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Le cicatrici ambientali della guerra in Ucraina

Per il ministro dell’Ambiente ucraino, Ruslan Strilets, “il numero totale di casi di danni ambientali supera i 2.300”. Il suo ministero stima il costo totale a 48,33 miliardi di euro 

Un anno di guerra in Ucraina ha lasciato delle profonde cicatrici, anche nel paesaggio naturale del Paese. Il conflitto ha devastato vaste aree agricole, bruciato foreste e distrutto parchi nazionali. I danni alle strutture industriali hanno causato un forte inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, esponendo i residenti a sostanze chimiche tossiche e acqua contaminata. I bombardamenti regolari intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, indicano che il rischio di un incidente nucleare incombe ancora.

IL COMPUTO DEI DANNI AMBIENTALI IN UCRAINA

“Il numero totale di casi di danni ambientali supera i 2.300”, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente ucraino, Ruslan Strilets. Il suo ministero stima il costo totale a 48,33 miliardi di euro. Di questi casi documentati, 1.078 sono già stati consegnati alle forze dell’ordine, secondo Strilets, come parte di uno sforzo per ritenere Mosca responsabile in tribunale per danni ambientali.

Anche diverse ONG sono intervenute per documentare gli impatti ambientali del conflitto, con l’obiettivo di fornire dati ad organizzazioni internazionali come il Programma dell’ONU per l’ambiente per aiutarle a stabilire le priorità delle ispezioni o individuare le aree a maggior rischio di inquinamento.

Tra queste c’è PAX, un’organizzazione per la pace con sede in Olanda che sta lavorando con il Centro per la resilienza delle informazioni (CIR) per registrare e verificare in modo indipendente gli incidenti di danno ambientale in Ucraina. Finora ha verificato 242 casi. “Ci affidiamo principalmente a ciò che viene documentato e a ciò che possiamo vedere”, ha affermato Wim Zwijnenburg, leader del progetto di disarmo umanitario di PAX. Le informazioni provengono da social media, account di media pubblici e immagini satellitari e vengono verificate in modo indipendente. “Ciò significa anche che, se non c’è nessuno lì a registrarlo, non lo vedremo. L’Ucraina è un paese grande, ci sono combattimenti in molte località e, senza dubbio, ci mancano delle cose”. Dopo la fine del conflitto, ha aggiunto Zwijnenburg, i dati potrebbero aiutare ad identificare anche “ciò che è necessario in termini di pulizia, bonifica e ripristino delle aree colpite”.

IL VERDE DA RICOSTRUIRE

Mentre alcuni progetti di conservazione – come il ripristino della natura del delta del Danubio, sono continuati nonostante la guerra, la maggior parte dei lavori di protezione ambientale si è interrotta. “È molto difficile parlare di salvare altre specie, se le persone che dovrebbero farlo sono in pericolo”, ha affermato Oksana Omelchuk, esperta ambientale dell’ONG ucraina EcoAction. Per Omelchuk è improbabile che questo cambi nel prossimo futuro, poiché l’ambiente è disseminato di mine.

Particolarmente colpiti sono i terreni agricoli, impedendo agli agricoltori di utilizzare i campi e contaminando il suolo. Secondo Zwijnenburg questo, a lungo termine, “potrebbe avere un impatto sulla sicurezza alimentare”.

Nelle operazioni di sminamento, le aree residenziali riceveranno una priorità maggiore, il che significa che potrebbe servire molto tempo per rendere di nuovo sicure le aree naturali. Secondo Omelchuk il ritardo “ostacolerà l’attuazione di qualsiasi progetto per il ripristino e la conservazione delle specie e, naturalmente, non sarà possibile ripristinare completamente la natura dell’Ucraina fino a quando le truppe russe non lasceranno il territorio”.

Nel frattempo, Kiev conta sul fatto che il caso legale che sta avviando contro Mosca diventerà una potenziale fonte di finanziamento per ricostruire il Paese e riportare in salute il suo paesaggio e gli ecosistemi segnati. L’Ucraina sta attingendo anche alle casse dell’Unione europea: con una mossa volta ad aiutare a ripristinare l’ambiente dopo l’invasione della Russia, l’Ucraina a giugno è diventata il primo Stato non Ue ad aderire al programma LIFE, lo strumento di finanziamento dell’Unione europea per l’ambiente e il clima.

Ad inizio febbraio il commissario europeo per l’Ambiente, Virginijus Sinkevicius, ha annunciato un programma da 7 milioni di euro – detto “Iniziativa Phoenix” – per aiutare le città ucraine a ricostruire in modo più verde e per collegarle con le controparti Ue che possono condividere le competenze per raggiungere la neutralità climatica.

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