allo scopo di mantenere la competitività di costo delle produzioni e di livellare la concorrenza anche tra stati membri dell’UE.
3) Sostegni al cambiamento del processo produttivo del vetro anche attraverso semplificazioni burocratiche, priorità di accesso ad aumenti di capacità in prelievo di energia elettrica, priorità sull’acquisto di vettori energetici decarbonizzati, priorità su utilizzo aree pubbliche per impianti fonte rinnovabile, de-risking degli investimenti attraverso fondi europei non dedicati solo a pochi grandi settori.
4) Riforma EU ETS per evitare, nel transitorio, una carenza di permessi di emissione (e la conseguente inevitabile speculazione) e per consentire di allargare l’eligibilità al rimborso costi indiretti di una serie di settori energivori che possono, almeno in parte, elettrificare;
5) Rafforzamento dei sistemi di difesa commerciale dalle importazioni da paesi terzi che non applicano legislazioni ambientali avanzate attraverso accelerazione delle procedure di adozione di dazi anti dumping e anti circonvenzione in essere e agevolazione all’adozione di nuove misure di protezione commerciale.
6) Sviluppo infrastrutture di rete (elettriche, CCS, H2) con particolare riguardo alla distribuzione dei costi (modalità di tariffazione) e alle tempistiche di realizzazione, che devono essere allineate con le modifiche sugli impianti manifatturieri (evitare il rischio di avere il forno elettrificato ma non la corrente elettrica); occorrono massicci investimenti pubblici e un quadro regolatorio che li permetta.
7) Piano di produzione di energia verde / vettori energetici decarbonizzati con quantitativi opzionabili a prezzi «fissati» (esempio tramite aste ex ante) e, collegato a questo, un pianto delle aree; individuazione di aree pubbliche ad esclusivo utilizzo di impianti per alimentazione processi energivori (che «devono» decarbonizzare prima delle altre). Anche in questo caso, occorrono massicci investimenti pubblici e un quadro regolatorio che li consenta.