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La Norvegia sarà il primo Paese ad utilizzare la CCS nella produzione di cemento

Dai serbatoi presenti nel porto di Brevik, in Norvegia, Heidelberg Materials prevede di spedire, convogliare e pompare il carbonio 2,5 km sotto il fondale marino norvegese

Alla foce di un fiordo a due ore a sud-ovest di Oslo, un sottile tubo di metallo presto potrebbe rappresentare una svolta nella transizione energetica. La struttura, alta 100 metri, è stata eretta questo mese per intrappolare l’anidride carbonica che fuoriesce da un vasto cementificio vicino alla vecchia città di Brevik, in Norvegia. Come riporta il Guardian, la costruzione – che dovrebbe essere completata entro la fine dell’anno – sarà la prima di una serie in tutto il mondo a catturare il carbonio nella produzione di cemento.

Se i progetti funzioneranno, potrebbero stimolare una serie di investimenti nel calcestruzzo senza carbonio, che potrebbe rivelarsi cruciale per raggiungere gli obiettivi climatici mondiali. Se invece i progetti falliranno, sia dal punto di vista ambientale che finanziario, potrebbero far regredire una tecnologia molto contestata e su cui l’industria sta puntando per ottenere un terzo del risparmio di carbonio entro il 2050.

GLI IMPIANTI IN NORVEGIA SONO “ASSOLUTAMENTE FONDAMENTALI”

Questi primi impianti “sono assolutamente fondamentali per ridurre i costi e i rischi nella prossima generazione”, ha affermato Chris Bataille, ricercatore della Columbia University e coautore dell’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) sulle soluzioni. “L’energia solare ed eolica sono arrivate negli Anni 70 e ora siamo nel 2020, ma con il cemento siamo ancora negli Anni 70”. Il calcestruzzo riscalda il pianeta più dei voli e della fast fashion, ma l’industria ha adottato poche misure per ripulirsi.

Sebbene i produttori abbiano iniziato a bruciare combustibili più puliti e a riutilizzare i rifiuti industriali, hanno faticato a fermare le emissioni dei principali processi chimici, responsabili di circa il 60% dell’impronta carbonica delle attività. Nell’impianto a Brevik, il project manager Anders Petersen, indicando dei mucchi di calcare grigio e carbone nero sul terreno, ha ricordato che il calcare rilascia anidride carbonica quando viene lavorato nelle fornaci roventi dell’impianto, mentre il carbone viene bruciato per il 20% dell’energia necessaria per raggiungere temperature così elevate. “Entrambi i materiali immagazzinano carbonio – ha spiegato Petersen – e presto lo immagazzineremo in forma liquida”.

L’IMPORTANZA DELLA CATTURA E STOCCAGGIO DEL CARBONIO (CCS)

La cattura e lo stoccaggio del carbonio – la cosiddetta CCS – è un elemento fondamentale nelle roadmap per un’economia pulita elaborate dall’Agenzia Internazionale per l’Energia e dall’IPCC. È anche costosa, ad alta intensità energetica e storicamente inaffidabile. Gli attivisti hanno criticato le aziende di combustibili fossili per aver pompato la maggior parte del carbonio catturato nei campi di produzione per spremere più petrolio e hanno liquidato gli investimenti nella tecnologia come uno strumento di greenwashing per giustificare più trivellazioni.

Per l’industria del cemento, però, la CCS è la più avanzata delle soluzioni che gli ingegneri vogliono portare sul mercato. Frederic Hauge, attivista ambientale norvegese e fondatore di Bellona – ​una delle poche grandi associazioni ecologiste a fare pressioni sulla tecnologia – ha affermato che la percezione pubblica ha iniziato a cambiare, man mano che la portata della sfida è diventata più chiara: “qual è il costo del non fare la CCS? Che saremo tutti cotti”, ha spiegato durante una visita per la stampa a Brevik.

QUANTO INQUINA L’INDUSTRIA DEL CEMENTO IN NORVEGIA

I produttori di cemento hanno dovuto affrontare poche pressioni per ridurre l’inquinamento, ma l’aumento dei prezzi del carbonio e la crescente domanda di alternative sostenibili hanno spinto alcune aree del settore all’azione. Il sistema di scambio delle emissioni dell’Unione europea eliminerà gradualmente le quote gratuite per l’industria entro il 2034 e alcune aziende, tra cui Heidelberg Materials, proprietaria dell’impianto di Brevik, hanno beneficiato di sussidi, in quanto pioniere. L’azienda afferma di essere anche consapevole di mantenere la sua “licenza di operare sociale”. Jan Theulen – che guida gli sforzi CCS di Heidelberg Materials – ha affermato che l’azienda ha dovuto sviluppare dei progetti di cattura del carbonio di fronte alle incertezze, come il futuro prezzo del carbonio e la volontà politica di supportare la tecnologia. “Non possiamo permetterci di aspettare che tutte queste incertezze diventino certezze”.

Dai serbatoi presenti nel porto di Brevik, Heidelberg Materials prevede di spedire, convogliare e pompare il carbonio 2,5 km sotto il fondale marino norvegese https://energiaoltre.it/la-norvegia-e-davvero-un-paradiso-green/ . Il progetto Northern Lights – una partnership tra le compagnie petrolifere Equinor, Shell e TotalEnergies – dovrebbe essere pronto a ricevere la sua prima spedizione entro la fine dell’anno, come parte della “Longship” norvegese, una spinta per costruire la prima infrastruttura transfrontaliera di cattura e stoccaggio del carbonio al mondo. Oltre l’80% dei finanziamenti per il progetto Brevik CCS proviene dal governo norvegese.

COME RIDURRE LE EMISSIONI DEL CEMENTO

Le emissioni dal cemento possono essere ridotte sostituendo il clinker, un prodotto intermedio inquinante che in parte può essere sostituito da materiali di scarto, e riducendo la domanda di calcestruzzo, ad esempio progettando edifici e città più efficienti. “Per non sovraccaricare produttori, consumatori e contribuenti, non dovremmo mettere tutte le uova nel paniere della CCS”, ha affermato Domien Vangenechten, analista specializzato in transizioni industriali del think tank sul clima E3G.

Il primo test della tecnologia nel settore edile è se può ridurre le emissioni tanto quanto promesso dai suoi sostenitori. L’impianto di Brevik – che si basa principalmente sul calore di scarto per alimentare il processo di cattura – ha energia sufficiente solo per coprire metà della sua produzione, per la quale Heidelberg Materials mira ad intrappolare il 90% delle emissioni. L’azienda ha lanciato una dozzina di altri progetti CCS in Europa e Nord America, alcuni dei quali coprono l’intero ambito di produzione e mirano a tassi di cattura superiori al 95%.

LA QUESTIONE DEL PREZZO

Il secondo ostacolo è il prezzo. Heidelberg Materials non ha ancora fissato un prezzo per il suo cemento privo di carbonio, e afferma che verrà venduto come un prodotto unico che inizialmente costituisce solo una frazione della sua produzione totale. I costosi investimenti iniziali, però, probabilmente si riveleranno molto alti per un settore che è abituato a pagare solo una piccola frazione del suo inquinamento.

“Cemento più CCS saranno sempre più costosi della semplice produzione di cemento”, ha affermato Gernot Wagner, economista del clima della Columbia Business School. Per i clienti, la buona notizia è che il cemento rispettoso del clima dovrebbe aggiungere poco al costo finale di un appartamento; mentre le case automobilistiche hanno stimolato i primi investimenti nell’acciaio verde, dicendo ai fornitori che sono disposti a pagare un premio, non esiste un mercato guida ovvio per il calcestruzzo pulito. “C’è ancora molta meno domanda di cemento verde rispetto all’acciaio. I clienti più in basso nella filiera, ad esempio i proprietari di grandi edifici commerciali o gli sviluppatori immobiliari, devono fare più pressione sui loro fornitori affinché si riforniscano di materiali ecologici”, ha affermato Julia Attwood, analista della decarbonizzazione industriale di BloombergNEF

Nel febbraio scorso il nuovo Nobel Centre di Stoccolma è diventato uno dei primi progetti ad aderire al cemento a zero emissioni di carbonio catturato di Brevik. Heidelberg Materials prevede che altri potenziali primi acquirenti includano studi di architettura sostenibile, aziende tecnologiche, sotto attacco per i data center che consumano energia, e autorità pubbliche con rigide regole di approvvigionamento ecologico.

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