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nucleare reattori SMR

Le prospettive future dei reattori nucleari modulari (SMR)

Secondo un report di Arthur D. Little, affinché gli SMR esprimano appieno il loro potenziale, servirà un impegno corale tra fornitori tecnologici, EPC contractor, utility, regolatori, investitori e grandi consumatori

In un contesto globale segnato dall’elettrificazione dei consumi, dalla crescita della domanda energetica e dalla necessità di abbandonare i combustibili fossili per raggiungere la neutralità climatica, il nuovo report “The Growth and Future of Small Modular Reactors” di Arthur D. Little propone una visione strategica sul rilancio dell’energia nucleare attraverso una nuova generazione di tecnologie più flessibili, sicure e accessibili: gli Small Modular Reactors (SMR).

LA DIFFUSIONE DEGLI SMR A LIVELLO GLOBALE

Oggi nel mondo operano 413 reattori nucleari in 31 Paesi, per una capacità installata di 371,5 GW, secondo i dati AIEA 2023. Tuttavia, per centrare gli obiettivi climatici al 2050, il report stima che sarà necessaria una capacità nucleare aggiuntiva fino a 800 GW, più del doppio di quanto costruito negli ultimi sessant’anni.

Per raggiungere questi livelli, non sarà possibile affidarsi unicamente ai grandi impianti tradizionali (LNPP). A tal fine gli SMR, grazie alla loro modularità, scalabilità e minore complessità costruttiva, rappresentano oggi la via più realistica per accelerare una nuova fase di espansione nucleare.

IL MERCATO DEGLI SMR

Il report stima che il mercato globale degli SMR potrebbe valere tra i 50 e i 100 miliardi di dollari già entro il 2030, con un tasso di crescita annuo superiore al 20%. Ad oggi, 68 progetti di SMR sono tracciati dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e oltre 30 Paesi stanno valutando o avviando nuovi programmi nucleari su base modulare.

Gli SMR stanno così riportando il nucleare al centro dell’agenda politica, industriale e finanziaria. Grandi consumatori energivori come data center, gigafactory e industrie hard-to-abate stanno investendo direttamente in progetti SMR: tra questi, Google (con Kairos), Amazon (con X-energy) e Microsoft (che già alimenta propri centri con il sito di Three Mile Island) stanno assumendo un ruolo attivo nella costruzione di una capacità di baseload pulita, stabile e disponibile 24 ore su 24.

LE SFIDE ALLA DIFFUSIONE DEI REATTORI MODULARI

Tuttavia, il percorso resta complesso. Nessun reattore modulare è oggi operativo in Occidente. I primi esempi sono stati attivati in Cina e Russia, mentre in Europa e negli Stati Uniti progetti come NuScale in Idaho sono stati cancellati per mancanza di domanda e superamento dei costi. Anche la mancanza di armonizzazione regolatoria ostacola la diffusione degli SMR, allungando i tempi autorizzativi e aumentando i costi: ogni reattore FOAK (First-of-a-Kind) richiede oggi una certificazione autonoma in ogni giurisdizione.

LA CRISI DI COMPETENZE

Inoltre, l’industria nucleare si trova ad affrontare una crisi di competenze, aggravata dall’età media avanzata dei tecnici e dalla scarsità di nuovi ingressi qualificati. La gestione della sicurezza, dei rifiuti e della protezione fisica, anche in prossimità di aree urbanizzate, impone infine un aggiornamento profondo delle logiche attuali.

Tra il 2020 e il 2022, Rolls-Royce, GE Hitachi e NuScale hanno comunicato stime molto competitive sul LCOE degli SMR, tra 41 e 60 €/MWh. Tuttavia, con l’aumento dei costi di materiali e dei tassi di interesse, NuScale ha aggiornato nel 2022 il costo LCOE del progetto Idaho Falls a circa 81 €/MWh, includendo il beneficio di 30 $/MWh dell’Inflation Reduction Act. Nonostante la revisione al rialzo, queste stime rimangono nel range competitivo indicato dallo studio, tra 52 €/MWh (in Svezia) e 119 €/MWh (in Grecia), rendendo gli SMR una soluzione potenzialmente valutabile in molti Paesi. Il report sottolinea che solo con il superamento della fase FOAK e l’avvio di una produzione seriale (NOAK) sarà possibile abbattere i costi e rendere gli SMR sostenibili su scala globale.

LE 4 LEVE DECISIVE PER SBLOCCARE IL POTENZIALE DEGLI SMR

Per realizzare questo potenziale, Arthur D. Little individua quattro leve decisive: un approccio technology-neutral che valuti la sicurezza senza vincolarsi alla tecnologia di raffreddamento; l’adattamento degli standard IAEA ai nuovi reattori non ad acqua; la semplificazione delle zone di pianificazione d’emergenza – come dimostra la Finlandia, che ha recentemente rimosso i limiti fissi di 5 e 20 km per adattarli ai singoli progetti; e infine una strategia di armonizzazione tra enti regolatori che consenta il riconoscimento reciproco delle autorizzazioni tra Paesi. Serve inoltre un investimento straordinario nella formazione e nel trasferimento di competenze, in sinergia con il sistema universitario e gli operatori industriali.

Perché gli SMR possano esprimere appieno il loro potenziale, sarà necessario un impegno corale: fornitori tecnologici, EPC contractor, utility, regolatori, investitori e grandi consumatori dovranno agire in modo coordinato per costruire una filiera industriale competitiva e resiliente. In questo scenario, le utility possono e devono assumere il ruolo di intelligent owners, facendo leva sulla loro esperienza operativa e sul dialogo con le autorità pubbliche, soprattutto nelle fasi più critiche. Alcuni segnali positivi già emergono: CEZ ha annunciato l’avvio dei primi lavori con Rolls-Royce SMR nel 2025; la Tennessee Valley Authority ha stanziato 350 milioni di dollari per sviluppare un SMR con GE Hitachi.

Saranno i governi a dover creare le condizioni per il decollo degli SMR, attivando strumenti di de-risking per i progetti FOAK, sostenendo PPAs pubblici e privati, e favorendo un contesto normativo armonizzato e stabile. L’energia nucleare può tornare a essere un pilastro della sicurezza energetica e della competitività industriale globale.

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