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Carbone Italia

Le vecchie centrali a carbone e il ruolo dell’energia pulita

Per gli esperti il ritorno del carbone è solo temporaneo e il vecchio combustibile fossile è in una fase di declino inesorabile. Un’ottima notizia per la Terra e per il settore delle energie rinnovabili, ansioso di rinnovare l’infrastruttura di rete dell’industria del carbone

I nuovi progetti di energia rinnovabile hanno trovato un improbabile alleato: le vecchie centrali a carbone. Nel 2022, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, la produzione di energia da energia eolica e solare è stata superiore a quella prodotta dal carbone. Il vento è cambiato nei mercati energetici degli Stati Uniti e, mentre le centrali a carbone chiudono sempre più i battenti, i progetti di energia rinnovabile non vedono l’ora di ottenere l’infrastruttura che si lasciano alle spalle e, in cambio, ottenere alcune sovvenzioni dal governo.

LA (BREVE) RINASCITA DELL’INDUSTRIA DEL CARBONE

L’industria globale del carbone – scrive Haley Zaremba su Oilprice – negli ultimi anni ha avuto una sorta di breve rinascita a causa della carenza di energia e dell’insicurezza in tutto il mondo causata dalla volatilità del mercato legata al Covid e alla guerra russo-ucraina. Le aziende del carbone attualmente stanno facendo profitti record, e gli ultimi anni hanno dimostrato che chi ha mantenuto le proprie attività di carbone – mentre altri, sotto la pressione delle istituzioni finanziarie e del settore pubblico, hanno disinvestito – hanno avuto una strategia vincente.

Tuttavia, gli esperti di energia sostengono che il ritorno del carbone è solo temporaneo e che indubbiamente che questo vecchio combustibile fossile sia in una fase di declino inesorabile. Questa è un’ottima notizia per la Terra e per il settore delle energie rinnovabili, ansioso di rinnovare l’infrastruttura di rete esistente dell’industria del carbone.

IL PROBLEMA DELL’INFRASTRUTTURA DI RETE

L’insufficiente infrastruttura di rete è uno dei maggiori ostacoli alla crescita dell’industria nazionale delle rinnovabili. Secondo il Dipartimento Energia USA, per tenere il passo con gli obiettivi di produzione di energia rinnovabile, il Paese avrà bisogno di 47.300 GW-miglia di nuove linee elettriche entro il 2035 – un’espansione del 57% della rete esistente e un aumento di due volte rispetto all’attuale tasso di costruzione.

L’attuale ritmo di costruzione è molto lento a causa di una serie di processi burocratici che riguardano l’autorizzazione e la supervisione dei progetti di energia rinnovabile e dell’espansione della rete. La revisione media dei progetti rinnovabili richiede circa 3,5 anni, ma in alcuni casi una singola linea di transizione ha impiegato oltre 10 anni per essere completata.

LE LUNGAGGINI BUROCRATICHE CHE FRENANO LE RINNOVABILI

In molti casi, i progetti di energia rinnovabile già completati restano in lista d’attesa per anni, prima di potersi connettere alla rete energetica. Secondo il Lawrence Berkeley National Lab, l’arretrato di generazione elettrica su larga scala – di cui la maggior parte sono progetti di energia rinnovabile – e i progetti di stoccaggio di energia che hanno richiesto la connessione alla rete è aumentato notevolmente di anno in anno, raggiungendo quota 5.000 alla fine del 2020.

LE POSSIBILI SOLUZIONI

L’utilizzo dell’infrastruttura connessa alla rete lasciata dalle centrali a carbone chiuse per nuovi pannelli solari, impianti di stoccaggio delle batterie o progetti di idrogeno a basse emissioni di carbonio potrebbe essere una soluzione chiave a questi problemi e un modo per accelerare i nuovi sviluppi. “È un modo per consentire alle risorse di energia pulita di entrare in linea anni prima che avrebbero fatto percorrendo l’iter attuale”, ha spiegato Katie Siegner, manager dell’organizzazione di ricerca energetica RMI. Anche il riutilizzo di questi sistemi esistenti potrebbe ridurre il costo di nuovi progetti, un altro ostacolo fondamentale alla rapida espansione dell’energia pulita.

I VANTAGGI PER LE AZIENDE E PER LE COMUNITÀ LOCALI

Anche le aziende con centrali elettriche a combustibili fossili di cui è prevista la chiusura trarranno vantaggio dalla conversione in energie rinnovabili. “Vogliamo utilizzare le nostre attuali strutture, che abbiamo già pagato, l’infrastruttura che possediamo e l’interconnessione disponibile”, ha affermato Tonja Wicks, vicepresidente affari normativi di Elevate, che vuole convertire gli impianti di gas naturale di proprietà della società madre ArcLight in nuovi progetti di batterie. “Parte della sfida è che dobbiamo avere un processo accelerato per sostituire le nostre vecchie risorse con nuove risorse di accumulo di energia a zero emissioni”. Questo approccio potrebbe essere un enorme vantaggio anche per le comunità locali, che altrimenti perderebbero una risorsa occupazionale, quando le aziende di combustibili fossili chiuderanno le loro attività locali.

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